E' stata una conferenza stampa un po' in linea con il clima divertente e scanzonato del film, quella che ha visto la presentazione di Una cella in due, esordio nel lungometraggio di Nicola Barnaba (già collaboratore storico del regista Giorgio Capitani) con lo scatenato duo comico Enzo Salvi/Maurizio Battista. Un incontro in cui era assente il terzo volto noto del cast, Massimo Ceccherini, impegnato in Toscana con il suo nuovo film, ma che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dei produttori Bruno Frustaci e Alessandro Carpigo e di Christian Lelli, responsabile della casa distributrice Iris Film.
"Siamo convinti della bontà del film", ha detto Lelli. "La distribuzione più forte sarà su Roma e Lazio, in sale del circuito commerciale, ma il respiro del film è nazionale e quindi non tralasceremo le altre regioni". "Il progetto è nato insieme a Enzo, è stato lui a proporcelo", gli ha fatto eco Frustaci. "Penso che quello che veramente ha reso interessante questo film sia stato il cuore che tutti hanno messo nel realizzarlo".
Barnaba, per lei questo è l'esordio nel lungometraggio. Non si è sentito un po' gettato nella mischia, a dirigere due volti famosissimi come Salvi e Battista, con un comprimario come Ceccherini?
Nicola Barnaba: Intanto devo dire che questo non è proprio l'esordio alla regia che immaginavo, devo dire che ci sono un po' cascato per caso, ma comunque per me è stata una sfida. Si può vedere come una specie di esperimento, in cui più che girare il classico film comico volevamo mescolare il genere natalizio con quello della commedia all'italiana. Questo, ovviamente, senza scomodare i giganti del genere... io non avevo nessuna esperienza di commedia, quindi mi sono principalmente affidato ai due protagonisti.
Nicola Barnaba: Beh, il lavoro più difficile è quello della scrematura delle idee. Se c'è qualcosa che non mancava sul set, infatti, erano proprio le idee, e per forza di cose siamo stati costretti a scegliere quelle più adatte al film. La principale difficoltà del regista consiste nel togliere, più che nel mettere. Comunque lavorare con loro due è stato uno stimolo continuo, un insegnamento importante per un regista giovane.
Come mai avete deciso di dare al film un tono più da commedia che da film comico puro, magari basato solo sulle gag?
Enzo Salvi: Perché sarebbe stato troppo facile. Fare un film basato solo sulle gag, specie poi con Maurizio, sarebbe stata una passeggiata di salute. Per noi, oltre che ovviamente far ridere la gente, era importante raccontare una storia.
Maurizio Battista: Intanto partiamo da questo presupposto: io faccio film per non restare a casa! Il teatro mi lascia fin troppo tempo libero da trascorrere con mia moglie. Comunque è un film fatto col cuore, coi sacrifici: non è che avessimo chissà che budget. Sì, non ci interessava fare un'ora e mezza di gag, il nostro scopo principale era quello di fare una commedia: volevamo un film leggero, carino, che fosse in grado di far sorridere.
Nicola Barnaba: Beh, il personaggio di Angelo Zingoni doveva essere un po' il Peter Pan del film, il bambino mai cresciuto. Nella troupe avevamo un collezionista di questo materiale e quindi ne abbiamo approfittato, e comunque anch'io sono cresciuto con questi personaggi.
Battista, lei in teatro è abituato all'improvvisazione. Non si è sentito ingabbiato, a dover seguire una sceneggiatura?
Maurizio Battista: No, perché il personaggio mi piaceva, mi piaceva questo suo essere sempre un po' vittima. Non è stato difficile per me interpretarlo. Fermo restando, comunque, che la vera dimensione dell'attore è quella del teatro: è lì che si vede il nostro vero valore, puoi anche stare male ma devi recitare sera dopo sera, e non hai mai un secondo ciak.
Enzo Salvi: Sono miei amici, così come i due conduttori radiofonici Mario Corsi e Riccardo Angelini "Galopeira", oltre ad alcuni reali detenuti che appaiono nel film. Sono tutti amici, quindi ho pensato di chiedere loro questo favore.
Cosa potete dirci sulla polemica delle due diverse versioni della locandina del film, da cui è sparito il nome di Sara Tommasi?
Christian Lelli: E' stata una nostra precisa scelta, per sgombrare il campo da qualsiasi possibile polemica contro il film. Avevamo già preparato la locandina, poi il nome di Sara Tommasi è stato coinvolto nella nota inchiesta contro il premier, e quindi abbiamo pensato fosse più giusto eliminarlo. Il nostro è un film per famiglie, e volevamo che non fosse toccato da qualsivoglia polemica politica.