Una storia di violenza domestica raccontata attraverso il filtro del genere, nello specifico il thriller giudiziario. È quella che Leonardo D'Agostini decide di portare in sala con Una storia nera, adattamento dell'omonimo romanzo di Antonella Lattanzi, che con lui scrive anche la sceneggiatura. Il film ha l'arduo compito di affrontare il tema della violenza sulle donne _"da un punto di vista diverso dal modo in cui siamo abituati a vederlo messo in scena.
Il nostro intento non era fare un film a tema sulla violenza domestica che qui è più un punto di partenza, volevamo invece creare una storia paradossale, un noir, un thriller, che si interroga su un paradosso, un assurdo che poi così tanto assurdo non è, perché purtroppo la dinamica è abbastanza nota. È una storia famigliare molto difficile e complessa che deflagra e attraverso gli strumenti del genere racconta un tipo di realtà. In questo ci si allontana un po' dal tipo di racconto a cui siamo più abituati, perché noi non facciamo cronaca, facciamo cinema. Il nostro compito non è spiegare o dare delle risposte, ma creare domande"_, ci racconta il regista quando lo intervistiamo insieme al resto del cast: Laetitia Casta che interpreta la protagonista Carla, Andrea Carpenzano e Lea Gavino nei panni dei figli Nicola e Rosa.
Una storia nera, l'intervista a Laetitia Casta
Carla è una donna che dopo essere stata costretta a subire per venti anni gli abusi del marito, decide di ribellarsi arrivando a un gesto estremo; non una vittima monodimensionale, ma un personaggio contraddittorio, dove il confine tra vittima e carnefice si fa molto labile. Come ha risolto questo conflitto Laetitia Casta e che cosa avrebbe fatto al posto di Carla? "Quando devi interpretare un ruolo provi sempre a non giudicarlo, è quello che ho sempre cercato di fare anche di recente a teatro con il personaggio di Antonietta di Una giornata particolare, che all'inizio è fascista. Se giudico il personaggio come faccio ad andare in profondità? Mi piace lasciare le porte aperte e aspettare, lasciare accadere le cose. Per me l'umanità è tutto, è la complessità. Carla è luminosa ma anche nera, ha lasciato fare e ha accettato cose che poi non è più disposta ad accettare e allora si ribella; questo per me è molto reale ed è interessante che a un certo punto questo personaggio di vittima si ribelli, si trasformi nel suo opposto", spiega l'attrice.
Carla è una donna che deve farcela da sola e il prezzo da pagare per non rimanere vittima è altissimo; ma che tipo di appoggio o complicità possono trovare oggi le donne nella lotta per la difesa dei propri diritti? "In Francia noi donne ci siamo unite nel movimento del MeToo, che continua ad avanzare, non mi sembra che in Italia stia succedendo la stessa cosa. Questo movimento che unisce molto donne insieme è l'unico modo per non essere più da sole, ma penso che se anche se gli uomini si unissero a noi le cose potrebbero cambiare molto". E sul perché in Italia le cose siano così diverse, Casta non ha dubbi: "Alle donne in Italia manca la possibilità di parlare senza la paura di essere cancellate. Perché c'è ancora un forte potere maschile".
Una storia nera, la recensione: il racconto della violenza domestica, tra noir e legal thriller
Andrea Carpenzano e Lea Gavino, il dramma della violenza familiare vissuta dai figli
A proposito della necessità di "salvarsi da sole" costi quel che costi anche Lea Gavino ha le idee molto chiare: "Giustifico totalmente Carla. Ma perché può essere giusto campare con la paura di essere ammazzati senza ribellarsi? Perché di default questo può andare bene? Perché passare una vita intera di minacce? Cosa dovremmo fare? Stare fermi, immobili, senza avere via di uscita? Mi sembra una follia". La pensa diversamente invece Andrea Carpenzano, che "nella giustizia personale, al fai da te" non crede molto. In Una storia neraUna storia nera interpreta Nicola, il figlio di Carla, testimone insieme alla sorella Rosa delle violenze subite dalla madre: "Nella sua testa passano mille cose perché Nicola parte da una situazione familiare che conosce bene, che nella sua mente si quasi è normalizzata, pur essendo tragica. Passa dall'avere un sentimento difensivo verso le sorelle e la madre al dubbio, a un atteggiamento quasi di sfogo quindi quasi di ritorno al padre, ad un certo punto arriva il dilemma della verità".
La ricerca della verità
Una verità che nel film non è mai così granitica, chiara e inconfutabile. "È difficile poter stabilire qualcosa di netto - spiega Leonardo D'Agostini - La verità è un concetto fin troppo ampio come quello che diciamo nel film sul dibattito che può nascere intorno alla questione della violenza sulle donne. Una 'vera' verità secondo me non esiste, poi se vogliamo andare sui fatti, qua si parla di una donna che per vent'anni viene massacrata e questa è una verità inconfutabile. Quello che succede è paradossale, ma è il paradosso che si può permettere chi fa film, cioè portare all'estremo le conseguenze. Il concetto di verità diventa labile, sfumato certe volte, ma resterei sul fatto: la verità è che parliamo di una donna che ha subito per tutta la vita violenze e che a un certo punto si deve salvare".