Il tempo della finzione ha un andamento tutto suo, anomalo, bizzarro, ma la serialità lo cavalca con sicurezza e lo fa suo. Lo sfrutta per legarsi a noi spettatori. E' forse per questo che tanti provano per le serie TV passioni più profonde e durature di quelle che suscitano i film, perchè una serie di lunga durata è lì e ci accompagna in momenti diversi della nostra vita: quindici anni di E.R. - Medici in prima linea, nove di X-Files, dieci di Friends, ci hanno visti cambiare dalla prima all'ultima delle loro puntate.
E questo vale ancora di più per una serie come Un posto al sole, la più longeva soap italiana, che a quel tempo reale si lega indissolubilmente, giorno dopo giorno. Nei diciotto anni della sua durata, i suoi spettatori sono cresciuti, si sono allontanati ed in alcuni casi tornati, si sono sposati, molti avranno avuto figli ed alcuni di questi saranno diventati spettatori a loro volta. Prodotta da Rai Fiction con FreemantleMedia Italia basandosi inizialmente sul format australiano Neighbours, accompagna il cosiddetto cerchio della vita con la sua discreta presenza, ogni (pre)sera su RaiTre, ed è arrivata di recente al traguardo di quasi 4000 puntate e si prepara a mandare in onda un vero e proprio film TV della durata di 100 minuti, Un posto al sole coi fiocchi, la sera del 21 Dicembre alle 21:30 su RaiTre, per festeggiare la maggiore età insieme ai suoi affezionati spettatori.
Una macchina oliata che produce un episodio al giorno: per ognuno che va in onda, un altro completa il suo ciclo produttivo che copre un intervallo di tempo esteso nel tempo. Otto o nove settimane dal primo trattamento degli story editor, un processo di cui ci hanno parlato lo Script Editor Mario Donadio, il ricercatore Luigi Illiano, il supervisore alle storie Gugliemo Finazzer con i suoi story Liner Andrea Vinti e Brunella Voto, impegnati nella riunione settimanale in cui definiscono le linee guida del blocco di episodi in lavorazione, che poi svilupperanno singolarmente, per il soggetto delle 85 scene necessarie a comporre le cinque puntate della settimana.
E' la linea di partenza di un percorso che passa poi per una settimana ai dialoghisti, una ulteriore per l'editing degli stessi, con tutto quello che comporta sia in termini formali importanti per il ciclo produttivo (assicurarsi per esempio che il numero della scena sia corretto, che non manchi il nome dell'attore per la convocazione...) sia in termini di timing delle scene, che deve funzionare già in questa fase, perchè ogni episodio deve durare 25 minuti, nè allungarsi a 30, nè fermarsi a 20. E' anche la fase in cui si rifiniscono le caratteristiche della scena, che deve avere una progressione, non deve avere ripetizioni, non si deve fermare, deve avere un fuoco ed una chiusura con rilancio. In più ogni personaggio deve essere trattato nel modo giusto, con uno stato d'animo appropriato, sia a se stesso che a quello che sta vivendo, e deve parlare con il proprio linguaggio che deve essere vero e reale, non letterario.
Tutto deve funzionare senza intoppi, perché Un posto al sole non è certo una produzione ad alto budget ed ogni ostacolo sarebbe un costo aggiuntivo che è meglio evitare. Per questo ogni dipartimento svolge il suo compito con meticolosa precisione in questa catena di montaggio.
Non mancano gli interventi di emergenza, quando per esempio un attore è indisponibile o è prevista una passeggiata sul lungomare e piove. Emergenze a cui fa fronte il reparto script, dai due Script Editor Donadio e Gabriella Mangia all'Head Writer Rosanna La Monica.
E' proprio lei ad occuparsi del copione nella settimana successiva, rivedendo il blocco di cinque nella sua interezza per assicurarsi che sia uniforme. È l'ultima tappa di un percorso, ma l'inizio di un altro più concreto, che porterà fin sul set, un processo durante il quale il solo produttore creativo visiona il tutto più di una volte.
Il blocco di cinque puntate, nella sua versione definitiva, è pronto e va in preparazione. Il regista lo studia e ne discute in una riunione di scrittura dalla quali vengono fuori eventuali richieste di cambiamenti. A questa segue una riunione di produzione con tutti i dipartimenti che dovranno fare la loro parte per poter girare, dalle scenografie ai costumi.
Si girano quindi gli esterni, si passa poi agli interni ed infine alla fase di montaggio
Nel corso della nostra visita si girava a casa Poggi, con protagonisti Giulia (Marina Tagliaferri), Andrea (Davide Devenuto) ed Arianna (Samanta Piccinetti). Abbiamo visto la troupe al lavoro con rapidità e precisione, per prepararsi durante un rapido cambio d'abito degli interpreti.
Ma abbiamo potuto sbirciare anche i set non in uso, quelli che tutti gli spettatori sono abituati a vedere animati di vita durante le puntate della soap, dalle stanze delle case alla Terrazza, ad un pronto soccorso sempre disponibile per ogni evenienza.
Un aspetto importante di Un posto al sole è quello musicale/canoro. Importante perchè un vanto della serie, ma che subentrando in fase di montaggio complica ulteriormente la lavorazione. Con validi cantanti nel cast, basta citare Serena Autieri e Serena Rossi, la soap si è contraddistinta nel tempo anche per le sue canzoni originali composte da Antonio Annona, che è anche autore dello score, composto per intero da musiche originali, che accompagna le puntate. L'autore viene avvertito per tempo che gli arriverà la richiesta per una canzone, ma non mancano le volte in cui è lui a proporre un suo nuovo pezzo da includere nella soap. Ed infine l'incessante lavoro del casting. Basta un'occhiata all'immenso archivio per capire la mole e l'estensione: quattordicimila provini catalogati e salvati in supporti di diversa natura, dalla prima VHS del 1996 agli ultimi DVD. Un lavoro che ha permesso di lanciare attori ed attrici che ora sono noti ai più, perchè hanno proseguito la loro strada tra cinema e televisione italiana: Massimo Poggio, Greta Scarano, Laura Chiatti, Giuseppe Zeno, Ettore Bassi.
"Ci siamo presi le nostre soddisfazioni. Soddisfazioni, ma anche un pizzico di tristezza nel vederli passare in televisione e pensare di non averli più nella nostra serie. Ma sono attori che conservano un grande ricordo dell'esperienza come palestra per il lavoro successivo." Ci dice con orgoglio il direttore del casting Maurizio d'Ecclesiis, che ci ha raccontato il loro processo di lavoro. "Sono tutte persone che si sono presentate a noi pensando di avere il volto giusto per fare televisione e da qui hanno fatto strada. Anche perchè alcuni agenti si fidano dei provini che facciamo noi, che sono molto coscienziosi. Il nostro è anche un modo per ripagare lo sforzo di chi viene fin qui per sottoporvisi."
Provini accurati che vengono archiviati e pronti ad essere usati anche successivamente, se pure non ha la fortuna di essere scelto nell'immediato, anche per ruoli diversi da quello per cui si erano presentati. "E' quello che per esempio è successo con Valeria Cavalli, che fa la madre di Greta, che si era presentata per un altro ruolo, ma quando mi è stato presentato il profilo del nuovo personaggio ho subito pensato a lei. Entrare a far parte dell'archivio vuol dire avere comunque una chance. "
Provini in cui si cerca di capire anche la capacità di adattamento e di elasticità del candidato, perchè i tempi di produzione sono frenetici e l'esigenza di comprendere e reagire alle richieste del regista è vitale. Per ogni personaggio sono quattro o cinque i candidati selezionati, delle nomination tra cui scegliere poi insieme al produttore.
Provini a cui si sottopongono anche gli attori affermati, perchè è questa la prassi di Un posto al sole. E non sono state poche le guest in tutti questi anni: Ivo Garrani, Catherine Spaak, Mario Merola, Valeria Fabrizi, Valeria Valeri, tanto per citarne alcuni e senza arrivare a quelle che vengono considerate Special Guest Star, la cui partecipazione è legata ad un unico episodio, come nel caso di Amanda Lear, Dario Vergassola, o Carlo Lucarelli. Ma quest'ultimo è un caso diverso perchè si tratta di figure chiamate come icone e scelte spesso direttamente in fase di scrittura.
Ed è diverso anche il caso dei bambini o dei più giovani, in quel caso si valuta solo la sua reazione davanti alla camera e la presenza di spirito. "Vengono in mente Vincenzo Messina, una vera scoperta, e Ciro Esposito che ha fatto La squadra, Il grande Torino. Di lui abbiamo tanti provini, abbiamo tutta la sua vita da quando aveva dieci anni."