Nella città di New York, alcuni individui vengono uccisi da un sicario che utilizza una pistola col silenziatore. L'azione temporale si sposta avanti di un anno e troviamo Nicolas Shaw, ex membro delle forze speciali americane ora ritiratosi, godersi la sua nuova vita in una tranquilla cittadina di provincia. L'uomo ha dei ricordi confusi di un suo recente passato, flashback nei quali viene torturato da qualcuno che lo costringe a fare i nomi di alcuni dei suoi colleghi, proprio coloro uccisi dodici mesi prima. Come vi raccontiamo nella recensione di Trigger Point, la piccola comunità dove ora viva rischia di essere messa a soqquadro da alcuni membri dell'agenzia, ora sulle tracce di Nicolas. Il suo ex capo è infatti intenzionato ad assegnargli una nuova missione, relativa al recupero e salvataggio della di lui figlia Monica, rapita da un certo Quinton. Ma ben presto Nicolas scoprirà di non potersi fidare di niente e nessuno nella sua ricerca della verità.
Nel vivo dell'azione
Nelle intenzioni del regista e della produzione sarebbe dovuto essere l'inizio di una potenziale trilogia e/o addirittura saga, con John Wick quale ambizioso metro di paragone. Ma la scarsa risonanza che ha avuto sul grande pubblico e un responso critico non certo entusiasmante hanno castrato sul nascere le ambizioni di partenza, consegnando Trigger Point alla lunga lista di titoli "vorrei ma non posso". Non che potessero esserci molti dubbi a riguardo, dato che ci troviamo di fronte a un film modesto e soprattutto poco comprensibile, che sin da subito getta un sacco di informazioni in faccia allo spettatore senza premunirsi di esporre con i giusti tempi e modi il relativo background: una scelta che depotenzia sul nascere la forza della storia e dei personaggi, che risultano inermi pedine in un gioco più grande di loro.
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Cosa ci siamo persi
Sembra come un potenziale spin-off di una serie televisiva, nel quale chi guarda dovrebbe ipoteticamente essere già informato sul passato dei protagonisti, ma Trigger Point è appunto come appena detto il primo, e unico, capitolo di un mancato, monco, franchise. Un peccato da un lato, giacché pur nella sua inconsistenza narrativa qualche spunto discreto era insito nel personaggio di Shaw, anche grazie alla buona prova di un attore quanto mai sottovalutato quale Barry Pepper. Tra flashback in bianco e nero che ripercorrono confusamente un tormentato evento scatenante, un prologo che butta subito una triplice esecuzione di figure a noi sconosciute e la presenza di figure secondarie che appaiono per scomparire nell'arco di pochissimi secondo, la sceneggiatura e la relativa messa in scena appaiono all'insegna dell'improvvisazione, senza un reale senso di costruzione del racconto e dell'immagine.
Fino alla fine
Questo correre esasperato non è manco giustificato dall'esigua durata, ottanta minuti appena, e invece di tagliare a più non posso sarebbe stata necessaria una maggior esposizione di fatti e umori, che invece rimangono per l'appunto sbiaditi e in superficie. Impossibile appassionarsi a figure così cristallizzate, dalle motivazioni labili che si rifanno forzosamente ai classici giochi e doppi giochi tipici degli spy-movie d'ordinanza, tradimenti e colpi di scena naturalmente annessi in duplice copia. L'epilogo lascia come detto aperte le porte a quel secondo capitolo poi mai realizzato - e ad oggi, a due anni di distanza da questa prima installazione, è difficile prevedere una tardiva luce verde - e non fa che confermare tutte le lacune di un'operazione che parte da una premessa paradossale, ovvero che il pubblico sia introdotto più del film stesso al relativo universo descrittivo: una richiesta troppo invasiva anche per lo spettatore più volenteroso.
Conclusioni
Un ex agente segreto che ha dei vuoti sul proprio passato viene contattato dal suo fu capo per prendere parte a una missione relativa al salvataggio della figlia, ma scoprirà ben presto di essere finito in qualcosa di più grande di lui e la verità farà più male del previsto. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Trigger Point, ci troviamo davanti a un thriller spionistico che parte da una premessa risibile nel suo gettar in faccia al pubblico personaggi e informazioni senza un adeguata introduzione e/o background, con tutto che avviene in maniera rocambolesca e frettolosa. Un film privo di sostanza che spreca le potenzialità di partenza e la performance di un pur apprezzabile Barry Pepper, chiudendo sul nascere la preventivata trilogia all'origine.
Perché ci piace
- Barry Pepper ha la faccia giusta...
Cosa non va
- ...ma il suo personaggio è vittima del caos narrativo generale.
- Una storia confusa e con più domande che risposte.
- Messa in scena che segue l'anarchia della sceneggiatura.