Recensione Rogue - il solitario (2007)

Un medio prodotto di intrattrenimento, che ben soddisfa la voglia di globalizzazione del cinema hollywoodiano più recente, nonostante una sceneggiatura spesso poco attenta nell'approfondire personaggi e situazioni.

Un killer a mezzo servizio

L'agente dell'FBI Jack Crawford cerca vendetta. Il suo collega Tom Lone è stato ucciso insieme a moglie e figlio da un killer di nome Rogue, ex agente federale trasformatosi in un'efficiente e spietata macchina per uccidere, ora al servizio della Yakuza. Mentre Crawford si getta anima e corpo in una caccia serrata al killer, si scatena una sanguinosa guerra tra gli Yakuza locali e gli esponenti della Triade (la mafia cinese), da anni divisi da un'antica faida tra famiglie malavitose. Ma qual è il vero ruolo dell'inafferrabile Rogue nello scontro che si va preparando?

Philip G. Atwell è un regista esordiente di origini televisive, con una solida esperienza nelle serie TV e nel videoclip; Jet Li e Jason Statham due attori ormai integrati nello star system hollywoodiano, sicuro richiamo per gli amanti del cinema d'azione; la trama, che fa confluire nell'ambientazione americana Triadi e Yakuza, Cina e Giappone, ben soddisfa la voglia di globalizzazione del cinema hollywoodiano più recente. Le premesse di Rogue - Il solitario, che sembrano indicare un medio prodotto di intrattenimento, figlio della tendenza alla fagocitazione di modelli culturali altri, e che sfrutta al più un limitato "esotismo" nelle tematiche, vengono in fondo rispettate. Certo, probabilmente l'operazione sarebbe potuta riuscire meglio con un Li in forma migliore (l'attore-atleta risulta qui piuttosto legnoso nella recitazione, oltre che poco impiegato nelle sequenze marziali) e con uno script un po' più attento allo sviluppo di personaggi e situazioni. Lo scontro a distanza tra i due protagonisti è portato avanti lungo binari già visti e risaputi, mentre il personaggio di Crawford viene sviluppato in modo monocorde e poco credibile, così come la sua ossessione per la cattura del killer. Il climax che la sceneggiatura cerca di creare, tutto teso verso il confronto finale tra i due antagonisti, non sortisce grandi risultati in termini di coinvolgimento emotivo.

Tuttavia, la regia di Atwell (che tradisce in modo piuttosto chiaro le sue origini nel videoclip) risulta abbastanza solida ed efficace, mentre l'insolita parsimonia con cui vengono dosate le scene d'azione finisce per giovare complessivamente al film. I pochi combattimenti che vedono Li protagonista sono ben coreografati da un Corey Yuen che continua a fare la spola tra Hollywood e Hong Kong, mentre si segnala anche un buon inseguimento automobilistico, teso e ben diretto. Le svolte, comunque non del tutto inattese, che i due sceneggiatori (gli esordienti Lee Anthony Smith e Gregory J. Bradley) hanno voluto inserire nella parte finale posseggono una loro, seppur semplice, efficacia. Restano comunque le carenze di una sceneggiatura che, proprio in virtù del suo puntare maggiormente sullo sviluppo dell'intreccio piuttosto che sulle sequenze d'azione, avrebbe meritato una cura complessiva maggiore. Così, questo Rogue - Il solitario finisce per funzionare solo in parte e a intermittenza, anche tenendo ben presente il contesto cinematografico in cui si muove. E, probabilmente, anche il pubblico a cui è rivolto finirà per storcere il naso, nel vedere un Jet Li più svogliato e sottoutilizzato del solito.

Movieplayer.it

2.0/5