Ambiziosa la seconda regia di Edoardo Gabbriellini. L'attore scoperto da Paolo Virzì in Ovosodo ha scelto di fare il grande salto già alcuni anni fa, dirigendo la commedia B.B. e il cormorano, che lo vedeva anche protagonista. Stavolta Gabbriellini abbandona i canoni tradizionali del genere creando una curiosa commistione tra dramma, commedia e thriller. Va detto dubito che il risultato presenta luci e ombre. Alcuni aspetti del film funzionano particolarmente bene, in particolare l'alchimia tra i 'fratelli piastrellisti' Valerio Mastandrea ed Elio Germano, due degli attori più versatili e talentuosi del nostro cinema. Altri, a partire dall'andamento narrativo sbilanciato e altalenante, lasciano lo spettatore perplesso.
Dopo un incipit rivelatore, che anticipa il tema chiave della pellicola, a prendere piede è la dicotomia tra forestieri e nativi. Il contrasto tra i due fratelli romani e gli abitanti del paesino sperduto tra i boschi dell'Appennino Tosco-Emiliano in cui la storia è ambientata crea una tensione che corre lungo tutto il film. Ingenui e inopportuni i primi, ambigui, torvi e poco accoglienti i secondi. Inevitabile l'esplosione di questa stridente ostilità, tanto più che i segnali dello scontro imminente sono sparsi per tutto il film e l'involontaria sbruffonaggine di Cosimo/Mastrandrea ed Elia/Germano non aiuta a mantenere buoni rapporti con i locali. Mentre Mastandrea gigioneggia, bullandosi bonariamente dei ragazzi del luogo, Elio Germano osa intrecciare una relazione con una delle ragazze del paese (la rivelazione Francesca Rabbi) scatenando le ire del figlio del sindaco.
Fatti mandare dalla mamma
Vero monstrum del film è, però, la presenza di Gianni Morandi. Padroni di casa è un progetto dichiaratamente autoreferenziale che ruota intorno al suo interlocutore privilegiato, di ritorno al cinema dopo quarant'anni per interpretare se stesso. La figura di Fausto Mieli, cantante di grandissima fama amante della natura, proprietario di una splendida villa in campagna, runner impegnato in allenamenti quotidiani, è plasmata su quella del vero Morandi. Unica differenza: Mieli si è ritirato dal mondo della musica per accudire la moglie colpita da ictus e questa disgrazia ha fatto emergere il suo lato oscuro.
Le dinamiche di Padroni di casa si snodano, perciò, su più piani. Da un lato abbiamo lo scontro operai romani/abitanti del luogo, dall'altro il delicato rapporto tra gli operai e il loro datore di lavoro Mieli, che si è rivolto alla ditta ecologica romana per ripavimentare la terrazza; infine seguiamo la drammatica relazione tra Mieli e la moglie disabile, interpretata da Valeria Bruni Tedeschi in un ruolo delicato. Per mantenere le fila di questo intreccio ci sarebbe voluto probabilmente un regista più maturo e Gabbriellini, anche autore dello script insieme a Mastandrea, Francesco Cenni e Michele Pellegrini, fatica a trovare il tono giusto. La sceneggiatura soffre di qualche ingenuità, ma ciò che davvero penalizza il film è la preparazione al precipitare degli eventi. Le motivazioni del caos finale risultano deboli e il rischio che la storia perda di credibilità, implodendo nell'ultimo quarto d'ora in cui il film si trasforma in un vero e proprio thriller, è tangibile.
Il divo Gianni
Ciò nonostante Edoardo Gabbriellini ha il merito di riuscire a creare sempre nuovi spunti di interesse, mantenendo viva la tensione per tutta la durata della storia. Padroni di casa non è film equilibrato, ma senza dubbio è divertente e intrigante nel suo andamento inusuale. Il contrasto uomo/natura, la rappresentazione dei montanari, la caccia al lupo dei bracconieri con cui si apre il film - che diventa una sorta di leit motiv, o meglio, di maledizione che aleggia sui protagonisti - la bellezza del paesaggio e la suggestione dei luoghi sono motivi di fascinazione. Sicuramente il principale catalizzatore per il pubblico è la presenza di Gianni Morandi. Il cantante è funzionale alla storia e la sua performance colpisce positivamente.
D'altro canto probabilmente solo Morandi poteva interpretare il 'Lato B' di se stesso con tale nonchalance. Nella parte finale del film addirittura ci diletta con un miniconcerto in cui lo troviamo a eseguire i brani originali firmati da Cesare Cremonini e gli altri interpreti, tutti efficaci, si prestano volentieri a lasciar spazio al divo, vero motore di tutta la vicenda. I fan di Morandi non vedranno l'ora di recarsi al cinema per rivedere il loro idolo nuovamente davanti alla macchina da presa, ma anche gli altri potrebbero trovare motivi di interesse per assistere a questo esperimento che, seppur non privo di difetti, rappresenta qualcosa di nuovo nel panorama italiano.
Movieplayer.it
3.0/5