Un 'Crash' contro la guerra
Patriottismo esasperante, frustrazione e paura. Un mix letale che fa perdere il senso della realtà ai soldati di ritorno dalla guerra in Iraq.
Paul Haggis firma sceneggiatura e regia di un film controverso e toccante, In the Valley of Elah. Un cast formidabile per raccontare il coraggio di combattere, nella vita come in battaglia; la sofferenza e la difficoltà del tornare alla normalità; la follia nel non riuscire a trovare un equilibrio tra vita e morte.
Come Brian De Palma con Redacted, anche Haggis sceglie il festival di Venezia per affrontare con sfrontatezza il duro tema della guerra.
Finalmente al cinema si parla del post-Iraq, si tenta di rappresenta il disagio dei giovani soldati americani e si mostrano i retroscena di un'orribile guerra. Un film necessario, come lo sono stati quelli che hanno raccontato il Vietnam, una pellicola che costringe con la sua crudezza ad aprire gli occhi sulla realtà dei fatti. È un tuffo al cuore dei miti e delle convinzioni americane, un giustissimo schiaffo morale ad un orgoglio fin troppo patinato.
Tommy Lee Jones è Hank Deerfield, un ex sergente della polizia militare alla disperata ricerca di suo figlio Mike, giovane soldato rientrato dal fronte iracheno e poi sparito. Gli sforzi del padre nell'indagare sulla misteriosa scomparsa del ragazzo sembrano però vani, perché l'esercito blinda il caso e non collabora. Ad aiutarlo sarà quindi una riluttante investigatrice, Emily Sanders (Charlize Theron), un animo sensibile che lotta per mantenere la sua posizione tra i colleghi poliziotti spudoratamente maschilisti.
La ricerca s'inoltrerà in un thriller doloroso, dove coraggio e orgoglio nazionale collideranno con paura e rimorso, spingendosi fino alle più estreme conseguenze.
Hank, un uomo forte e rigoroso, preciso e metodico, zoccolo duro della vecchia guardia, che non si ferma davanti a niente e non cede mai, si scontra con i propri limiti piegandosi di fronte al dolore della perdita del figlio.
Parallelamente, Emily compie il percorso opposto: presentata inizialmente come una donna fragile, si rivela poi più forte delle aspettative, riuscendo a far valere la propria autorità e ad abbattere spesse mura di ipocrisia militaresca.
La guerra è mostrata nel suo lato peggiore e perverso, nella perdita di umanità e di coscienza, nel dolore che porta via ogni senso, nella violenza come connaturata arma di sopravvivenza.
Un film appassionante e a suo modo commovente, senza una ricerca di lacrime scontate, ma portatore di una sofferta e struggente nuova consapevolezza che lascia senza parole.