A poche ore dalla fine della Mostra del Cinema di Venezia, siamo volati a Toronto per immergerci nello spirito della kermesse canadese, completamente diversa per anatomia dai festival europei. Oltre ad avere un programma ricchissimo che si avvale dei migliori titoli già proiettati a Berlino, a Cannes e al Lido e di alcune tra le più attese anteprime mondiali - vedi Snowden, American Pastoral o Lion - il TIFF (così lo chiamano da queste parti) dà l'idea di un grande party in onore della Settima Arte.
Notevole il coinvolgimento del pubblico che non ha eguali nel resto del mondo, ad eccezione forse di New York e di piccole realtà. Abbondano i Q&A al termine delle proiezioni, siano i protagonisti talenti emergenti o grandi star. I divi non sono reclusi nei lussuosi hotel ma, oltre alle interviste con i giornalisti, sono impegnati in decine di masterclass, conversazioni e meeting che offrono più di un'occasione per approfondire la conoscenza dei ruoli che hanno interpretato e comprendere le scelte che hanno determinato le loro carriere.
Il tratto distintivo
Trattandosi di una grande città la manifestazione è strutturata in maniera diversa prima di tutto dal punto di vista logistico. Per quasi due settimane le strade del centro vengono chiuse al traffico degli autoveicoli per dare spazio ad interminabili red carpet, artisti di strada e angoli di ristoro all'aperto. C'è da dire che solitamente le condizioni meteorologiche non sono favorevoli mentre quest'anno abbiamo avuto modo di godere di splendide giornate di sole e temperature pressoché estive. Dulcis in fundo (non ce ne vogliano i veneziani o i francesi) non si può non notare il calore e la verve dei canadesi sempre pronti a commentare i film prima o dopo le proiezioni, curiosi di confrontarsi con gli stranieri ed il loro punto di vista. Sarà forse uno dei pochi angoli di mondo in cui l'interazione umana è sopravvissuta all'ossessione smartphone!
I titoli in più
Standing ovation per quasi tutti i film applauditi a Venezia, da La La Land a Animali notturni, da Jackie ad Arrival. Ma non solo. A Toronto hanno trovato spazio molti dei titoli acclamati al Telluride e alcune attesissime anteprima mondiali. Se All I See Is You di Marc Forster ha deluso le aspettative, ed è passato in sordina anche a causa dell'assenza sul red carpet di Blake Lively, che dovrebbe partorire a breve il suo secondo figlio, il pubblico ha accolto con incredibile entusiasmo Lion, il film di Garth Davis (il regista che dirigerà Mary Madgalene con Rooney Mara nei panni di Maria Maddalena e Joaquin Phoenixin quelli di Gesù Cristo).
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La pellicola con protagonisti Dev Patel, Rooney Mara e Nicole Kidman è tratta dal libro La lunga strada per tornare a casa di Saroo Brierley. La storia vera di questo ragazzo indiano adottato da una famiglia australiana dopo essersi perso per le strade di Calcutta all'età di cinque anni ha commosso fino alle lacrime intere platee di spettatori e siamo sicuri che avrà un ruolo da protagonista agli Oscar. Altro titolo gettonatissimo, sebbene già passato in rassegna a al Sundance e a Telluride, è Manchester by the Sea. Michelle Williams e Casey Affleck sono i meravigliosi interpreti di uno dei film più dolorosi e interessanti dell'anno.
Le sorprese indie
Lodevole anche il contributo che Toronto offre alla crescita delle realtà indipendenti. Giovani filmmaker provenienti da ogni parte del mondo trovano qui una casa pronta ad accogliere i loro primi film, con un pubblico avido di emozioni e produttori ansiosi di scovare nuovi talenti. Tra le sorprese più piacevoli senz'altro Carrie Pilby di Susan Johnson con la bravissima interprete britannica Bel Powley, attrice rivelazione dello scorso anno con Dario di una teenager (ancora inedito in Italia).
Il film, tratto dall'omonimo best-seller di Caren Lissner racconta la vita di un'adolescente misantropa e terribilmente sola, la cui rabbia per la prematura morte della madre e il distacco dal padre che si è trasferito a Londra con la nuova famiglia, le impedisce di relazionarsi con il resto del mondo. Un coming-of-age atipico, terribilmente divertente e cinico, che riconferma il talento di una giovane interprete di cui sentiremo molto parlare. È sempre una donna la protagonista di uno dei film che eccelle in questa rassegna. Si tratta di Maudie , della regista irlandese Aisling Walsh che si avvale della grazia, del carisma e della bravura monumentale di Sally Hawkins - qui in coppia con Ethan Hawke, altrettanto valido - per raccontare al mondo il prezioso esempio di vita della pittrice Maud Lewis, attraverso un'atipica e commovente storia d'amore. Una nomination agli Oscar sarebbe la giusta ricompensa per un'attrice fin troppo sottovalutata.
Per ora da Toronto è tutto, restate con noi per gli ulteriori sviluppi di un Festival con un'identità per definita che ha molto da insegnare ai suoi competitor!