La recensione di Tutti parlano di Jamie deve necessariamente cominciare da lontano. È stata infatti una lunga passerella per Jamie: dal 17 settembre è su Prime Video il film di Jonathan Butterell ispirato al musical Everybody's Talking About Jamie (da lui stesso diretto), scritto e musicato da Tom MacRae e Dan Gillespie Sells, che ha debuttato a Sheffield nel 2017. Ma la sua storia è cominciata ancora prima.
Jonathan Butterell ha portato sul palco prima e sul grande schermo poi il documentario realizzato da BBC Three nel 2011 "Jamie: Drag Queen at 16", che racconta il percorso di Jamie Campbell, adolescente inglese originario di un piccolo villaggio vicino Bishop Auckland, nella contea di Durham, che sconvolse i suoi concittadini presentandosi vestito da donna al ballo di fine anno della scuola.
La crew di BBC3 ha seguito Campbell, e la mamma Margaret, durante la sua preparazione. Tacchi alti, parrucca bionda, vestito rosso: nonostante la scuola gli avesse caldamente sconsigliato di vestirsi in questo modo, il ragazzo non solo ha continuato per la sua strada, ma l'ha anche fatta immortalare dalle telecamere. Venti anni dopo tutto questo non ci sembra forse così straordinario, ma dobbiamo pensare che sono passati, appunto, venti anni. E non vent'anni qualsiasi: mai come in questo inizio di nuovo millennio si è parlato tanto di drag queen, gender e discriminazione. Ecco perché lo stesso film di Jonathan Butterell ammette apertamente che essere una drag queen è una rivoluzione.
"Essere una drag queen è una rivoluzione"
In Tutti parlano di Jamie seguiamo i sogni e le aspirazioni di Jamie New, interpretato dall'esordiente Max Harwood: lo troviamo il giorno del suo sedicesimo compleanno, con la mamma Margaret (Sarah Lancashire) disposta a tutto pur di vederlo felice. Gli prepara una torta, gli organizza una festa e gli regala un paio di scarpe rosso rubino con tacco altissimo. Come Dorothy ne Il mago di Oz, quando le mette ai piedi Jamie sa che quello è il suo destino: da grande farà la drag queen. Peccato che a scuola compagni di classe e insegnanti non vedano di buon occhio queste sue fantasie. Meglio: la sua professoressa non apprezza nessun tipo di fantasia. Esorta infatti i suoi studenti ad avere aspettative realistiche, a pensare a una professione concreta.
"Questa è una storia vera, noi ci abbiamo aggiunto canto e ballo" leggiamo all'inizio del musical di Butterell. Ed è proprio quello che fa quotidianamente Jamie: nonostante molti, perfino suo padre, lo ritengano sbagliato, lui va avanti e continua a cantare e ballare, immaginandosi su palchi prestigiosi, fasciato in abiti scintillanti. La strada verso la luce dei riflettori è però difficile: grazie a Hugo Battersby (Richard E. Grant), proprietario di un negozio di abiti vintage, che negli anni '80 si esibiva con il nome di Loco Chanelle, il ragazzo capisce che essere una drag queen non vuol dire soltanto mettersi una parrucca e truccarsi. È un viaggio alla ricerca della propria identità, un atto di coraggio, rivoluzionario, che permette di essere liberi nonostante la paura e i pregiudizi degli altri.
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"Out of the darkness into the spotlight"
Oggi grazie a reality show come RuPaul's drag race le drag queen sono molto più comuni e diffuse nell'immaginario collettivo. Come però ricorda Hugo/Loco Chanelle a Jamie, anni fa non era così: pensiamo ai Moti di Stonewall, iniziati a New York nel 1969 proprio dalla donna trans Sylvia Rivera, diventata un simbolo, a cui si fa risalire l'origine del movimento di liberazione gay e della lotta per i diritti LGBTQ+. Per non parlare dello stigma dell'AIDS negli anni '80, spesso associato al mondo gay e trans. Tutti parlano di Jamie è consapevole di questo doloroso bagaglio storico e vuole celebrare la gioia dell'essere una drag queen senza però dimenticare le discriminazioni ancora oggi pesantissime.
Ci vuole coraggio per essere se stessi ma, come dice Pritti (Lauren Patel), la migliore amica del protagonista, non bisogna aspettare che gli altri ti diano il permesso di farlo. Grazie ai numeri musicali tutto questo travagliato percorso di auto-accettazione è più facile da trasmettere: nonostante sia al primo ruolo cinematografico, Max Harwood è un animale da palcoscenico, carismatico, che ci prende per mano e ci porta immediatamente nel suo mondo. A rubare la scena è però Richard E. Grant: il veterano del teatro Shakespeariano qui si diverte visibilmente con la voluminosa parrucca di Loco Chanelle. Le sue scene valgono tutto il film. Tra i tanti consigli fondamentali che dà a Jamie c'è quello di fare pratica. Anzi: "Pratica! Pratica! Pratica!" Se la vita è un palcoscenico, ogni esibizione richiede grandissimo impegno. Anche perché non si può piacere a tutti: ci sarà sempre qualcosa per cui saremo giudicati. Come Pritti, una ragazza con nome indiano e di fede islamica, che sogna di diventare una dottoressa. Anche lei sembra un'anomalia. Tanto vale allora impegnarsi al massimo per fare al meglio ciò che ci rende felici.
Fatevi conquistare da Jamie e dai suoi numeri musicali
Oltre il trucco e le paillettes, Tutti parlano di Jamie è un classico viaggio di formazione, in cui il protagonista sogna ardentemente qualcosa e per ottenerla deve superare diverse prove. Venti anni fa Billy Elliot voleva studiare danza classica. Da sempre vediamo film sportivi in cui il protagonista - Rocky su tutti - cerca di farsi valere grazie alle sue doti fisiche e alla resistenza mentale. È nata una stella, con protagonista un'aspirante cantante, continua a commuoverci nonostante le innumerevoli rivisitazioni (l'ultima è A Star Is Born con Lady Gaga). Perché non farsi quindi trascinare anche da Jamie, che in più canta, balla e sa camminare perfettamente su tacchi vertiginosi. Che lo strumento per realizzare i nostri sogni sia un microfono, un paio di guantoni o delle scarpe con plateau, siamo tutti sulla stessa barca: cerchiamo di trovare il nostro posto del mondo. E quindi sì: "Out of the darkness into the spotlight".
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Tutti parlano di Jamie, il musical scritto e musicato da Tom MacRae e Dan Gillespie Sells ha una seconda vita al cinema, diretto sempre da Jonathan Butterell. L'esordiente Max Harwood è Jamie New, adolescente inglese che sogna di diventare una drag queen e vuole presentarsi vestito da donna al ballo della scuola. Attori perfettamente in parte (con un Richard E. Grant inedito che vale da solo la visione) e bei numeri musicali rendono piacevole la visione di questo musical disponibile dal 17 settembre su Amazon Prime Video.
Perché ci piace
- I numeri musicali.
- La presenza scenica dell’esordiente Max Harwood.
- Tutte le scene con un inedito e irresistibile Richard E. Grant.
Cosa non va
- Chi non ama i musical potrebbe non gradire, vista la presenza massiccia di canto e ballo.