Ultraman, la serie del 1966 di origine giapponese, torna in versione anime su Netflix con una nuova veste, moderna e certamente più accattivante, disponibile dal 1 aprile 2019. Quello del colosso dello streaming è il primo anime interamente realizzato con la tecnica di animazione denominata 3DCG ed è diretto da Kenji Kamiyama e Shinji Aramaki. I due registi hanno dato vita a 13 episodi, da circa 24 minuti l'uno, che, come diremo in questa recensione di Ultraman, si mantengono fedeli allo spirito del prodotto degli anni sessanta apportando, però, una dose importante di innovazione non costruendo un banale remake ma uno spin off che possa raccogliere la pesante eredità del suo amato predecessore.
Ma prima di tutto rinfreschiamoci la memoria: chi era Ultraman? Ultraman è un valoroso componente della guarnigione degli ultra, un gruppo di soldati intergalattici paladini della giustizia, ma mentre è in missione per scortare il mostro Bemular al Cimitero spaziale entra in collisione con una navicella della Pattuglia scientifica, un'organizzazione terrestre atta alla sicurezza del pianeta Terra, all'epoca minacciato da feroci mostri preistorici. Durante l'incidente Bemular riesce a liberarsi e a rifugiarsi sul nostro pianeta, uccidendo il pilota terrestre Hayata. Il soldato Ultra proveniente da una lontana Nebulosa, per salvarlo, deciderà di fondersi con lui riportandolo in vita. Da questo momento Hayata potrà trasformarsi in Ultraman per proteggere la terra dalla minaccia aliena.
Un trama che diventa spin-off
Come già accennato questa serie non tenta di ripercorrere le gesta dell'Ultraman di 52 anni fa, ma lo usa come punto di partenza per dare vita a un nuovo prodotto che mantenga intatta la nostalgia senza mostrarsi ripetitivo. Oggi la trama di Ultraman parte decenni dopo quella del precedente, il gigante di luce è ormai solo un ricordo celebrato con affetto e riconoscenza in un museo dedicato e persino Shin Hayata, che ne aveva vestito i panni, ha dimenticato l'accaduto ricoprendo la carica di ministro della difesa. Ma la pace che sembra regnare duratura sulla terra ha ormai le ore contate: una nuova minaccia aliena potrebbe essere implicata in alcuni incedenti verificatosi sul nostro pianeta. La Terra ha bisogno di un nuovo eroe che vesta i panni di Ultraman e lo trova in Shinjiro, figlio di Hayata, che sembra possedere incredibili capacità fisiche che gli permetteranno di vestire i panni del famoso eroe, non senza qualche difficoltà.
Nuovi personaggi eredi del passato
Nel far ripartire la storia qualche anno dopo che l'avevamo lasciata, questa serie di Ultraman ci presenta un interessante gruppo di personaggi: dalle vecchie conoscenze come Shin Hayata, colui che in passato si era fuso con l'Ultraman divenendo il guerriero di luce, a suo figlio Shinjiro, che dovrà raccogliere la sua eredità e ergersi a protettore dell'umanità contro la nuova minaccia venuta dallo spazio. Il ragazzo, però, è (come da tradizione nipponica) un liceale che scopre per caso di avere una super forza e nel momento in cui gli viene proposto di diventare il guerriero di luce è incerto se accettare o meno.
Saranno gli eventi a decidere per lui, in particolare l'incontro con una vecchia conoscenza di Ultraman, il cattivo Bemular, che qui, grazie a un restyling piuttosto radicale, ci appare estremamente simile nell'aspetto alla sua controparte. Avendo visto in anteprima solo i primi episodi non possiamo ancora parlare delle intenzioni o della caratterizzazione definitiva di questo nemico che, per ora si è mostrato solo in un combattimento "conoscitivo". Stesso vale per gli altri personaggi, preannunciati nel materiale promozionale, ma che nelle poche puntate viste non ci sono ancora stati presentati e che conosceremo come voi solo dal 1 aprile.
Cosa ne pensiamo di Ultraman?
Ciò che salta all'occhio dopo i primi minuti di visione è l'eccellente e radicale rivisitazione del design dei personaggi. Pur mantenendo un sottile filo di congiunzione col passato si è scelto di volgere lo sguardo al futuro reinventando tute e situazioni in chiave estremamente moderna: armature, veicoli e alieni pur rimanendo estremamente riconoscibili assumono una nuova caratterizzazione, più accattivante e al passo con i tempi, che li rende visivamente più gradevoli e di forte impatto. La pecca più grande arriva, però, con l'animazione digitale che non riesce a reggere il frenetico ritmo dei combattimenti, risultando spesso poco fluida e a risentirne maggiormente sono i personaggi, i cui movimenti vengono inevitabilmente penalizzati, conferendogli un'aria impacciata che di certo non giova alla spettacolarità degli scontri e alla riuscita generale di alcune scene d'azione. Superato lo scoglio dell'impatto visivo, l'Ultraman ci sembra comunque un anime da vedere su Netflix, un'operazione di pregio che sperimenta e reinventa, rilanciando alle nuove generazioni un personaggio mai dimenticato dalle vecchie e poco conosciuto alle nuove, che può comunque piacere, appassionare e ci auguriamo entri di nuovo nei cuori di tutti proprio come fu per noi ormai tanto tempo fa.
Conclusioni
Sintetizzando la nostra recensione di Ultraman possiamo affermare che quello di Netflix sia un prodotto effettivamente innovativo, non sceglie di ripercorrere il passato ma piuttosto guarda al futuro collegandosi alla storia degli anni sessanta grazie alla presenza di alcuni vecchi e amati personaggi che passano simbolicamente la staffetta alle nuove generazioni. Lo stile grafico, però, non convince a pieno: le animazioni digitali sono poco fluide e non riescono al reggere il frenetico ritmo dei combattimenti. L’anime di Ultraman ci sembra, comunque, una buona operazione che speriamo faccia amare anche alle nuove generazioni l’iconico guerriero di luce.
Perché ci piace
- Essendo uno spin-off della serie anni 60 ne raccoglie l’eredità risultando, però, estremamente contemporanea.
- Il design dei personaggi moderno e accattivante.
- L’inevitabile effetto nostalgia che suscita su chi ha visto in tenera età la serie originle.
Cosa non va
- Le animazioni per nulla fluide che penalizzano personaggi e combattimenti.