Un Giallo dalla conclusione inattesa
La distribuzione cinematografica italiana, nei mesi estivi, non finirà mai di stupire. Che i mesi da giugno a settembre siano soprattutto quelli dei ripescaggi degli scarti di magazzino, dei riempitivi per non tener chiuse le sale e delle pellicole di genere, spesso di infimo livello, è italica abitudine ormai nota da tempo; ma che addirittura, dopo due anni, si sia andati a recuperare un film dalle infinite traversie, già da molti mesi uscito in DVD e Blu-ray, come Giallo di Dario Argento, è una cosa al di là di ogni comprensione. Come molti sapranno, il tuttora ultimo film di Argento (il nuovo Dracula 3D è atteso per il 2012) è datato 2009 ed è rimasto per più di un anno in standby, a parte qualche apparizione in festival specializzati, prima di approdare direttamente sul mercato dell'home video nello scorso novembre. In mezzo, c'è stata una causa intentata (e vinta) dal protagonista Adrien Brody nei confronti della produzione, per mancato adempimento contrattuale e appropriazione indebita della sua immagine pubblica; inoltre, lo stesso Argento sarebbe rimasto estremamente deluso dal comportamento dei produttori, rei di aver di fatto bloccato la distribuzione del film in sala e condannato il film a un immeritato (a suo dire) oblio. Ora, sorprendentemente, Giallo (ribattezzato per l'occasione Giallo/Argento) approda nelle sale italiane in poche copie, per quegli spettatori distratti che ancora non avranno avuto modo di vederlo nella sua release per l'home video.

Si è già detto e scritto molto, sull'ormai pluridecennale declino artistico di Argento, e non è il caso di stare a ripetere qui le considerazioni (tuttora valide) già espresse in occasione dell'uscita delle sue precedenti pellicole. Va detto tuttavia che, a parere di chi scrive, questo pur mediocre Giallo/Argento è stato forse maltrattato oltremisura da molta critica, forse ancora irragionevolmente legata a un regista che, ormai da tempo, ha smesso di rappresentare ciò che rappresentava per il nostro panorama cinematografico. Alla luce di una trasformazione registica così evidente, resa più marcata di film in film, che ha progressivamente svuotato il cinema argentiano di tutte le caratteristiche che lo avevano reso così peculiare, è perfettamente inutile valutare un film come questo usando capolavori come Profondo Rosso (ma anche pellicole minori come Opera) come metro di paragone: è ormai chiarissimo che quel Dario Argento non tornerà mai, che quello sguardo è prosciugato, esaurito, che probabilmente non ci sono più neanche la voglia, e gli stimoli, per tornare a proporre un cinema come quello. Stabilito questo, si può serenamente parlare di questo film come di un thriller di fattura medio/bassa, piuttosto televisivo nella confezione e nell'impostazione (nonostante la truculenza di alcune sequenze) registicamente abbastanza anonimo e privo di guizzi.

Movieplayer.it
2.0/5