"La mamma amava le penne rigate al pomodoro, la schiacciata con la mortadella e i gatti rossi", da un dramma - anzi, da un doppio funerale - partono i toni da commedia di un film tv per tutta la famiglia che, come nello stile del format di cui fa parte, insegue con semplicità i buoni sentimenti. Giornate allucinanti, imprevisti, gli inizi e i finali, una casa da condividere e un rapporto agli antipodi. Questo, e altro, è Una Scomoda Eredità diretto da Fabrizio Costa, ossia l'ultimo titolo della riuscita collana Rai Purché finisca bene, giunta alla sesta edizione (gli altri titoli del 2022 sono Diversi come Due Gocce d'Acqua, Se mi Lasci ti Sposo e La Fortuna di Laura), e in onda ogni giovedì di dicembre in prime time su Rai Uno (i titoli poi sono disponibili su Rai Play).
Una storia al femminile, per un plot dagli umori lievi e riusciti, in linea con il format di cui fa parte. Un format, c'è da dire, che spolvera il concetto di film tv, in quanto ogni film della collana non rinuncia alla qualità, pur essendo naturalmente indirizzato ad un pubblico estremamente ampio. Insomma, la qualità artistica, come dimostra Una Scomoda Eredità, può essere applicata anche ai prodotto più semplici. E la chiusura del cerchio, per il 2022 di Purché Finisca Bene, parte proprio da un conflitto, e da una relazione obbligata che stenta a maturare. Almeno fino all'obbligato happy ending.
Una villa per due
La trama di Una Scomoda Eredità gioca proprio sugli opposti: Diana (Euridice Axen) e Gaia (Chiara Francini) vengono a sapere che la rispettiva mamma e il rispettivo papà sono amanti quando, entrambi, perdono la vita in un incidente nei pressi della loro villa a Carloforte, in Sardegna. Le due donne non si conoscono, non si sono mai viste e, soprattutto, sono letteralmente agli antipodi. Loro malgrado, dovranno approfondire la reciproca conoscenza quando scoprono di essere indirettamente legate. Non solo, dovranno gestire l'eredità lasciata dai loro genitori. Cosa? La splendida villa in Sardegna. Le due, però, si trovano antipatiche e la convivenza non è facile. Diana, è una dottoressa serie con le manie per il controllo, mentre Gaia è uno spirito libero, non ha radici e si affida alle emozioni. Diana vorrebbe liberarsi della casa, Gaia non la vorrebbe mollare e, intanto, si innamora del sub Max (Cristiano Caccamo). Ma, tra gli splendidi paesaggi e una girata di pianoforte sulle note di Tre Parole, le due cominciano a smussare il conflitto e le incomprensioni. Anche perché potrebbero aver trovato un nemico comune: Franco Lussurgiu (Cesare Bocci) che vorrebbe appropriarsi della loro villa.
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In nome dell'happy ending
In linea con il progetto tv, anche Una scomoda eredità scorre senza grossi intoppi e senza troppi picchi, mantenendo comunque coesa l'azione e coerente la missione all'insegna delle good vibes. Il finale lieto è dietro l'angolo, ma prima il film di Fabrizio Costa, scritto da Marco Videtta e Pietro Seghetti offre diversi spunti: le apparenze che ingannano, gli opposti che si attraggono, l'importanza delle relazioni, in particolare l'amicizia.
Un'amicizia al femminile tra due protagoniste sole e sperdute, in cerca di una stabilità emotiva che sia il più possibile equilibrata. Diana e Gaia, supportate dalla buona prova di Euridice Axen e Chiara Francini, cercano un ipotetico posto nel mondo, e sarà proprio un dramma improvviso e la verità rivelata a renderle coscienti di ciò che sono per davvero. Più in generale, il film è lo specchio di una certa (meravigliosa) femminilità, con la regia che applica alla messa in scena un'allure leggera, caparbia e ironica. Un piccolo e innocuo racconto sull'amore, sulle possibilità e sulla speranza. E dopo averlo visto, forse, vi sentirete meglio.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Una Scomoda Eredità sottolineando la riuscita generale del format tv Purché Finisca Bene, arrivato alla sua sesta edizione. Una collana di film all'insegna dei buoni sentimenti, dell'amore, dei sorrisi e della semplicità narrativa. Senza rinunciare alla qualità e alla sostanza.
Perché ci piace
- I toni, ironici e lievi.
- La cornice sarda.
- Un happy ending obbligato ma non scontato.
Cosa non va
- Il format non prevede picchi o digressioni, tutto scorre nel verso (fin troppo) giusto.