Strano un documentario - ma soprattutto un omaggio e, quasi, un monumento - su qualcuno che è ancora in vita, eppure Peter Marcias ha osato tanto con Tutte le storie di Piera, dedicato a Piera Degli Esposti, straordinaria interprete del teatro e del cinema italiano, sempre un po' in disparte e forse per questo raramente ricordata tra i nostri grandi attori ancora in attività.
Il film di Marcias, presentato alla stampa a Roma alla Sala Trevi e in uscita dal 26 giugno, è prezioso proprio perché vale da testimonianza per un percorso biografico e artistico unico. Ma, forse, è ancora più prezioso vedere dal vivo la stessa Degli Esposti, venuta a presentare il film insieme al regista, per un conferenza che si è trasformata in un vera e propria performance teatrale. L'attrice, infatti, parlando del film a lei dedicato, ha arricchito il tutto con una serie di testimonianze e di ricordi, insieme commoventi e divertenti.
Ferreri, una storia d'amore
Al centro di Tutte le storie di Piera, oltre ad esserci la bellissima e intensa voce narrante della stessa Piera Degli Esposti, vi è ovviamente il racconto della sua vita, con particolare attenzione per il rapporto avuto con Marco Ferreri. Incontrato per aver sceneggiato insieme a lui il film Storia di Piera, tratto dall'omonimo romanzo scritto dall'attrice in collaborazione con Dacia Maraini, Ferreri è stato il grande amore di Piera : "Il periodo con lui è stato il periodo più felice della mia vita. Lui è dentro di me, è rimasto. Era severo e umorale, sembrava un preside. Ma, come a volte succede con professori e presidi, ci si può innamorare di questi personaggi. E poi lui era buono". Con grande arte scenica Piera Degli Esposti, al ricordo di Ferreri, mischia in maniera indissolubile autentica commozione e ricordo divertito, tanto da imitare più volte il buffo modo di parlare del regista di La grande abbuffata: "Prima c'era la moglie, poi ho avuto il coraggio dell'innamoramento. Quando dissi a Lina Wertmuller che mi piaceva [la regista è da sempre amica di Piera Degli Esposti, n.d.r.], lei non ci voleva credere. E mi ripeteva: ti piacerà il suo cinema, non lui come uomo. E io le dicevo: no, mi piace proprio lui e io piaccio a lui. Quando avevo un appuntamento con lui, come la scrittura di Storia di Piera o quella di Il futuro è donna [film di Ferreri del 1984, successivo di un anno a Storia di Piera e sempre scritto da Piera Degli Esposti e Dacia Maraini, n.d.r.], ero al massimo della felicità. È anche per questo che ho accettato la proposta di Peter Marcias di girare un film su di me, volevo parlare del mio amore per Ferreri attraverso il cinema, che era il suo ambiente".
Il teatro contro il cinema "centimetrale"
Piera Degli Esposti ha sempre preferito il teatro al cinema ma, paradossalmente, nella prima fase della sua carriera ha ricevuto molte più parti per il grande schermo che per il palcoscenico: "Il cinema l'ho trovato sempre troppo 'centimetrale', rinchiuso nelle inquadrature. Non c'è molto spazio per muoversi al cinema. Il teatro invece ti dà questa possibilità di muoverti, ma allo stesso tempo del teatro adoro la sua apparente capacità di fermare il tempo. Il mio desiderio maggiore infatti è sempre stato quello che il tempo non passasse, sin da quando ero bambina. A teatro ho sperimentato questo: la possibilità di rallentare il tempo, attraverso le prove, attraverso l'andare in scena e ripetere sempre le stesse battute. E alla fine è andata bene, per anni ho fatto solo teatro. Poi però un giorno, più di dieci anni fa, ho lasciato il palcoscenico. Si stava montando uno spettacolo su di me, ero ben pagata, tutti mi volevano, ma ad un certo punto ho detto: vado via, vado a casa. Sembrava un suicidio e invece è andata bene, perché mi ha chiamato Marco Bellocchio per L'ora di religione - Il sorriso di mia madre ed è arrivato un David di Donatello come miglior attrice non protagonista".
L'affetto come guida
Ma Piera Degli Esposti è un personaggio così unico perché, solo come alcuni grandi attori del passato, sa unire con naturalezza esperienza personale e discorso pubblico, per una figura di attrice che è diventata tale sulla scorta di un'infanzia particolare e di una madre preda di un "eccitamento maniacale", sublimato dalla figlia in palcoscenico. Il risultato di tutto ciò è la centralità che Piera Degli Esposti dà agli affetti: "Penso che non tutti siano così ossessionati dall'affetto. Ci sono persone che pensano di più ad altro, al denaro, alla popolarità, alla bellezza. Io ho il pensiero costante dell'affetto, dell'avere affetto intorno a me. Ho sempre paura di perderlo, di rimanerne senza. È per me di importanza fondamentale che io senta che una persona ha dell'affetto per me. E questo vale ovviamente anche quando lavoro". Tra tutti i registi con cui ha lavorato e che sono stati intervistati nel film - da Nanni Moretti allo stesso Bellocchio, fino a Paolo Sorrentino - l'attrice ricorda in particolare il recente incontro con Giuseppe Tornatore, per cui ha recitato ne La sconosciuta: "Sono rimasta felicemente interdetta dalla frase che dice Tornatore nel film: lei capisce se tu le vuoi bene. Sono stata benissimo con lui, mi ha accudito, mi ha trattato con una dolcezza enorme. Mi coccolava. Delle volte mi diceva: tu hai avuto molta pazienza nella vita, vero? Era come se sapesse tutto di me".
Storia di Piera, storia di un film
Non è stato facile girare Tutte le storie di Piera perché, purtroppo, come racconta Peter Marcias, mancava il repertorio audiovisivo: "Non c'è molto materiale di repertorio su Piera, mancano soprattutto riprese del teatro d'avanguardia che ha fatto. Ma quello che mi interessava davvero di lei, al di là di vecchie immagini che potevo ritrovare, era raccontare il percorso di questa grande personalità che si è formata a partire da alcuni terribili dispiaceri personali. Così lei ha conosciuto la sua arte attoriale. Perciò ad un certo punto ho capito che mi dovevo concentrare sulle parole di Piera. Abbiamo cominciato a fare delle lunghe chiacchierate a casa sua, circondati da quattro fonici, che registravano quello che dicevamo. Ho voluto raccontare il percorso di una persona che ha fatto quello in cui credeva. È un lavoro difficile, quello dell'attore, soprattutto in Italia". Ma il percorso artistico e umano di Piera Degli Esposti ci dimostra anche che il mestiere dell'attore è probabilmente il più bello e intenso che esista.