Un Natale da incubo
C'era una volta il paese di Halloween, un mondo incantato, dai colori lunari, animato da paurose creature: vampiri, streghette, pipistrelli, lincantropi e fanfasmi!
Il più temuto e rispettato di tutti gli abitanti si chiamava Jack Scheletron, il re delle zucche. Alto, sottilissimo, vestito di nero, faccia da teschio, sempre pronto a giocarti qualche scherzetto, Jack, durante tutto l'anno, si divertiva ad escogitare macabre novità per rendere la notte delle streghe sempre più terrificante!
Ma da un po' di tempo si sentiva piuttosto depresso, annoiato, spaesato, la sua vita gli appariva vuota, eppure non capiva il perché. Fu così che un bel giorno, il nostro re zucca, si perse all'interno di un bosco intricato e scoprì dei favolosi alberi: passaggi segreti verso altre dimensioni. Oramai, incuriosito, Jack si spinse all'esplorazione di un mondo che gli apparve subito meraviglioso: si trattava della città del Natale. Niente di ciò che vide gli era familiare, tutto strano, gioioso e affascinante, candido di soffice neve, multicolor come le decorazioni degli abeti nei giorni di festa, caldo come i fuochi scoppiettanti, placido come il sonno tranquillo dei bimbi felici.
Jack, illuminato, se ne tornò nel suo pallido regno, cercò di spiegare agli amici ciò che aveva visto e promise che avrebbe fatto conoscere il Natale ai suoi funerei concittadini. Per far ciò organizzò il rapimento di Babbo Natale, confezionò regali dall'orrido gusto, approntò una simil slitta trainata da scheletriche renne e mise in scena la notte di Natale più bizzarra che ci fosse mai stata, col risultato che tutti ,mostri e non, furono tristi e insoddisfatti! Soltanto la dolce Sally, una romantica bambola di pezza, sincera amica di Jack, capì che le intenzioni del re delle zucche erano buone, ma le cose dovevano essere rimesse al loro posto: bisognava liberare Babbo Natale e aiutare Jack a tornare ad essere se stesso. Seppur amareggiato, Skeletron, si convinse, restituì al suo mondo la propria identità, sconfisse il Baubau, rese il Natale ai suoi legittimi proprietari e trovò la felicità accanto alla saggia Sally.
L'idea di questa originalissima fiaba dai toni dark è stata concepita dalla fantasia di Tim Burton nei primi anni '80, quando il regista lavorava ancora presso la Disney come disegnatore; ebbene in quel periodo scrisse il poema "Nightmare before Christmas", una specie di canto di Natale corredato dalle sue formidabili illustrazioni. Tim con l'aiuto dell'amico e collaboratore Rick Heinrichs, progettò fin da allora un film d'animazione, ma l'opera risultò piuttosto complessa quindi venne accantonata e si puntò alla realizzazione del corto Frankenweenie. Nel 1990, dopo il clamoroso successo di Batman, Tim Burton ripescò la vecchia storia natalizia e si convinse che era giunta l'ora di metterla in scena. Nightmare Before Christmas venne congegnato come un classico film musicale, genere tanto caro alla Disney che all'epoca possedeva i diritti della storia, ma fonte di ispirazione non fu nessun cartoon disneyano bensì: Mad Monster Party, vecchio film horror che annoverava tra i protagonisti un insolito Boris Karloff canterino. La regia di Nightmare venne affidata ad un esperto d'animazione quale Henry Selick, anche perché Burton stava contemporaneamente girando il seguito di Batman (avvenimento che non lo distolse da essere un attento produttore, sceneggiatore e anche creatore di personaggi della sua fiaba). Le riprese del film cominciarono nel 1991 a San Francisco, furono lunghe e assai difficoltose, ma alla fine si riuscì a dar vita in maniera perfetta al sogno di Burton.
La storia appare ricca di spunti che sono ricorrenti nelle opere burtoniane, così viene affrontato il tema riguardante lo spinoso rapporto fra diversità e normalità, troviamo la malinconia che nasce dal fatto di non essere accettati dagli altri e il conseguente isolamento dell'individuo outsider, si sottolinea la voglia di fuggire dalla propria realtà per vivere in un mondo onirico, e si cerca di mettere in guardia noi spettatori dalle disavventure in cui incappiamo quando abbandoniamo i nostri panni per calarci in un ruolo che non ci appartiene. In più vi sono molti elementi figurativi propri dell'iconografia burtoniana, anche se il regista è H. Selick, lo zampino di Tim salta palesemente agli occhi. Ecco che nella città di Jack ritroviamo familiari paesaggi sepolcrali(simili a quelli che fanno da sfondo a Vincent, Frankenweenie, Edward mani di forbice ecc.), nebbie dense, cancelli che nascondono chissà quali segreti, personaggi proposti in maniera costante si pensi allo scienziato Finklestein, ci si prospettano curiosi marchingegni, scale ripide e case contorte, tutto è gotico, spettrale e poetico.
Molti sono i riferimenti ai film horror prodotti negli anni '30 dalla Universal, alla letteratura, alle arti pittoriche e si strizza l'occhio all'espressionismo cinematografico tedesco, così all'interno del film osserviamo accentuati contrasti di luci ed ombre, prospettive distorte, diretti omaggi al classico: Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene (1920). In tutto ciò Burton non nasconde la sua predilezione per la stagione invernale, già in altri racconti come Edward mani di forbice o Batman la presenza della neve creava una atmosfera da sogno, riproponeva lo stupore dell'infanzia, rasserenava come nella conclusione de Il mistero di Sleepy Hollow, e così qui magici fiocchi di neve, su uno sfondo nero, accompagnano Jack nel fatato reame del Natale e ricompaiono a suggellare il finale della favola, regalandoci attimi di tenero incanto. Insomma quest'opera a tratti malinconica e a tratti gioiosa riesce a trasmetterci, con tocchi di humour e cupo romanticismo, tutto l'amore di Burton per i suoi personaggi anticonvenzionali e per quelle due feste, così diverse, che finiscono col mischiarsi in modo geniale.