Un talent show da favola
Tutti, da bambini, avevamo grandi sogni. Ma quasi mai ai grandi i nostri sogni andavano bene: a volte erano troppo modesti, e dovevamo volere di più, altre volte erano troppo assurdi, ed era meglio che rimanessimo con i piedi per terra. Quanti adulti infelici esistono perché si sono resi conto di aver rinunciato ai propri sogni? Che rimpiangono ogni giorno di essersi iscritti ad ingegneria quando volevano diventare cuochi, di aver fatto la parrucchiera quando la loro aspirazione era essere una scienziata? Ci sono però persone la cui volontà è talmente forte, il loro desiderio tanto radicato che nessuno potrebbe mai avere il potere di dissuaderli: magari saranno infelici lo stesso, e non raggiungeranno mai i propri obiettivi, ma se non altro potranno dire di averci provato. Stella, la giovane protagonista di Non smettere di sognare, rientra a pieno titolo in quest'ultima categoria.
Rimasta orfana di madre in tenera età, ha dovuto interrompere la scuola di ballo che tanto la appassionava, ma, a distanza di dieci anni dall'ultima lezione, ancora si allena duramente per tentare di accedere alla Scuola Internazionale di danza di Milano. Tutto questo nei ritagli di tempo che le lasciano i suoi due lavori, necessari a mantenere il patrigno dedito all'alcol. Un'occasione per andarsene Stella ce l'avrebbe anche: coinvolta suo malgrado nella lavorazione di un video musicale, viene notata dal produttore, che le offre di introdurla nel mondo della tv.
Negli intenti di Mediaset, Non smettere di sognare rappresenta il primo passo di un progressivo ampliamento dell'offerta di fiction (in caso di riscontro positivo da parte del pubblico, dal film prenderà avvio una vera e propria serie), dedicata a tutta la famiglia: se infatti i più giovani, la generazione cresciuta a pane e Amici di Maria De Filippi, non potranno non appassionarsi alla vicenda di Stella, si è cercato di strizzare l'occhio anche ai più grandicelli, riproponendo temi ed estetica alla Flashdance, spaziando da lavori umili, ad allenamenti negli scantinati, a provini fuori dagli schemi. La regia di Roberto Burchielli, che vanta esperienze documentaristiche e cinematografiche, regala certamente un look più adulto e sofisticato alla pellicola, che rispetto ad altri prodotti televisivi è decisamente ben curata, ma le innovazioni finiscono lì.
Il tocco di umorismo e l'ironia sotto la quale vengono presentate le tante piccole problematiche che Stella deve affrontare (la convivenza con i nuovi inquilini, il lavoro al ristorante alle dipendenze di un maître che più gay non si può) contribuiscono a stemperare il senso di déjà-vu, offrendo la possibilità anche agli attori non protagonisti di farsi notare in positivo, reggendo tranquillamente il confronto con i più noti Roberto Farnesi e Alessandra Mastronardi, qui al suo primo ruolo esterno alla saga de I Cesaroni.
Puntando su volti che il pubblico ha già dimostrato di apprezzare e su una formula, quella del lieto fine a tutti i costi, che evidentemente Mediaset ritiene essere l'unica in grado di essere recepita dall'italiano medio, non c'è dubbio che Non smettere di sognare otterrà riscontri positivi in termini di ascolti. Questo fa piacere per quanto riguarda gli attori, che hanno lavorato bene e con impegno, e si vede, ma fa un po' meno piacere a lungo termine: se si continua ad apprezzare sempre la stessa minestra, molto difficilmente potremo sperare di mangiare altro.