Piccolo e muto inframezzo cinematografico per l'impegnatissimo David Harbour. L'amato interprete di Jim Hopper è infatti pronto a riprendere il ruolo nella quinta e ultima stagione di Stranger Things e girare insieme anche l'atteso Thunderbolts per i Marvel Studios, dove tornerà a vestire i panni di Red Guardian. Intanto si gode lo status di caratterista cult grazie a Tyler Rake, al recente Una notte violenta e silenziosa di Tommy Wirkola e al prossimo Gran Turismo, adattamento dell'omonimo videogioco di corse automobilistiche diretto da Neill Blomkamp e in uscita ad agosto.
Padre, mentore e amico: questa la trinità interpretativa di Harbour, che l'attore rispecchia anche in Un fantasma in casa di Christopher Landon, ultimo progetto del performer americano e nuovamente targato Netflix. Una scelta curiosa che segue il tracciato dei b-movie di taglio autoriale e che lo vede calarsi nelle vesti ectoplasmatiche di Ernst in un film a suo modo emozionante che ha però davvero poco da aggiungere a un genere ormai saturo e bisognoso di più originalità.
Luci e ombre della ribalta
La storia di Un fantasma in casa ha uno degli incipit più classici di sempre. Non appena trasferitisi nella nuova casa in Illinois, Frank (Anthony Mackie) e la sua famiglia fanno la conoscenza di un indesiderato quanto sorprendente coinquilino dall'aldilà. A incontrarlo per primo e stringerci amicizia è il figlio minore, Kevin (Jahi Winston), ragazzo riservato e introverso con una grande passione per la musica. Questa sua profonda empatia lo aiuta a non temere Ernst, che pure se tenta di spaventarlo riesce solo a farlo ridere. In effetti non è un fantasma come tanti altri, né terrificante né affascinante. Anzi, è forse lo spirito meno glamour o iconico a cui si possa pensare: un uomo di mezza età con tanto di riporto in testa, dal viso rassicurante e con una davvero poco agghiacciante camicia da bowling.
A parte versi e mugugni di sorta, necessari all'attività infestatrice, Ernst è inoltre incapace di parlare. Una barriera che non impedisce all'intera famiglia di Kevin di conoscerlo e di sfruttarlo mediaticamente, chiamando in casa fantomatiche medium televisive (Jennifer Coolidge) e cercando di piazzare apparizioni e interviste tra carta stampata, internet e piccolo schermo. Nonostante tutto questo sembri inizialmente un'attività tranquilla e remunerativa, i problemi non tardano ad arrivare quando una branca segreta del governo guidata da Tig Notaro mette gli occhi su Ernst, che da parte sua comincia ad avere sprazzi del suo passato, desideroso di ricordare gli eventi della sua morte e il motivo che lo tiene bloccato in quella casa da più di 50 anni.
Nulla di nuovo sul fronte dell'orrore
Intendiamoci, Un fantasma in casa è una commedia horror piacevole e tutto sommato scorrevole al netto di una lunghezza un po' eccessiva per la qualità e la sostanza del racconto, eppure fa fatica a imprimersi. Si tratta di un more of the same di tanti altri lungometraggi, da Casper a Il fantasma del pirata Barbanera, dove si ribalta la figura dello spirito per costruire intorno alla stessa divertimento ed emozione. L'idea più originale è privare Ernst della sua voce e rimettere l'interpretazione di Harbour alla sola espressività fisica e facciale, sostanzialmente guardando indietro alla commedia slapstick inserito però in un contesto di genere decisamente diverso.
L'attore ha poi enorme talento a riversare l'intera sfera dell'intimità psicologica nei suoi sguardi o nell'impostazione delle labbra, motivo che rende chiara la scelta di Harbour per il ruolo, ma solo questo non basta per elogiare un film che nulla aggiunge e nulla toglie agli haunted house movies. La scrittura dei dialoghi è davvero semplice e sintetizzata e in generale è più facile sorridere di qualche momento che ridere per qualche battuta, mentre l'aspetto più orrorifico è del tutto edulcorato dalla ricerca di sentimentalismo. A un certo punto il film cambia persino pelle e introduce aspetti alquanto strambi e futuristici, perdendo completamente di credibilità in chiave di genere.
In realtà Christopher Landon ci ha abituati a titoli di questo tipo sia con Auguri per la tua morte che Freaky, ma forse lo slasher sferzato di comicità è più adatto alla sua firma rispetto alla ghost story pure impronta al teen-baiting. Convince invece con più decisione sul piano registico, imbastendo in più di un'occasione idee cinematografiche interessanti e funzionali, dalla camera fissa in apertura a un piano sequenza immersivo nell'ultimo atto; ma anche un paio di scene d'azione appaiono onestamente azzeccate. Ciò detto, Una fantasma in casa è più una comfort comedy che una storia di spettri ben ragionata, senza particolari guizzi narrativi o virtuosismi stilistici, curiosamente più emozionante che d'impatto.
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Conclusioni
In conclusione, il nuovo film scritto e diretto dall'autore di Freaky e Auguri per la tua morte si rivela un more of the same di molte altre ghost story macchiate di emozione e commedia. Un titolo votato al sentimentalismo e allo slapstick molto più convincente sul piano registico di quello narrativo o dialogico, con un David Harbour privo di voce e dal talento ridotto qui più caratterista che mai. Una comfort comedy senza infamia e senza lode.
Perché ci piace
- La regia di Christopher Landon a volte inventiva e vincente.
- David Harbour come non lo avete mai visto.
- Sa emozionare.
Cosa non va
- Non aggiunge nulla al genere e anzi ha il forte sapore di già visto.
- La scrittura della storia è davvero semplice nonostante aggiunga tanti elementi di diversificazione.
- Da Anthony Mackie a Jennifer Coolidge, il cast di contorno non convince.