All'inizio della sua storia, Simon ci tiene a farci sapere una cosa: lui è un ragazzo normale. Forse un po' più normale degli altri, direbbe qualcuno, visto il benessere in cui è cresciuto, con due genitori belli, affermati e ancora innamorati dopo vent'anni di matrimonio, degli amici preziosi con cui fare tutte le cose che fanno gli adolescenti, e che noi ci siamo dimenticati, e spendere la munifica paghetta, viaggi in Europa, un'automobile tutta sua, e la prospettiva della fine imminente del liceo che apre la via al suo futuro. Ma Simon ha un segreto, ed è un segreto che turba e vela di malessere questa vita "normale" di adolescente privilegiato.
Quando un utente anonimo, che si firma Blue, lancia un messaggio pubblico rivelando la sua difficoltà nel rivelare al mondo che è gay, Simon non esita a contattarlo. Perché non aspettava altro: Blue e Simon - o, come si firmerà nella loro corrispondenza segreta, Jacques - hanno lo stesso segreto. Quel rapporto epistolare servirà ai due ragazzi a prepararsi a "confessare" a famiglia e amici quello che nessuno dovrebbe dover "confessare", perché non siamo solo il nostro orientamento sessuale, (uno dei momenti più divertenti dello script di Elizabeth Berger e Isaac Aptaker è quello in cui Simon immagina gli amici etero annunciare ai genitori di essere, appunto, etero), ma farà anche scoccare una freccia dall'arco di Cupido.
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La teen comedy versione arcobaleno
Il filone della commedia adolescenziale negli Stati Uniti è un sottogenere con una dignità tutta sua, che fa capo a un autore di culto come John Hughes; il film di Berlanti vi si inserisce con grande naturalezza, aggiornando il linguaggio ai tempi che corrono e cambiano forsennatamente, al punto che un ragazzo con gli affetti e i vantaggi di Simon che non riesca a dire agli altri che è attratto da persone del suo stesso sesso è un caso bizzarro. Eppure nella maggior parte delle scuole è ancora così: i ragazzi sono lasciati soli a gestire i propri dubbi e le proprie crisi di identità da genitori impegnati e imbarazzati e impreparati e da istituzioni non hanno budget per assistenza psicologica o rinunciano all'insegnamento dell'educazione sessuale per evitare gli attacchi delle associazioni conservatrici. La soluzione il più delle volte - sappiatelo, genitori - è il porno on line.
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Gli aspetti più difficili, scabrosi, dolorosi - ma anche più autentici - della scoperta della propria sessualità non interessano particolarmente a Berlanti e ai suoi sceneggiatori, che si preoccupano più di "normalizzare" la vita di un diciassettenne gay, mostrando come possa benissimo esserci lui al centro di una commedia romantica a chi fino ad ora, per problemi suoi, ha pensato il contrario. In pari misura, gli autori si preoccupano di farci divertire e ci riescono, perché Tuo, Simon è una commedia con un buon ritmo, qualche idea azzeccata di messa in scena (come il buffo entr'acte alla Glee), attori di talento e dialoghi frizzanti, nonché costellata di una miriade di inevitabili ma accattivanti riferimenti pop e arricchita da una selezione musicale che porta la firma di Jack Antonoff, musicista e produttore che, per chi non lo sapesse, ha contribuito a recenti trionfi di giovani star come Lorde e Taylor Swift.
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Lontani da Tredici
Insomma, nonostante i due attori in comune Tredici (Katherine Langford e Miles Heizer, ovvero Hannah Baker e Alex Standall), Tuo, Simon non ha molto a che spartire con la hit series di Netflix e l'esplorazione consapevole e audace di temi delicati che riguardano i teenager; e non c'è nulla di male in questo se lo scopo è quello di raggiungere i ragazzi e le famiglie nella maniera più indolore e complice possibile. Dal punto di vista della struttura narrativa il film è poca cosa, con gli sviluppi legati agli sforzi da detective di Simon che cerca di scoprire l'identità di Blue e una minaccia di pubblicare il loro carteggio che finisce per fare precipitare gli eventi. Ma tanto basta a tenere insieme con successo l'ensemble capitanato da Nick Robinson, già apprezzato nei panni dei un teenager etero e piuttosto popolare con le ragazze in Jurassic World; i suoi comprimari sono un po' sottoutilizzati, in particolare Langford, ma lo script riesce ugualmente a dare varietà all'intreccio toccando anche i loro desideri, il loro subbuglio interiore. Logan Miller, nei panni dell'imbranato senza speranza del caso, in un paio di momenti, ruba la scena a tutti e a tutto, tranne che al sorriso di Alexandra Shipp. Sul fronte degli adulti, a sopperire al grigiore di una coppia Jennifer Garner/Josh Duhamel un po' indigeribile ci sono i meravigliosi Tony Hale e Natasha Rothwell, i docenti che tutti avremmo voluto avere al liceo.
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Insomma, se cercate al cinema un racconto di formazione dirompente e realistico, consapevole e coraggioso, o anche profondo e poetico, potete rivolgervi altrove: troverete La vita di Adele, Moonlight e Chiamami col tuo nome e vi garantiamo che sarete soddisfatti. Se vi basta una piacevole e divertente romcom che si trasforma in un inno - un po' sfacciato, un po' ingenuo, ma mai ipocrita - all'inclusività e all'amore, buon divertimento con Tuo, Simon.
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3.0/5