Presentato a Venezia 78 nella sezione Giornate degli Autori, arriva in sala il 13, 14 e 15 settembre Una relazione, esordio alla regia di Stefano Sardo, già musicista e sceneggiatore della serie 1992. Il film è pronto ad affrontare diverse vite: è infatti uscito il 2 settembre l'omonimo romanzo e Una relazione arriverà presto anche su Amazon Prime Video.
Stefano Sardo racconta (insieme a Valentina Gaia, con cui ha scritto la sceneggiatura) la storia di Alice e Tommaso, interpretati da Elena Radonicich e Guido Caprino, attrice lei e musicista lui, che dopo quindici anni insieme decidono di lasciarsi pacificamente, aiutandosi economicamente e continuando a convivere, ma frequentando altre persone. La reazione degli amici al loro annuncio è senza appello: non ce la faranno mai.
Stefano Sardo e Valentina Gaia raccontano una generazione, quella dei ragazzi cresciuti negli anni '80, e in particolare quelli con il sogno di lavorare in campo artistico, convinti che tutto fosse possibile. Gli ultimi venti anni li hanno però costretti a fare i conti con la realtà Ne abbiamo parlato al Lido di Venezia con gli autori e i protagonisti Elena Radonicich e Guido Caprino.
La video intervista a Stefano Sardo, Elena Radonicich, Guido Caprino e Valentina Gaia
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Stefano Sardo esordisce alla regia con Una relazione
È il tuo primo film da regista e hai voluto inserire la frase "è uno che dice il mio cinema!". Come mai?
Stefano Sardo: Non sopporto chi si auto definisce artista. Penso sia un problema, ha un effetto anche sulla qualità dei film. Se tu ti presumi artista ti stacchi da te stesso e cominci a ragionare con la testa di quelli che dovrebbero giudicarti, quindi fai delle cose insincere. Le cose insincere fanno perdere tempo. Questa è la mia opinione da spettatore. Da autore ho cercato di fare una cosa sincera, poi bella o brutta non lo so, ma che almeno parlasse a qualcuno.
Una relazione: la relatività del tempo
Nel film sorprende la relatività di come ognuno vive il tempo: per alcuni due mesi per conoscere una persona sono pochi, per altri moltissimi. Come si fa a convivere con gli altri se abbiamo una percezione del tempo così diversa?
Elena Radonicich: Infatti ci separiamo. Penso che il tempismo sia fondamentale. Molto spesso cresciamo, ci modifichiamo in maniera veramente diversa e sta tutto in questo timing sbagliato poi l'incomprensione o l'allontanamento.
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Valentina Gaia: C'è un problema di sincronia anche. Molto spesso nelle relazioni uno dei due ha già acquisito sia a livello professionale, o a livello emotivo, una certa consapevolezza e l'altro ci sta arrivando. Si cresce insieme e non è detto che ci sia sincronia, ma è molto importante e abbastanza rara. Quindi ci sono dei momenti in cui ci si ritrova davvero e si è nel presente insieme, allo stesso livello, e poi ci si perde un po'. Le storie lunghe sono fatte di momenti in cui ci si trova e ci si perde. La difficoltà è farlo rimanendo comunque uniti.
Guido Caprino: Praticamente è nuoto sincronizzato.
Una relazione: Guido Caprino canta, Stefano Sardo balla
A proposito di tempi: Caprino qui canta anche. C'è qualcosa che non sappia fare?
Guido Caprino: La stiamo cercando ma non la riusciamo a trovare. Incredibile. Cantare è bello sempre, come quando canto sotto la doccia. Mi piace moltissimo, non lo nascondo. Prima di morire diventerò una rockstar. Sono stato sostenuto da professionisti: Valentina e Stefano sono stati molti presenti, abbiamo avuto un bravissimo coach. Per me è stato bello: anzi, dire bello è dire poco. Una grande possibilità. Spero sia riuscita.
Se Guido Caprino canta Stefano Sardo ha un cameo in cui balla.
Stefano Sardo: Sei l'unica che l'ha notato! Pensavo fosse abbastanza veloce da non essere notato. Compaio in mezzo a una festa che è la scena più gioiosa del film. L'abbiamo girata in pieno lockdown ed è stata una vera festa. La verità è che non ci sembrava vero. Man mano che le settimane del film andavano avanti, la vita intorno al film diventava sempre più spettrale: la città era vuota, il silenzio, nessuno si vedeva con gli altri, non potevamo andare a ballare. Quando abbiamo fatto questa festa è stata una liberazione. Confesso che, non si potrebbe, mi sono stappato una bottiglia di vino al monitor e a un certo punto sono partito e mi sono buttato nella festa. Mi ha chiamato Serena Filippone, l'aiuto regista, e ci siamo messi davanti alla camera. C'è anche Valentina che balla. C'erano tanti amici veri, che sono venuti a fare le comparse ed erano tutti con gli occhi luccicanti. Infatti penso che quella scena sembri una festa vera e questo spesso non capita. Un po' perché la musica è quella che abbiamo montato nel film e quindi ci siamo mossi con quella energia lì e poi perché eravamo tutti smaniosi di rifare quella vita lì.
Una relazione: 40enni molto più immaturi dei 20enni di oggi
Nel film c'è la battuta: "la nostra vita è come Skam però da quarantenni". Se però avete visto Skam sapete che quei ragazzi sono molto più maturi dei personaggi del vostro film. Che è successo a questa generazione di quarantenni?
Guido Caprino: In quella scena si dice anche: "siamo passati dal rock a questa cazzo di trap". Che è successo? Questa è la domanda del film. È complesso raccontarlo. Non serve forse una risposta, anche perché io non ce l'ho! Però è accaduto un passaggio repentino. Il tempo vola. Ecco: in questa generazione il concetto di tempo che passa non è stato impresso chiaramente. Sono dei sognatori nostalgici.
Stefano Sardo: Credo che la generazione cresciuta negli anni '80 abbia vissuto un'infanzia spensieratissima, con un'idea di futuro radioso. E non si è rafforzata. Poi quando è crollato il futuro, che doveva essere radioso ed è diventato invece un cumulo di macerie e di crisi, non aveva gli strumenti emotivi e caratteriali per sopravvivere. E l'ha buttata in caciara. Forse i ragazzini di Skam sono già cresciuti con la crisi e con le difficoltà, con i matrimoni spaccati, con un'idea di futuro molto più cupa e quindi sono molto più forti, molto più capaci di gestire la difficoltà.
Elena Radonicich: Non si aspettano niente, sanno che devono costruire tutto. Noi ci aspettavamo tutto.
Valentina Guidi: Poi raccontiamo comunque due personaggi che vengono da quella generazione, quindi con forti aspettative, che hanno studiato molto, che sono molto preparati a entrare in un mondo culturale che poi però non dà quello che promette. Soprattutto raccontiamo il precariato del mondo dello spettacolo. Io ho tantissimi amici della mia età che però hanno fatto figli, comprato casa, ma fanno un'altra vita, non sono in questo ambiente. Quindi raccontiamo una generazione in un determinato ambiente. Infatti il patrimonio è relazionale: loro fanno squadra per arrivare a ottenere il loro posto nel mondo. Sono fortissimi perché sono insieme. Ma è complicatissimo.
Stefano Sardo: Negli anni '80 ti hanno detto: devi inseguire i tuoi sogni. È proprio il leitmotiv di tutta la narrativa, dell'audiovisivo, dei film, Spielberg: devi seguire i tuoi sogni. E poi se ti trovi a seguirli ancora passi per scemo, passi per un coglione, perché in realtà la società intorno in Italia non è mai stata così dinamica da autorizzare quel tipo di immaginario che era totalmente americano. Giusto gli anni '80 nostri sono stati, nella nostra esperienza di vita, quelli col boost di ascensore sociale. L'ascensore sociale poi si è fermato completamente: quindi tu arrivavi col tuo carico di aspettative e dicevi: e adesso che ci faccio? Mi faccio un aperitivo.