Una leonessa in gabbia
Julia, una studentessa di venticinque anni, si risveglia nel suo appartamento ricoperta di sangue. Quasi da sonnambula meccanicamente si prepara e va al lavoro, e soltanto dopo diverse ore le sovviene un parziale ricordo di quello che è successo la notte prima. Tornata a casa, trova due corpi straziati sul pavimento, due ragazzi che vivevano con lei da tempo, probabilmente entrambi suoi amanti o forse amanti l'uno dell'altro. Uno è morto, l'altro gravemente ferito; la polizia la trova completamente sotto shock e la porta in carcere in attesa di giudizio. Solo lì scopriamo che Julia è incinta, ed il padre è uno dei due giovani che - apparentemente - ha accoltellato in preda ad una rabbia cieca, non ci è dato mai sapere con certezza se sia il defunto Nahuel o il sopravvissuto Ramiro, anch'egli incarcerato in attesa del processo. Allo stesso modo non sapremo mai cosa sia effettivamente successo quella notte, se Julia è veramente colpevole o se ha memoria di quei tragici eventi.
Il cinema sudamericano vive da diversi anni un periodo particolarmente felice, e ne è ennesima dimostrazione anche questo Leonera di Pablo Trapero, un dramma dalla struttura e dai temi estremamente classici ma che non si fa dimenticare facilmente merito soprattutto dell'intensa interepretazione di Martina Gusman, da anni produttrice dei film del marito regista ma qui al primo ruolo da protagonista dopo una breve apparizione nel precedente Nacido y Criado.
La sua Julia arriva in carcere - in un settore speciale che ospita gestanti e madri di bambini fino a 4 anni - in stato di shock, apatica, completamente priva di alcun interesse per il mondo che la circonda. Il bambino che è in lei non è altro che un fardello, un doloroso ricordo di una vita che non c'è più; con la nascita del piccolo Thomas, Julia trova uno scopo e un po' alla volta rinasce, si riavvicina perfino alla madre che per anni aveva tenuto lontano. E quando Thomas le viene poco a poco portato via proprio dalla persona cui aveva fatto affidamento, Julia come una belva ingabbiata sente nuovamente il peso delle sbarre, ed è pronta a combattere per riprendersi il suo cucciolo.
La regia asciutta di Trapero segue da vicino la bravissima interprete: indugia spesso sul suo corpo, sul suo viso, ne fa la protagonista assoluta; seguiamo passo passo la sua crescita interiore, la sua consapevolezza di essere madre, la sua grande determinazione. La seguiamo, letteralmente, fino al naturale epilogo della sua storia, la vediamo fuggire verso la libertà, verso un nuovo inizio, e a quel punto possiamo ritrarci soddisfatti. Il destino di Julia e Thomas non ci appartiene più, sono fuori dalla gabbia.
Movieplayer.it
3.0/5