Il secondo lungometraggio di Hayao Miyazaki, datato 1984, è il primo a portare il marchio dello Studio Ghibli, ed è anche il primo in cui molte delle tematiche predilette dal regista vengono fuori in modo chiaro. Questo film, diciamolo subito, è un bellissimo, poetico inno all'ecologismo e al pacifismo, un duro atto d'accusa contro la tendenza umana a distruggere e ad autodistruggersi, e un apologo del rispetto della natura e della vita, in qualunque forma esse si presentino.
Nel futuro immaginato da Miyazaki, l'ecosistema è mutato e ha sviluppato nuove forme di vita, sconosciute e mostruose, mentre le spore della giungla tossica mettono seriamente a repentaglio la sopravvivenza dei villaggi vicini. Eppure, la giungla tossica non è nient'altro che la reazione della natura all'azione nefasta dell'uomo, che con la guerra ha avvelenato il terreno: le nuove specie vegetali che ivi crescono, infatti, non fanno altro che bonificare la terra e l'acqua rilasciando le spore velenose nell'aria.
La paladina della giungla
La figlia del capo della Valle del Vento, la giovane Nausicaa, è impegnata in una strenua, quanto disperata lotta per la difesa della giungla, di cui ha scoperto la vera natura, e delle specie che vi vivono. E' un personaggio forte, quello della protagonista, che fin dall'inizio si segnala per il suo sforzo di capire e rispettare il diverso, che sia esso uno dei giganteschi Ohmu, gli esseri che sorvegliano la giungla, una spaventata donnola nascosta nel sacco del suo maestro, il vecchio Yupa, o l'aggressiva regina del regno di Tolmekia, che ha occupato militarmente la Valle del Vento; in nome di questa filosofia, la ragazza riuscirà persino a perdonare i responsabili della morte di suo padre, pur di non alimentare la spirale dell'odio reciproco e di evitare lo spargimento di altro sangue. Un personaggio, quindi, presentato come positivo (ma la cui formazione è in pieno corso e si completa durante il film), che però non si contrappone in modo manicheo ad antagonisti del tutto negativi: persino la già citata regina di Tolmekia, infatti, vive un conflitto, che oppone la sua posizione (che le impone di continuare la guerra contro i nemici di Pejite) alla sua volontà di trovare uno sbocco alla guerra e soprattutto di rendere di nuovo la terra un luogo sicuro e vivibile per tutti. Più in generale, quindi, non troviamo qui personaggi completamente positivi o completamente negativi: ombre e luci si distribuiscono egualmente in ognuno di essi, ed ognuno ha le sue ragioni per la scelta di campo che ha fatto.
La legge del rispetto
La fonte di qualsiasi conflitto, sembra dirci Miyazaki, è rappresentata dalla paura del diverso e dalla mancata volontà di capire ciò che ci è estraneo: il conflitto tra gli uomini, rappresentato nel film come causa di lutti e disgrazie, si affianca a quello, conseguente, che oppone l'uomo alla natura, più chiaro nella sua individuazione di aggressore ed aggrediti, vittime e carnefici, ma ugualmente distruttivo per entrambe le parti. Tutta la storia ruota dunque intorno al tentativo, doloroso ma necessario, di trovare una soluzione a entrambi i conflitti, che contempli il rispetto e la comprensione come condizioni primarie. Chiave di questo processo sarà proprio la giovane Nausicaa, che non esiterà a mettere a repentaglio la sua vita perché sia uomini e uomini, che uomini e specie della giungla, convivano fianco a fianco: uno sforzo che sarà premiato dall'abbraccio, fisico e metaforico, che entrambi, nel finale, le tributeranno.
Visioni dal futuro
Visivamente, il film offre un riuscito e calibrato incrocio tra suggestioni post-apocalittiche (ben rappresentate dai villaggi abbandonati caduti preda delle spore), motivi futuristici (gli aereovolanti, retaggio di una tecnologia in gran parte dimenticata) e una visione di stampo fantasy-medioevaleggiante, che è evidente nel look della Valle del Vento e del regno di Pejite. Anche il cyberpunk (motivo in realtà presente per tutto il film: sono stati infatti gli androidi, agli ordini degli uomini, a devastare il pianeta tanti anni prima) viene fuori prepotentemente nelle sequenze del "risveglio" del micidiale robot che i governanti di Tolmekia vogliono usare per distruggere la giungla, e dal suo successivo, impressionante disfacimento. L'aspetto tecnico è, come in tutte le opere del regista, curatissimo. A un character design immediatamente riconoscibile, e che ormai ha fatto scuola, si aggiunge un'altissima qualità dell'animazione, il top per l'epoca, e sequenze d'azione realizzate in modo magistrale: si segnala già, in questo film, il gusto dell'autore per le spettacolari sequenze di volo che torneranno in due film del tutto incentrati sull'aria, e sulla sfida dell'uomo alla gravità, come Laputa: Castle in the sky e Porco Rosso. I fondali sono anch'essi disegnati splendidamente, e da soli sono in grado di restituire buona parte dell'atmosfera, sognante o cupa a seconda dei casi, che Miyazaki ha voluto dare alla vicenda. Da segnalare anche le musiche, evocative e di altissimo livello, composte da quel Joe Hisaishi che diventerà d'ora in poi presenza fissa nelle opere del regista.
Un film, in definitiva, tra i migliori in assoluto del suo autore, che svetta all'interno della sua produzione sia per il lirismo delle sue immagini e delle sue atmosfere, che per l'universalità dei temi trattati; putroppo, questo è anche il film più difficilmente reperibile tra tutti quelli di Miyazaki, con una sola trasmissione televisiva in Italia (sulla RAI nel lontano 1986), e nessuna distribuzione ufficiale al di fuori del Giappone (nonostante i diritti per il mercato occidentale siano da tempo in mano alla Disney). Speriamo che le cose possano presto cambiare, perché il fatto che un film simile sia relegato nella categoria degli "invisibili" (categoria che, grazie alla diffusione del DVD, si è negli ultimi anni ridotta considerevolmente) ci sembra davvero un peccato mortale.
Movieplayer.it
5.0/5