Il colpo c'è stato ed è stato forte. La scomparsa di Mario Monicelli ha per forza di cose monopolizzato l'incontro con la stampa, tenuto oggi dalla giuria del 28.mo Torino Film Festival, capitanata dal presidente Marco Bellocchio, e composta da Michel Ciment, Joe R. Lansdale, Barbora Bobulova e Helmut Grasser. Il più emozionato di tutti è apparso il direttore artistico Gianni Amelio che sulle prime non avrebbe voluto parlare dell'argomento, limitandosi ad annunciare per domani sera, alle 17:00 una proiezione speciale del film I compagni, girato proprio a Torino nel 1963 dal grande autore toscano (entrata fino ad esaurimento dei posti presso la sala 3 del cinema Ambrosio). "Basta con le frasi convenzionali. E lo dico da amico fraterno di Mario - ha spiegato Amelio - Per lui chiedo solo silenzio e rispetto". Poi, la tensione si è sciolta lasciando spazio ai ricordi. "Solo un anno fa, Mario era qui con noi - ha proseguito Amelio - Era il mio primo anno di direzione artistica e gli dissi che lo avrei voluto a tutti i costi. Credeva che tra le sue opere avrei scelto I compagni, invece volli presentare Risate di gioia, che Mario considerava un film sfortunato. Mi disse che se i film, anche i più belli, non hanno l'impatto iniziale presso il pubblico, sono quasi sempre perduti. In quell'occasione fu spiritoso ed autocritico, si mise ad elencare gli errori che aveva fatto e quasi arrivò a giustificare il pubblico che non era andato a vederlo".
Per l'omaggio ad uno dei padri indiscussi della nostra commedia, il Torino Film Festival sceglie dunque un'opera molto drammatica (nominata all'Oscar per la migliore sceneggiatura originale, firmata da Age e Scarpelli). "I compagni è stato il film della sua vita - ha detto Amelio - Mi ricordo che uscì durante le feste di Natale e disorientò il pubblico che si aspettava qualcosa di più di leggero. Sui cartelloni pubblicitari dovettero incollare una fascetta che recitava "Sciopero con i baffoni", per far capire che si rideva. Io credo che Mario abbia sempre sofferto l'incomprensione della critica alta. Un certo tipo di cinema veniva visto sempre in maniera straniata da certi giornalisti che consideravano la commedia solo dal punto di vista consumistico. Finalmente, quando ha diretto un film con un tema importante come le lotte sindacali, ha sentito l'orgoglio. Dopo il successo mondiale de La grande guerra aveva il potere di fare tutto quello che voleva, invece ha spiazzato tutti". "Non sono mai stato un amico personale - ha aggiunto poi Marco Bellocchio - Credo che la grandezza di Monicelli sia stata nel comprendere che il cinema era basato sulla collaborazione, si faceva insieme. Nella sua stagione d'oro, c'erano squadre di persone che lavoravano con lui. Oggi il cinema soffre la cosiddetta solitudine dell'autore, che si sente responsabile della riuscita del film". Chiamato in causa come direttore della celebre rivista Positif e studioso della Settima Arte, il critico francese Michel Ciment ha voluto avvalorare il discorso di Amelio. "Quando uscì I compagni io avevo 25 anni - ha raccontato - e ricordo le discussioni con quei colleghi che non capivano l'importanza e l'originalità di una cinematografia come quella italiana. Erano gli anni della Nouvelle Vague, della Politica degli autori. Non possiamo non definire Mario Monicelli un autore. Positif ha sempre sostenuto il cinema popolare italiano, facendo conoscere gente del calibro di Mario Bava, Riccardo Freda, Vittorio Cottafava, senza dimenticare ovviamente Mario Monicelli, Dino Risi e Valerio Zurlini". E' spettato poi proprio al critico d'Oltralpe, il compito di parlare dell'attuale edizione del Torino Film Festival. "Il cinema è vivo ed è bello poter scoprire nuovi talenti. Il confronto di sguardi diversi sul cinema produce solo stimoli incoraggianti. Specialmente se puoi concentrarti sulle opere prime o seconde. Torino, poi, ospita uno dei musei del cinema più belli al mondo". Sulla qualità dei film in concorso non si sono pronunciati, anche perché per ammissione dello stesso Bellocchio, ne sono stati visti ancora pochi. Una giurata, però, si sta particolarmente entusiasmando per il compito che le è toccato in sorte e ci riferiamo a Barbora Bobulova. "Considero la mia presenza qui come un regalo che Gianni ha voluto farmi. Da quando sono diventata mamma, al cinema vado sempre meno - ha spiegato l'attrice slovacca - Ero spaventata dall'idea di vedere quattro film al giorno, invece ci sto riuscendo. A me sembra di aver visto solo capolavori, a volte mi sento come un bambino che va al cinema per la prima volta".Torino 2010: 'I compagni' rendono omaggio a Mario Monicelli
Annunciata oggi, durante la movimentata conferenza stampa della Giuria, la proiezione dell'opera I compagni, film del cuore del grande autore toscano, scomparso ieri sera a 95 anni; e Ciment loda il festival, 'Il cinema è vivo ed è bello poter scoprire nuovi talenti'