Il 26 giugno uscirà nelle sale italiane uno dei titoli più attesi della stagione estiva che, da qualche anno a questa parte, vive un nuovo splendore grazie al cambiamento di rotta della major hollywoodiane, in passato molto restie a riservare titoli di punta per i mesi caldi. Protagonisti di Transformers - La vendetta del caduto, oltre ovviamente ad Autobot e Decepticon, che appaiono entrambi a ranghi molto infoltiti, sono ancora una volta Sam Witwicky, l'eroico adolescente che nel primo episodio si schierò dalla parte degli Autobot in difesa della Terra, e la sua ragazza Mikaela. Per i due è però giunto il momento di separarsi: il ragazzo si trasferirà infatti al college, gettando nello sconforto anche il fido Bumblebee, rimasto con lui in forma di Camaro, e lasciato in custodia agli strambi genitori. Ma anche per gli altri Autobot le cose non si mettono bene: il Consulente della Sicurezza Nazionale vorrebbe infatti far chiudere il NEST (l'agenzia che ha raccolto l'eredità del Sector 7) e lasciare i robot al loro destino, convinto che, senza loro tra i paraggi, l'umanità sarebbe al riparo da eventuali minacce aliene.
Non ha fatto i conti, però, con l'effetto inaspettato che il contatto con un frammento residuo dell'AllSpark provocherà a Sam, rendendolo la chiave per arrivare alla fonte di un incredibile potere su cui Megatron, resuscitato dal mellifluo Starscream, vorrebbe mettere le mani. E non per se stesso: dietro il malvagio leader dei Decepticon si cela una figura ancora più inquietante, il cui passato affonda le radici nelle origini stesse della civiltà umana. Alla conferenza stampa di presentazione della pellicola erano presenti, oltre al produttore Lorenzo di Bonaventura, gli attori Josh Duhamel (Maggiore Lennox), Tyrese Gibson (Sergente Epps) e Ramon Rodriguez (Leo Spitz, il compagno di stanza di Sam all'università).
Come nel primo episodio, si è puntato molto sull'aspetto del divertimento. Come avete lavorato sull'elemento comico?
Ramon Rodriguez: Già il nome del mio personaggio è comico, quindi figuriamoci... Abbiamo improvvisato molto, con Michael possiamo essere creativi. Lui stesso ha un grande senso dell'umorismo, e se riuscivi a farlo ridere, allora capivi che quello che facevi era ok. Anche Turturro ha una grandissima verve comica, ci siamo divertiti a improvvisare insieme.
Lorenzo di Bonaventura: Ci troviamo perfettamente a nostro agio con l'elemento comico, anche perché il primo film ci ha permesso di esserlo, considerata l'ottima risposta del pubblico. La domanda che Michael si fa sempre è "come possiamo rendere la scena più divertente"?
C'è stato un salto in avanti a livello di software. Come lavorate con le persone coinvolte nella realizzazione tecnica? Influiscono sulle vostre decisioni?
Lorenzo di Bonaventura: Abbiamo lavorato con Industrial Light & Magic e Digital Domain, che sono l'eccellenza in questo campo. All'inizio non ci si rende mai conto di cosa si può fare e cosa no, ma molti ci hanno fatto notare che c'erano cose da migliorare, come ad esempio per quanto riguarda i movimenti, che dovevano essere più fluidi, anche se comunque robotici. Abbiamo imparato molto dalle sfide poste dal primo film, e davvero non si sa mai dove si va a finire quando si inizia.
Gli attori interagiscono maggiormente con i robot. E' stato difficile?
Tyrese Gibson: Quando si lavora in un film come questo bisogna prima di tutto ascoltare molto e fare esattamente quello che Michael Bay ti dice di fare. Poi rivedendoti noti che lo sguardo va proprio della direzione giusta: per noi è incredibile rivederci, anche se a volte recitavamo davvero con un robot che però, ovviamente, non si trasformava.Ramon Rodriguez: Bisogna avere una grande immaginazione, far finta che questi pali che hai davanti siano grandi robot. Anche se c'è da dire che i pali recitavano molto meglio di Josh [ride].
Quali difficoltà produttive avete incontrato? E per gli attori è stato complesso girare, hanno dovuto prepararsi fisicamente?
Lorenzo di Bonaventura: In un film così grande ci sono sempre tanti elementi in gioco, bisogna pianificare tutto attentamente. In una sequenza con otto caccia, centocinquanta attori in scena, bisogna spiegare ad ognuno di loro cosa deve fare esattamente, anche perché la prima cosa che si impara è che si deve fare molta attenzione a non farsi male.
Tyrese Gibson: Siamo tutti attori, e nella lavorazione diventiamo soldati e militari, e come loro non dobbiamo lamentarci mai.
Josh Duhamel: Trovarsi continuamente sul set aggiunge degli elementi di realismo in più, non si può stare tutto il giorno in disparte a bere comodamente acqua minerale, guardando gli altri che lavorano. E' d'aiuto affrontare il calore e la fatica. Ci sono comunque consulenti militari, che ci dicono come muoverci, come indossare le uniformi, in modo da avere un aspetto il più possibile autentico, visto che molti ragazzi che vogliono arruolarsi guardano a noi come esempio.
Ramon Rodriguez: Io sono il novellino, non avevo nessuna idea di quando è provante lavorare in questo genere di film. Le esplosioni sono sempre vicinissime, si sente il calore sul collo. Michael ama metterti pericolosamente vicino all'azione.
Qual è stato l'apporto creativo di Spielberg?
Lorenzo di Bonaventura: Steven rispetta molto Michael, gli dà carta bianca. Comunque riesce sempre a darti una buona idea. Nel primo film molti credevano che la scena della bambina con l'orsacchiotto a bordo piscina fosse di Steven, invece era di Michael: segno che si intendono alla perfezione. Steven poi ha una carriera lunghissima, quindi cerchiamo di sfruttarlo al massimo, soprattutto per risolvere quei problemi che per noi sarebbero insormontabili.Tyrese Gibson: Già l'idea di stare sul set e lavorare con Michael metteva pressione, figuriamoci avere in giro anche Steven. Noi cerchiamo sempre di fare il nostro meglio però.
Com'è stato per voi attori recitare sapendo che l'audience vuole vedere soprattutto i robot?
Josh Duhamel: Io in effetti sono un po' geloso dei robot... Comunque, sapevo che il film sarebbe stato incentrato sui robot e su Shia e Megan. Soprattutto grazie ad un protagonista come Shia, che trova un equilibrio tra azione e comicità, io non sarei certo stato un elemento centrale. Il mio compito è quello di trattare gli elementi folli come reali, facendo questo e facendo bene il militare avrei fatto il mio lavoro.
Tyrese Gibson: Ci si sente un po' come un accessorio. Un conto è combattere con, un altro è comunicare con i robot. Comunque, riuscissi a fare la metà di quanto fa Optimus Prime, sarei venuto qui con un vestito migliore [ride].
Ramon Rodriguez: I robot sono incredibili, fantastici. Un giorno io e Shia stavamo recitando e io mi chiedevo come avrei dovuto fare una scena, ma lui mi ha detto "non stressarti, tanto la gente guarda solo i robot!".
Avete fatto un largo uso delle forze armate. Le amicizie di Bay hanno aiutato in questo senso?
Lorenzo di Bonaventura: Sia Michael che io in passato abbiamo fatto film militari. Noi diamo il nostro contributo, e quando riusciamo ad interagire bene diventa un'operazione interessante per tutte le parti. La dedizione dei militari è stata un esempio, per noi che veniamo da Hollywood e siamo, per così dire, viziati, ha avuto un impatto fortissimo. Da parte loro c'è tanto divertimento. La sequenza in cui arrivano i caccia è reale, ed è stato entusiasmante per tutti.Tyrese Gibson: Essere sul set, riuscirci a parlare, fa capire quanto loro siano coinvolti davvero in quello che fanno, non lo fanno solo per i soldi, e questo ci rende tutti più responsabili.
Josh Duhamel: Io più che altro vorrei capire perché abbiamo usato la stessa pistola del primo film, che non funzionava...
Lorenzo di Bonaventura: Forse perché non sei capace di prendere la mira... [Ridono]
Cosa pensate dei progetti del Pentagono di sostituire i soldati con delle macchine? Vi siete ispirati a questo?
Tyrese Gibson: Se riuscite a convincere Optimus Prime a farsi intervistare, sarò io a pagarvi... Comunque gli umani ci saranno sempre, e noi non possiamo che essere lieti di recitare con dei robot di cui siamo fan.
Josh Duhamel: Io credo che questo stia già succedendo, per contattare la mia compagnia telefonica devo parlare con mille voci registrate prima di arrivare a una persona...
Lorenzo di Bonaventura: Non è nostra intenzione fare propaganda a nulla. Dovevamo aggiungere nuove armi più potenti ai Transformers, e per questo ci siamo rivolti al Pentagono. Non è un film militarista, e non è nemmeno incentrato sui robot, ma parla delle persone. Ma come rispondere all'evoluzione dell'elemento umano? Anche le macchine dovevano cambiare. Il legame col pubblico è però con gli umani, inteso si nel senso tecnologico, ma anche con i semplici soldati.
Nella vostra vita "normale" siete sportivi o non vi allenate per niente?
Ramon Rodriguez: Beh, io e Josh ci alleniamo con la spada, oppure usiamo le stelline ninja...
Tyrese Gibson: Io sono anni che cerco di convincere Ramon a unirsi ai miei corsi di ballo, ma dice che con tutù non riesce a vedersi...
Josh Duhamel: Io invece faccio... vediamo, origami? E lavoro a maglia. A parte gli scherzi, a me piace stare all'aperto, giocare a golf.
Tyrese Gibson: Il massimo che può fare Josh è dare l'alka seltzer agli scoiattoli... E' la cosa più violenta che potrebbe fare.
Per voi che venite dalla tv, dove lo sceneggiatore è il re, come è stato il passaggio al cinema, dove comanda il regista?
Josh Duhamel: Ottima domanda. Il mondo televisivo si basa tutto sulla storia, nel cinema invece si improvvisa molto. Molte scene rimangono nella mente di Michael fino all'ultimo, ama questo metodo. Io comunque preferisco il cinema, si ha più libertà creativa, con Michael addirittura è difficile tenere il passo, ha sempre idee nuove.
Ramon Rodriguez: Sono d'accordo, in tv comanda lo sceneggiatore, e qui per me è tutto nuovo. In tv si deve rispettare il copione. E fare per anni la stessa cosa, mentre qui fai un film e poi è finito, è bello immergersi totalmente in un personaggio e poi staccare. E poi si viaggia molto, il che mi piace tantissimo.
Josh Duhamel: C'è una scena in cui siamo sulle colline, in cui io do istruzioni ai miei uomini su cosa fare. Quella scena me la presentò Michael la mattina stessa in cui si doveva girare, la sfida era impararla subito.
Quanto deve questo film alla tradizione dei robot giapponesi?
Lorenzo di Bonaventura: In realtà abbiamo visto tantissime serie giapponesi, uno dei fattori di diversità è che qui ci sono personaggi umani, mentre in Giappone non sono mai protagonisti. Pensavamo che in Giappone il pubblico avrebbe amato molto il film, ed il successo in effetti c'è stato, ma il pubblico si è trovato diviso tra pro e anti robot, perché molti là detestano i robot. Così nei poster li abbiamo nascosti, e facendo vedere gli esseri umani una parte di pubblico ha cambiato idea e ha voluto vedere il film.
Tyrese Gibson: Alla prima giapponese abbiamo incontrato il creatore dei Transformers, che ha regalato un modellino a Michael. E' stata come la chiusura di un cerchio.
Nel sequel previsto per il 2012, ci saranno i Dinobots?
Lorenzo di Bonaventura: Queste sono informazioni che provengono dai fan, da quelli che li vorrebbero. In realtà quando sono usciti i Dinobots la serie ha avuto il suo crollo, quindi non credo che andremo in questa direzione. La mitologia Transformer è comunque talmente vasta che non si sa dove attingere.
Eravate fan da piccoli della serie?Ramon Rodriguez: Io molto, quando mi hanno dato la parte anche mia madre era molto eccitata, e l'ho mandata subito a comprare i nuovi modellini.
Josh Duhamel: Io sono un po' il più vecchio qui, ma li vedevo anch'io, ed ero un fan della serie. Anche se in quel periodo cominciavo ad essere fan anche delle ragazze.
Una settimana lavorativa quanti minuti utili produce?
Lorenzo di Bonaventura: Non misuriamo in tempo il lavoro, ma si tratta di stabilire se abbiamo finito bene la giornata. Lavorare con gente che si vuole bene e che collabora è importante: per questo siamo riusciti a rispettare il budget.
Cosa ci dite sul film dei G.I. Joe?
Lorenzo di Bonaventura: Sarà un grande film, e speriamo di essere qui presto per parlarne.