Una storia d'amore e di desiderio, la recensione: il trionfo della sensualità nella poesia araba

La recensione di Una storia d'amore e di desiderio, sensuale pellicola sulla giovinezza scritta e diretta dalla regista tunisina Leyla Bouzid.

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Una storia d'amore e di desiderio: Sami Outalbali e Zbeida Belhajamor in una foto

L'amor giovane tra immigrati di origine araba. La regista tunisina Leyla Bouzid fa tesoro dell'esperienza vissuta col trasferimento a Parigi per motivi di studio, trasfigurandola in una storia che intreccia tradizione, sentimento e modernità. Come sottolinea la nostra recensione di Una storia d'amore e di desiderio, nella sua seconda regia Leyla Bouzid fonde tutti i temi che le stanno a cuore, dall'emancipazione al valore della famiglia, dalla valorizzazione delle radici arabe all'amore per la letteratura e l'arte, dando vita a una pellicola delicata e armoniosa che scava a fondo nella psiche dei personaggi grazie alle meravigliose interpretazioni di un cast giovane e talentuoso. Il tutto supportato da una regia fluida e funzionale a tradurre le emozioni in immagini.

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Una storia d'amore e di desiderio: Sami Outalbali e Zbeida Belhajamor in una scena del film

Ahmed e Farah, i protagonisti di Una storia d'amore e di desiderio, sono antitetici. Quanto Ahmed (Sami Outalbali) è chiuso, taciturno e paralizzato dall'insicurezza, tanto Farah (Zbeida Belhajamor) è diretta, volitiva e sicura di sé. I due giovani, entrambi matricole alla Sorbona, si incontrano nei corridoi dell'università. Farah ha lasciato Tunisi e la famiglia per trasferirsi a studiare a Parigi. Ahmed, immigrato algerino di seconda generazione, vive con la famiglia in una banlieue e coltiva il sogno di fare lo scrittore. Tra i due giovani nasce un'amicizia tormentata che potrebbe trasformarsi in qualcosa di più, se solo Ahmed riuscire a superare il blocco emotivo che lo affligge.

Amori giovani, tabù e tradizione

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Una storia d'amore e di desiderio: Sami Outalbali e Zbeida Belhajamor in una scena

Una storia d'amore e di desiderio si apre con le immagini sensuali di un giovane corpo maschile nudo che si intravede dietro il vetro della doccia. Si tratta di Ahmed, colmo di desiderio, ma incapace di relazionarsi con la sessualità. E il sesso è argomento centrale del film di Leyla Bouzid, tanto più intrigante proprio perché raccontato dal punto di vista di una cultura che, agli occhi del mondo, appare conservatrice, tradizionalista e castrante. La regista decide, invece, di valorizzare la ricca tradizione letteraria erotica araba mettendo in bocca ai suoi giovani protagonisti stralci di antichi poemi e mostrandoli intenti a maneggiare Il giardino profumato, manuale arabo sulla sessualità risalente al XV secolo. Il sesso, nel film di Leyla Bouzid, non è una pratica da consumare frettolosamente, ma è un rito a cui accostarsi con rispetto, desiderio e pazienza.

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Una storia d'amore e di desiderio: una sequenza

La diversa visione del sesso tra Ahmed, portatore di valori appartenenti a un retaggio culturale che sente il bisogno di recuperare, e i suoi coetanei è la metafora con cui Leyla Bouzid affronta un altro dei temi a lei cari, la condizione dell'emigrato sospeso tra culture diverse e il recupero delle radici. Ahmed non conosce l'Algeria perché non si è mai allontanato da Parigi, dove è nato, ma nella sua città appare come un pesce fuori d'acqua, soprattutto quando abbandona il suo quartiere periferico. Suo padre non è riuscito a integrarsi in Francia e passa il tempo sul divano, davanti alla tv, vagheggiando la posizione che aveva in Algeria prima di essere costretto alla fuga. Ahmed arriverà a chiedergli perché non gli ha insegnato l'arabo nel momento in cui è impossibilitato a leggere il messaggio inviatogli da Farah, che invece sembra aver raggiunto un equilibrio tra la cultura d'origine e quella del nuovo mondo in cui si è trasferita.

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Una storia d'amore e di desiderio: Sami Outalbali e Zbeida Belhajamor in una sequenza

Valzer di contrasti tra mondo arabo e occidentale, presente e passato, gioventù e maturità, sensualità e pudore, Una storia d'amore e di desiderio esplora i due massimi universi a confronto, maschile e femminile. Intorno ad Ahmed ruotano giovani donne forti, libere e determinate (proiezione della regista?); all'università si scontra con una professoressa volitiva che lo sprona a migliorarsi, a casa si confronta con la sorella ribelle ed è la madre a mandare avanti la famiglia mentre il padre, pur non alzandosi mai dal divano, di fatto è emotivamente assente. Gli stessi amici di Ahmed, pur non raggiungendo i suoi livelli di insicurezza, sono in balia di donne che decidono per loro. Nella Parigi di Leyla Bouzid la guerra tra i sessi è stata vinta dalle donne che hanno preso il sopravvento di fronte a uomini fragili e sperduti, ed è tanto più interessante che a proporre una lettura di questo tipo sia una donna proveniente da una cultura che propaganda la sottomissione al maschio. A quanto pare niente è come sembra.

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Una storia d'amore e di desiderio: un'immagine

Pur confrontandosi con l'adolescenza, Una storia d'amore e di desiderio è un film maturo, adulto, carico di sfumature, frutto di una scrittura articolata e ben congegnata. Leyla Bouzid si conferma autrice di rara sensibilità e si erge come una delle voci più interessanti del panorama mediorientale col suo sguardo romantico e disincantato sul presente carico di omaggi alla grande tradizione araba. Le notevoli performance degli interpreti rappresentano l'ossatura di una pellicola intrisa di sensualità e costellata di silenzi, in cui lo sguardo corre sui corpi giovani, sugli sguardi, sulle labbra carnose, sulla bellezza della gioventù in un trionfo di poesia e seduzione.

Conclusioni

La recensione di Una storia d'amore e di desiderio mette in luce il fascino di una storia ben scritta, diretta e recitata, un film maturo sugli amori dell'adolescenza carico di sensualità che opera uno scavo psicologico sui caratteri di rara profondità per raccontare i tormenti e le scoperte della giovinezza in un mondo sospeso tra due culture, la cultura occidentale e quella araba.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • La profondità della scrittura e l'eleganza della regia fanno di Leyla Bouzid un'autrice da tenere d'occhio.
  • Lo sguardo moderno e disincantato sul mondo arabo dell'autrice riserva piacevoli sorprese.
  • La bravura e la naturalezza degli interpreti.

Cosa non va

  • La Parigi mostrata nel film è una città inedita, periferica, fatta di scorsi poco noti, ci sarebbe piaciuto averne di più.