La kermesse sabauda che si terrà a Torino dal 26 novembre al 4 dicembre 2010 non è mai stata entusiasmante come quest'anno, carta canta e il direttore artistico Gianni Amelio balla di gioia. Sì, perchè i sedici film del concorso, secondo lui, sono davvero straordinari, tanto da aver trasformato i mesi di lavoro da giugno ad oggi in una piacevole immersione nel cinema contemporaneo e da averlo costretto a chiedere (invano) di aumentare di due unità il numero dei lungometraggi in competizione: "Al contrario di quanto mi aspettassi il mio ritorno dall'Algeria, paese dove ero stato a girare il mio ultimo film (Il primo uomo, tratto dal romanzo incompiuto del premio Nobel per la letteratura Albert Camus, ndr), non è stato affatto un peso dovermi dedicare alla visione dei film in concorso di questa mia seconda edizione da direttore artistico. Mi sono trovato più volte a sobbalzare dalla sedia per la bellezza di questi film e per la prima volta posso dire di non aver mai usato la doppia velocità per scorrere in avanti. Lo so che non si dovrebbe mai fare (ride) ma a volte si capisce subito dove un film va a parare e per fretta e insofferenza a volte sei costretto ad usare questo trucchetto. Beh questa volta non l'ho quasi mai fatto".
Una malinconica full immersion nel grande cinema quella che promette Gianni Amelio per il suo secondo mandato da direttore artistico, a partire dal poster ufficiale che raffigura alcuni ritagli di pellicola estratti dalle bobine originali di grandi capolavori: "La nostra locandina è un omaggio alla pellicola e a ciò che essa ha rappresentato nella storia del cinema" - ha dichiarato con un pizzico di nostalgia del passato - "la rimpiango e mi si stringe il cuore ogni volta che penso a quando montavo i miei film toccandola con le mani. Ora tutto questo non accade più sia per ragioni economiche sia perchè i giovani registi preferiscono girare in digitale per semplicità. Il mio non vuol essere un discorso retorico ma una presa di coscienza su come il cinema abbia adottato nuovi mezzi tecnologici per migliorare la tecnica. L'idea di poter toccare la pellicola mi faceva sentire un privilegiato ed è per questo che abbiamo deciso di rendere omaggio trasfigurandoci nell'immagine dei cosiddetti tagli di pellicola che un tempo si attaccavano ad un'asse di legno. Quelli che vedete sono 'tagli' di opere prime che hanno lasciato il segno e vogliono rappresentare il nostro augurio per i registi del concorso, che possano lasciare una traccia come lasciarono Orson Welles con Quarto Potere, Ossessione di Luchino Visconti, I pugni in tasca di Bellocchio e I 400 colpi di François Truffaut.Trenta anteprime mondiali, ventiquattro anteprime internazionali, 9 anteprime europee e 73 anteprime italiane sparse nelle varie sezioni per la ventottesima edizione di un festival da sempre dedicato al grande cinema indipendente che, per sfoggiare al suo occhiello i preziosi fiori di cui può fregiarsi, quest'anno ha avuto non solo la collaborazione dei grandi distributori italiani e internazionali, che mai come quest'anno si sono dimostrati attenti alla visibilità che un festival di questo calibro può offrire, ma anche la collaborazione di altri importanti manifestazioni europee come quella di Rotterdam, che ha accettato di inserire nel concorso un film che passerà in concorso prima a Torino: "La collaborazione e la pacifica coabitazione tra i festival temporalmente contigui a mio avviso può far solo bene ai film, per questo ringrazio gli organizzatori del festival di Rotterdam per il supporto datoci e per aver dimostrato come lasciarsi alle spalle qualsiasi tipo di personalismo e di orgoglio sia salutare per il cinema e questo dovrebbe far riflettere noi italiani e aiutarci ad aprire i nostri orizzonti verso altre realtà e a buttar giù tutte le barriere e inconsistenti gelosie".
Ad aprire il 28° Festival di Torino il 26 novembre al Teatro Regio sarà, come è già noto da qualche giorno, il dramma Contre Toi di Lola Doillon, figlia del regista Jacques, che vedrà un'intensa Kristin Scott Thomas nei panni di una ginecoloca parigina alle prese con la straniante esperienza del rapimento, mentre a chiudere le danze in grande stile il 4 dicembre sarà il nuovo attesissimo lavoro di Clint Eastwood Hereafter (nelle sale dal 5 gennaio prossimo distribuito da Warner Bros), la storia di un operaio americano in grado di comunicare con i defunti, un viaggio toccante e spettacolare nei meandri dell'animo umano tra paure, amore e morte interpretato da Matt Damon e Bryce Dallas Howard.
Gli altri tre lungometraggi di casa nostra che richiamano la nostra attenzione sono tutti fuori dal concorso e sono Il pezzo mancante di Giovanni Piperno che racconta la famiglia Agnelli da un'angolazione tutta particolare, RCL - Ridotte Capacità Lavorative di Massimiliano Carboni (in uscita il 10 dicembre distribuito da IrisFilm), il film girato a Pomigliano d'Arco nei giorni caldi della protesta dei lavoratori Fiat, con protagonista mattatore il comico Paolo Rossi in un ruolo a dir poco straripante al centro di una storia un po' surreale che racconta di una sgangherata troupe che si reca in zona per fare i sopralluoghi per girare un film sulla classe operaia, un film di fantascienza. In ultima battuta vogliamo citare Napoli 24, un collage di pillole cinematografiche centrate sulla città di Napoli dirette da 24 registi diversi in sequenza senza interruzione. Prodotto da Nicola Giuliano il film è frutto della voglia del produttore di dare una possibilità a tanti giovani registi di farsi notare, di tastare il polso della loro maturità, e quale modo migliore di offrire loro la possibilità di raccontare un pezzo della propria città componendo un affresco napoletano estremamente vario e sorprendente. Una sorpresa importante che vede la partecipazione di due importanti autori come Paolo Sorrentino e il vincitore della scorsa edizione del TFF Pietro Marcello. "La bocca del lupo è un grande film, per come riesce a coinvolgere lo spettatore nella realtà che narra, e a mio avviso anche quest'anno avremo altre bocche del lupo da scorprire, sono sicurissimo di questo" - ha dichiarato Amelio con grande soddisfazione.
A caratterizzare questa edizione del TFF saranno anche le due importantissime retrospettiva realizzate dal festival in collaborazione con la Cineteca di Bologna, quella dedicata al grande John Huston e quella dedicata al cineasta di Vladivostock Vitalij Kanevskij intitolata La tenacia dell'innocenza: "Sapevamo che la retrospettiva dedicata a Huston avrebbe rappresentato un lavoro enorme per noi ma ci abbiamo provato ugualmente, visto che in passato avevano tentato di farla al MoMA (Museum of Modern Art) e ne era venuta fuori una versione non completa al massimo" - ha sottolineato Amelio spiegando anche come sia stato importante e sarà importante anche in futuro il contributo della Cineteca di Bologna - "grazie agli amici di Bologna noi siamo stati in grado di andare oltre anche se è stata un'operazione costosa e difficile da mettere insieme, siglando un accordo di compartecipazione con loro anche per il futuro, a nostro avviso un modo intelligente e costruttivo di superare tutte le contingenze economiche. Continuare ad arroccarsi e chiudersi a riccio per avere un privilegio esclusivo su questi importanti progetti sarebbe da parte nostra inutile e sciocco, specialmente in un momento storico e culturale di grande incertezza come quello che viviamo in questo momento".
Per la sezione Figli e Amanti dedicata a grandi registi del nostro cinema alle prese con il film che ha fatto nascere la passione per un mestiere e per la Settima Arte, una sorta di debito che il cinema contemporaneo paga nei confronti del cinema del passato e ai suoi maestri, quest'anno il TFF offre cinque interessantissimi incontri: Dario Argento presenta Cineocchio dell'autore sovietico Dziga Vertov, Saverio Costanzo presenta L'angelo sterminatore di Luis Bunuel, Daniele Luchetti alle prese con If di Lindsay Anderson, Carlo Mazzacurati con Il lungo addio di Robert Altman e in ultima battuta Carlo Verdone presenterà al pubblico il classico della commedia felliniana Lo Sceicco Bianco. Dopo ogni proiezione del film scelto, ogni regista racconterà al pubblico in sala il significato della scoperta, il legame che ha instaurato con l'opera presentata e con il suo autore. Importanti, anzi importantissime le presenze fuori dal concorso nella sezione Festa Mobile. Oltre infatti ai sopra citati film di apertura e chiusura ci sarà il nuovo atteso lavoro di Danny Boyle 127 Hours, interpretato da James Franco, che racconta l'avventura ai limiti della sopravvivenza di un amante di sport estremi rimasto intrappolato tra le rocce di un canyon, ma anche l'esordio alla regia di Philip Seymour Hoffman nell'intenso dramma sentimentale e anticonvenzionale sulla coppia intitolato Jack goes boating, del quale Hoffman è anche protagonista insieme a John Ortiz e Daphne Rubin-Vega. Spazio anche per il ritorno sul grande schermo di Cher in Burlesque, il musical diretto da Steve Antin e interpretato anche da Christina Aguilera e Stanley Tucci, per I due Presidenti di Richard Loncraine, la commedia politica incentrata sull'amicizia tra Tony Blair e Bill Clinton interpretata da Dennis Quaid e Michael Sheen, ed infine per Neds, il nuovo dramma di Peter Mullan che racconta una storia di ordinaria delinquenza nella Glasgow degli anni '70.Il Gran Premio Torino, il riconoscimento (istituito l'anno scorso) assegnato ogni anno ai cineasti che dall'emergere della nouvelle vague in poi hanno contribuito al rinnovamento del linguaggio cinematografico, viene conferito quest'anno a John Boorman, storico regista di Un tranquillo week-end di paura che sarà presente a Torino per ritirare il premio il 1° dicembre ed introdurre la proiezione del film. Il premio va a Boorman per la moderna originalità con cui ha saputo conciliare l'impatto realistico del Free Cinema con la forza dirompente della tradizione visionaria britannica. "Ho più volte detto che sarei disposto a dare tutti i miei film per una sola sequenza di uno dei suoi film, quella di Un tranquillo weekend di paura in cui i protagonisti scendono dalla montagna e uno di loro nota un ragazzino ritardato che suona il benjo" - ha dichiarato Gianni Amelio - "credo che questo film sia tra i più grandi noir e tra gli action-movie degli ultimi trent'anni, vorrei che questo premio gli portasse fortuna per il suo nuovo film, un progetto stratosferico cui sta lavorando da anni sulle Memorie di Adriano".
Chiudiamo con la sezione Rapporto Confidenziale che quest'anno è dedicata ad un genere, l'horror, e non ad un autore singolo. Parliamo di uno dei generi prediletti del cinema indipendente internazionale che ha dato negli ultimi anni segnali positivi di rinascita. Otto lungometraggi, di cui cinque sono opere prime o seconde, che affrontano tematiche orrorifiche con temi e linguaggi diversissimi tra loro tra i quali spicca il nuovo attesissimo lavoro del grande John Carpenter (che torna sul grande schermo dopo sette lunghi anni di assenza) intitolato The Ward, un thriller psicologico ambientato negli anni '60 che ha come protagonista una donna rinchiusa in un'ospedale psichiatrico. Il film sarà distribuito in Italia da Bim. Nella sezione anche L'ultimo esorcismo, il mockumentary prodotto da Eli Roth e diretto da Daniel Stamm in uscita il 3 dicembre distribuito da EaglePictures, I saw the Devil di Jee-woon Kim (regista di Two Sisters e Bittersweet Life) e il nuovo di Brad Anderson, apprezzato regista di Session 9 e L'uomo senza sonno, intitolato Vanishing on 7th street con protagonisti Hayden Christensen (l'Anakin Skywalker di Star Wars) e la bella Thandie Newton. "Film curiosi incentrati su un mostro o su una creatura, o su un'apocalisse, insomma su un evento terrificante, narrati con linee linguistiche abbastanza diverse tra loro che vanno dalla parodia al gotico musicale passando per il mockumentary" - ha dichiarato la curatrice della sezione Emanuela Martini, anche Vice Direttore del Festival di Torino.Non poteva mancare in chiusura il saluto di Gianni Amelio al grande produttore Dino De Laurentiis, scomparso nella notte: "E' stato uno dei più grandi produttori italiani, produttore di Guerra e Pace e di Ulisse, una persona molto attenta al cinema e non solamente all'affare cinema, cercava ovviamente sempre il ritorno dei propri investimenti ma era un uomo che curava il suo lavoro fino all'estremo scrupolo, anche di fare sforzi economici spontanei. Ammise di aver sbagliato a non produrre La dolce vita per via della sua testardaggine, aveva i suoi punti fermi e cercò di imporre a Fellini un attore americano e di girare in inglese, ma con alcuni registi queste cose non erano possibili. Mi spiace molto che se ne sia andato, è stato veramente un grande del nostro cinema".
(A questo link, i dettagli sul programma completo di Torino 2010)