La recensione di Trollhunters: L'ascesa dei Titani comporta una certa malinconia, perché questa volta diciamo veramente addio al mondo di Arcadia, dopo il cliffhanger che aveva chiuso la miniserie sui maghi lo scorso anno (una decisione un po' stramba per chi non fosse ancora stato al corrente dell'esistenza del film, annunciato un po' in sordina nello stesso periodo). Diciamo addio al mondo ideato da Guillermo del Toro e DreamWorks Animation per Netflix, un'avventura fantasy durata sei anni attraverso tre diversi progetti seriali - per un totale di 88 episodi - e questo film che funge da grande crossover finale, ma con netta attenzione preponderante al primo dei tre titoli coinvolti, come si evince dal nome ufficiale del progetto. Un crossover che segna la fine di un viaggio che fin dall'inizio è stato all'insegna della malinconia a causa di circostanze indipendenti dalla volontà dei produttori: la prima stagione ha infatti debuttato pochi mesi dopo la morte di Anton Yelchin, che prestava la voce al protagonista Jim Lake Jr. ed era riuscito a completare quasi tutte le sessioni di doppiaggio per la serie iniziale (dalla terza annata in poi è stato sostituito da Emile Hirsch).
Una battaglia titanica
Dopo un breve riassunto che spiega a grandi linee quanto accaduto nei tre capitoli del ciclo di Arcadia (Trollhunters, 3 in mezzo a noi: I Racconti di Arcadia e I maghi: I racconti di Arcadia) entriamo subito nel vivo dell'azione: la minaccia di turno non è più costituita dai troll cattivi o da armate aliene, ormai un lontano ricordo, bensì da due maghi primordiali che intendono rimodellare la Terra - di cui loro sono stati i creatori - a loro piacimento per eliminare la razza umana, rea di aver devastato il pianeta. Per fare ciò hanno bisogno di Nari, la terza adepta del gruppo, che ha invece deciso di allearsi con i buoni. Il loro piano: risvegliare i Titani, che uniti avranno il potere di riplasmare il nostro mondo. Per fermarli, Jim Lake - attualmente sprovvisto dell'armatura datagli da Merlino - deve escogitare un piano insieme ai suoi alleati, per una corsa contro il tempo che comporta un vero e proprio giro del globo terracqueo in cerca di nuovi alleati e oggetti mistici da poter usare. Tutti sono pronti per la battaglia finale, che potrebbe mettere a rischio l'intera città di Arcadia, il cui ruolo nella storia è più specifico di quanto avessimo potuto immaginare.
Tirare le somme magiche
Il film è la summa di tre diverse diramazioni della stessa storia, ma anche della poetica di Guillermo del Toro, appassionato di fantasy, fantascienza e storie che danno un lato umano alle creature mostruose. In questa sede non mancano gli omaggi espliciti alla sua opera (in particolare una battaglia acquatica che è un omaggio voluto e spettacolare a Pacific Rim), ma si ribadisce anche quello che è stato un po' il mantra del cineasta messicano e dei suoi collaboratori sin dal primo episodio del franchise, quasi cinque anni fa: grazie al medium dell'animazione, e alla partnership preziosa con la DreamWorks di cui il regista è stato consulente creativo per diversi anni, è stato possibile portare sullo schermo svariate variazioni su un tema che in versione live-action avrebbe richiesto un budget spropositato (viene in mente il motivo per cui lui non ha mai potuto girare il capitolo finale della sua trilogia di Hellboy). Rimane però, del live-action, l'idea che l'avventura sia da prendere sul serio, con fallimenti e a volte anche dei decessi, una filosofia che si riflette nelle scelte estetiche - i giochi di luci e ombre - che fanno di questo il prodotto più maturo della DreamWorks Animation insieme al franchise di Dragon Trainer.
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È un'avventura epica e intima, la cui maturità visiva va di pari passo con quella narrativa, portando alla giusta conclusione varie storyline rimaste in sospeso e chiudendo il tutto in un modo che omaggia l'intera storia del ciclo di Arcadia (e anche se - ufficialmente, leggendo i titoli di coda - non ci sono frammenti d'archivio di Anton Yelchin in questa sede, il suo spirito rimane presente in alcuni momenti clou del lungometraggio). È un po' un Avengers: Endgame, anche nel senso che difficilmente attirerà nuovi spettatori essendo il culmine di un progetto multiforme che esiste da alcuni anni. Ma per chi ha seguito le storie di Jim, Claire, Blinky, Toby, Aja, Krel, Varvatos, Douxie e Archie sin dall'inizio, il divertimento è garantito, insieme a non poche lacrime man mano che ci si avvicina alla fine definitiva. Arcadia si congeda dal suo pubblico, ma grazie a Netflix sarà possibile tornare a visitare quel luogo, una cosa che lo stesso film incoraggia invitandoci a ripensare a certi momenti delle serie che lo hanno preceduto. Un ciclo magico a ripetizione che si presta bene alla pratica del bingewatching, anche se è difficile negare che almeno per il film non sarebbe stato male poterlo apprezzare sul grande schermo.
Conclusioni
Terminiamo la recensione di Trollhunters: L'ascesa dei Titani, ribadendo come si tratti del film d'animazione che chiude il ciclo di Arcadia immaginato da Guillermo del Toro per Netflix. Un'avventura epica e intima ricca di spettacolo e pathos, ma non del tutto accessibile per chi non conosce le serie precedenti.
Perché ci piace
- L'apparato visivo del franchise raggiunge nuove vette.
- I personaggi mantengono intatto il loro carisma.
- La commistione di generi e toni è gestita egregiamente.
Cosa non va
- Alcuni passaggi sono, per quanto volutamente, un po' elementari.
- Visione sconsigliata a chi non ha mai visto le serie del ciclo di Arcadia.