È un sospiro di sollievo l'incipit perfetta per questa recensione di Toy Story 4, tanto era grande la nostra preoccupazione per il nuovo film Pixar, ennesimo sequel tra gli ultimi prodotti e di nuovo immerso nel mondo dei giocattoli lanciato da John Lasseter 24 anni fa. Un'apprensione che in prima battuta nasceva dalla perplessità riguardo la riapertura di un franchise che aveva avuto la sua perfetta conclusione con il capitolo precedente, perfetto compimento della trilogia e l'arco narrativo di Andy e Woody; in secondo luogo per le vicissitudini produttive che hanno accompagnato la realizzazione di Toy Story 4, dai primi confusi annunci alle varie sostituzioni, sia alla sceneggiatura che alla regia, ruolo chiave in cui Josh Cooley è subentrato al papà della Pixar. E invece, a dispetto di tutto ciò, il film è sensato e riuscito, emozionante e divertente, oltre alla conferma del valore dello studio, anche senza la guida del suo fondatore.
L'avventura riparte nella trama di Toy Story 4
Woody, Buzz e compagni sono ora i giocattoli di Bonnie, una bambina dolcissima che sta per affrontare un passo importante della sua giovane vita: l'inizio della scuola. C'è fermento tra i giocattoli per questo passo che dà il via alla trama di Toy Story 4 e in particolare è Woody quello più in apprensione per la bambina, tanto da intrufolarsi nello zaino per accompagnarla e proteggerla come meglio può. Ma la bambina dimostra di saper gestire la situazione, con qualche piccolo aiuto da parte del piccolo cowboy, trovando riparo alle avversità nella propria immaginazione e costruendosi un piccolo nuovo giocattolo attingendo a ciò che trova nella spazzatura. È Forky, una nuova aggiunta al gruppo che non mancherà di creare problemi quando Bonnie e i suoi genitori, con giocattoli al seguito, si metteranno in viaggio in camper per una vacanza.
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Personaggi nuovi e storici perfettamente integrati
Ci sono tutte le vecchie glorie del franchise tra i personaggi di Toy Story 4, dal già citato Woody a Buzz Lightyear, Rex, Hamm, Mr Potato e Jessie, ma anche un gradito ritorno e incontro, anticipato dal flashback che apre il film e cuore pulsante della storia e del nuovo percorso intrapreso dal cowboy in questo film. Se da una parte ritroviamo Bo Peep, la bambola della pastorella vecchia fiamma di Woody, assente nel capitolo precedente, il suo ritorno è solo una delle aggiunte alla scatola dei giocattoli degli artisti Pixar, che si sono sbizzarriti in una serie di novità molto intriganti (che vi abbiamo presentato in questo nostro articolo sui nuovi personaggi di Toy Story 4).
Oltre a Forky, infatti, c'è tutto il popolo del negozio di antiquariato Seconda chance, una sorta di purgatorio in cui la fa da padrona la bambola Gabby Gabby, allo stesso tempo dolce e autoritaria, tenera e inquietante. Così come sono inquietanti i suoi scagnozzi capitanati da Benson, pupazzi tipo quelli da ventriloquo perfetti come antagonisti dei nostri amati eroi. Ma tra le novità ci sono anche nuovi compagni d'avventura, come la perfetta coppia comica formata da Bunny e Ducky, due peluche in premio al tiro a bersaglio del Luna Park e da tempo in attesa di essere vinti, e l'imperdibile eroe d'azione Duke Kaboom, lo stuntman motociclista dal look retro che vanta la voce originale di una star amata come Keanu Reeves.
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Divertimento assicurato, ma non mancano le emozioni
Tante aggiunte che si integrano alla perfezione nel contesto di un film costruito con la grazia e l'equilibrio abituali di Disney/Pixar, con il livello tecnico sorprendente che ne è marchio di fabbrica. A dispetto delle vicissitudini produttive, il risultato è un ennesimo gioiello di quella bellissima collana che è la filmografia dello studio di Lasseter, che propone, come sempre, diversi livelli di fruizione, dal divertimento più immediato e slapstick alle battute più ironiche e sottili, dalle citazioni di stampo cinematografico e gli omaggi alla settima arte con tutti i suoi diversi generi alle riflessioni più profonde e sentite, tra senso del dovere, lealtà e seconde occasioni da cogliere.
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Si ride, guardando Toy Story 4, ma non mancano le emozioni, tante, sottili, disseminate lungo l'arco della pellicola e di una storia che accompagna il protagonista Woody in un nuovo percorso della propria giocattolosa esistenza: non c'è quell'esplosione emotiva che chiudeva Toy Story 3 - La grande fuga, non può esserci perché quella conclusione era il compimento di una trilogia e di un arco narrativo costruito sulla lunga distanza, ma quel che trasmette questo quarto capitolo è ugualmente importante e va al di là delle aspettative, o timori, di quanti guardavano con sospetto a questo nuovo sequel di Toy Story. Come chi scrive, che è stato felicissimo di ricredersi.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Toy Story 4 chiedendo scusa a Disney/Pixar per aver dubitato di loro e dell’opportunità di fare questo nuovo sequel dopo la perfetta conclusione del capitolo precedente: la nuova avventura di Woody e compagni è divertente ed emozionante e apre un nuovo percorso per il franchise e il suo eroe, nonché per lo studio stesso, ormai orfano di Lasseter. Bello ritrovare i vecchi giocattoli, intrigante conoscere i nuovi, coinvolgente seguirne le avventure e i tic in una storia ricca di ammiccamenti e citazioni capaci di soddisfare il pubblico più maturo. Non c’è, né può esserci, la carica emotiva del finale di Toy Story 3, ma non mancano le emozioni e qualche lacrimuccia.
Perché ci piace
- Il nuovo percorso di Woody, dopo la chiusura del suo arco narrativo con Andy.
- I nuovi personaggi, come sempre brillanti e creati con intelligenza e gusto.
- Il solito impressionante livello tecnico, quasi inutile da ribadire.
- La capacità di coinvolgere su più livello, dall’umorismo più immediato alle riflessioni più profonde.
Cosa non va
- Non può esserci la travolgente carica emotiva che chiudeva il capitolo precedente, a cui si arrivava dopo tre film.