Tratta dal libro Washington's Spies: The Story of America's First Spy Ring dello storico Alexander Rose, TURN è la prima serie lunga che porta sullo schermo gli intrighi al tempo della guerra d'indipendenza americana. Trasmessa in USA da AMC si avvale di un cast con protagonista Jamie Bell, calato nei panni di Abraham Woodhull detto Abe, che fu tra i principali membri di un gruppo di spie al servizio di Washington, il Culper Ring.
La prima stagione racconta sostanzialmente la nascita di questa organizzazione, con il maggiore Benjamin Tallmadge che nella lotta contro gli inglesi inizia a servirsi di tattiche di intelligence. Il tutto è ambientato nel 1776, quando gli inglesi avevano riconquistato la costa e la città di New York respingendo le forze di Washington nell'entroterra e nelle foreste. Gli inglesi sono qui tirannici e spesso crudeli, in particolare il terribile ufficiale Simcoe, nemesi tanto politica quanto privata di Woodhull. Entrambi nutrono infatti sentimenti per Anna Strong ed entrambi non possono averla, Simcoe in quanto suo nemico giurato potrebbe solo prenderla con la forza mentre Woodhull, sposato con Mary, può al massimo avere con lei una relazione adulterina, oltretutto complicata dal fatto che il marito di Anna è un ribelle come Woodhull e un prigioniero di guerra dalle sorti incerte. Anna Strong è a sua volta un personaggio storico, secondo alcuni addirittura parte attiva del Culper Ring, una versione quest'ultima che chiaramente è perfetta per un racconto romanzato della cospirazione.
La zona grigia
Complica ulteriormente il gioco delle parti il padre di Woodhull, giudice della comunità di Setauket e principale punto di contatto tra le autorità inglesi e gli abitanti americani della zona. Costretto dalla sua posizione a sostenere la corona ha però anche a cuore suo figlio - nonostante alcune delusioni. Il suo ruolo dunque diventa una sorta di contenimento del danno, un tentativo di ammorbidire il giogo inglese, e dimostra la natura ontologicamente compromissoria della politica, soprattutto in situazioni di occupazione. Ancora più ambiguo è poi Robert Rogers, anomalo ufficiale inglese che si muove tra le foreste affiancato dai suoi ragners, qui ridotti a un silenzioso nativo americano e, successivamente, a un ex-schiavo nero. In pratica un terzetto di reietti che presto si scontra anche con la corona inglese, assumendo una posizione dalle non poche zone d'ombra. La figura storica di Rogers è quella di uomo fedele soprattutto ai suoi rangers, che pagava di tasca propria coprendosi di debiti. Eebiti di cui la corona inglese ritardava il pagamento e che erosero negli anni la sua fedeltà, tanto che durante la guerra d'indipendenza il suo ruolo rimane tutt'ora poco chiara agli storici, sebbene negli successivi continuò a schierarsi con gli inglesi.
The Fog of War
Realizzare una serie in costume è notoriamente un'impresa economicamente dispendiosa e in Turn è abbastanza evidente, fin dai soli dieci episodi commissionati rispetto ai soliti 13 delle serie AMC, che non c'era l'intenzione di realizzare un'epica. Del resto un confronto con la lussuosa John Adams, rastrellatrice di ogni Emmy immaginabile qualche anno fa per HBO, sarebbe stato un suicidio. Inoltre l'intrigo spionistico non richiederebbe un afflato epico, ma anche il cappa e spada, per quanto interessante, è raccontato in una fase ancora embrionale e non riesce a decollare. Non è un caso che la puntata migliore sia quella in cui Tallmadge viene addestrato nell'arte dell'intelligence e incontra Washington.
Il resto invece è fin troppo un dramma da camera con i consueti amori impossibili e i sadici occupanti inglesi, materiale a ben vedere quasi da telenovelas che la scrittura di Turn non riesce a elevare più di tanto. I problemi produttivi della serie sono particolarmente vistosi nella trasferta a New York, che di fatto è più o meno ridotta a un vicolo, e nell'uso di un pessimo green screen a basso costo in alcune scene, fortunatamente poche, ambientate in mare. Problemi che si sono fatti sentire: sebbene gli ascolti siano stati inizialmente buoni la serie ha raccolto tiepide recensioni della prima stagione e il totale disinteresse degli Emmy. Ciò nonostante è stata rinnovata da AMC i cui dirigenti si dichiarano fiduciosi che il suo successo crescerà con il tempo. Rimane la sensazione di un'occasione mancata e solo con un netto cambio di marcia la seconda stagione potrebbe trovare una ragion d'essere alla serie. Il curriculum dell'autore Craig Silverstein, con alle spalle flop come Terra Nova e K-Ville, non dà però adito a grandi speranze.
Conclusione
Lo spionaggio al tempo della Guerra d'Indipendenza americana muove i primi stentati passi e lo stesso fa Turn, con alle spalle una produzione non sempre convincente nonostante un cast discreto.
Movieplayer.it
2.0/5