Vestivamo alla marinara è il titolo di un famoso romanzo. Il riferimento è al modo di vestire che era destinato ai bambini di un tempo che fu. Ma un'intera generazione, più recente, potrebbe davvero dire "vestivamo da aviatori". È ovviamente la generazione cresciuta negli anni Ottanta, il decennio che vide l'arrivo al cinema di Top Gun, un film che in qualche modo uscì fuori dalle sale per scatenare una mania e una moda che non è mai scomparsa del tutto. Ora che Top Gun: Maverick è in arrivo nelle sale italiane il 25 maggio (con alcune anteprime il 21 e il 22), in attesa di andare al cinema a vederlo, in molti starete rivedendo Top Gun, il classico del 1986 diretto da Tony Scott. È un film che è indissolubilmente legato a quel decennio, ma è anche un prodotto che, visto oggi, intrattiene e non annoia mai a ogni visione. Top Gun arrivava nella seconda metà degli anni Ottanta, anticipato dalle immagini di un giovane e ancora poco conosciuto Tom Cruise nelle riviste che arrivavano dall'estero, come la tedesca Bravo, e dai videoclip dei Berlin e di Kenny Loggins che apparivano in rotazione sulle trasmissioni e sui canali musicali. Top Gun, insomma, non era solo un film, ma portava con sé un mondo. Allora, come oggi.
Quei giubbotti da aviatore
Nel nuovo Top Gun: Maverick, lo vedrete, gli elementi chiave di Top Gun vengono svelati e celebrati come meritano. Perché sono ormai entrati nell'immaginario collettivo. E, in fondo, non sono mai passati davvero di moda. I Ray-Ban a goccia e, soprattutto, i giubbotti di pelle da aviatore erano diventati un must per chi voleva essere alla moda. Di cuoio spesso, marrone, con l'interno in pelliccia, e decorati da una serie di toppe, spesso venivano ordinati dall'America. Ma c'era anche chi amava creare da solo il proprio giubbotto da Top Gun, acquistando una giacca di pelle di quel tipo e applicando le toppe in modo strategico. I più famosi giubbotti da aviatore li produceva la Avirex, e da un certo punto in poi degli anni Ottanta sono entrati di diritto nel look dei "Paninari", che fino ad allora era fatto soprattutto di piumini Moncler e di giubbetti di pelle Schott. Ma il look da Top Gun, che era completato solitamente da jeans chiari, non era esclusivamente appannaggio dei "Paninari". Era qualcosa di trasversale, che affascinava anche chi con quella moda non aveva niente a che fare. La Avirex in quegli anni, produceva vari giubbotti da aviatore, anche diversi da quelli di Top Gun, e quel capo d'abbigliamento è diventato un classico: pensiamo ai giubbotti con le immagini delle pin-up tipici dei piloti degli anni Quaranta e Cinquanta. Proprio in questi giorni Avirex ha realizzato, con la sua linea più giovane AVX, una serie di capi iconici con le grafiche originali del film, e i patches che gli spettatori potranno ammirare sulle giacche che indossano i piloti dell'aviazione nel film.
Top Gun: 5 motivi per i quali dopo trent'anni ci fa ancora sognare
Volevamo entrare in aeronautica
Ma negli anni di Top Gun, e anche in quelli successivi, non era solo un fatto di moda. Top Gun non era affatto solo abbigliamento, ma anche qualcosa di più. Proprio rivedendo il secondo film ci è venuto in mente una delle ragioni del successo del film. In fondo ha a che fare con uno dei sogni dell'uomo dalla notte dei tempi, come testimonia la leggenda di Icaro. Il sogno di volare, di librarsi il più in alto possibile, sopra a tutto. Tanti ragazzi, in quegli anni, sognavano di entrare in aeronautica, e molti ci riuscirono anche, parlandone con i propri genitori, indirizzando i loro studi proprio in quel senso. In fondo, Top Gun non è un war movie, non evoca la guerra, pur essendo in ambito militare. Le evoluzioni dei caccia, in alto nel cielo, hanno più a che fare con un videogame, o con un senso di libertà. È per questo che, anche oggi, rivedendo il classico o il nuovo Top Gun: Maverick in un momento in cui una guerra è in corso, non rimaniamo mai davvero turbati. Top Gun è qualcos'altro. È un mondo a parte.
Gli anni Ottanta, Reagan e i Mig libici
Anche il primo Top Gun, in fondo, pur essendo intriso di propaganda americana, era qualcosa di diverso dagli altri film degli anni Ottanta, e, soprattutto, da qualsiasi film di guerra. In questo senso c'era probabilmente già un'aria di distensione tra le due superpotenze, Usa e Unione Sovietica. Erano ancora gli Usa di Ronald Reagan, certo, ma il vento stava cambiando: un po' come in Rocky IV, i due blocchi sono uno contro l'altro, ma il finale ci dice che il mondo può cambiare. In Top Gun non arriviamo a tanto. Certo, gli aviatori sono i migliori piloti del mondo, quasi dei supereroi. Gli aerei che si contrappongono alla caccia americani sono dei Mig: arerei di fabbricazione russa, ma nel film battono bandiera libica. Quel volo rovesciato sopra il mig libico, quel "saluto" così ironico sembra quasi voler dare un segnale di distensione. Un segno che la tensione si stava affievolendo. Strano parlarne proprio oggi che, di colpo, quella tensione è risalita.
Top Gun: i 30 anni del film con Tom Cruise, manifesto dell'americanismo
Tony Scott, dalla pubblicità al cinema
Top Gun è legato in maniera imprescindibile agli anni Ottanta, e per caprine l'estetica va inquadrato in quel periodo. Erano gli anni in cui una generazione di registi che arrivavano dagli spot pubblicitari stava portando la propria estetica al cinema. Artisti come Ridley Scott e Adrian Lyne, come Tony Scott, fratello di Ridley (a cui Top Gun: Maverick, dopo la sua scomparsa nel 2012, è dedicato), arrivavano dal mondo dei commercial, un mondo patinato, costruito, "falso" nel senso buono del termine, cioè irreale, costruito ad arte per presentare un prodotto. Questo stile entra anche in Top Gun, che in fondo potrebbe essere considerato - ma non è affatto una critica - un commercial per l'aviazione americana. L'uso delle luci, a volte innaturali, forzate, costruite, è creato ad arte per far risaltare la bellezza degli aerei, e soprattutto quella dei corpi dei personaggi. Sono dei chiari esempi di questo stile la sequenza iniziale, con il decollo degli aerei, ma anche la famosa partita di volley, con le luci che fanno risaltare i muscoli dei piloti, e la famosa scena d'amore tra Tom Cruise e Kelly McGillis.
Giorgio Moroder e la musica anni Ottanta
Ma, a ricordarci che siamo ben piantati dentro gli anni Ottanta ogni volta che rivediamo Top Gun, è anche quella musica inconfondibile. Erano gli anni dei sintetizzatori, delle batterie con il riverbero, suoni che credevamo sarebbero passati di moda, ma che oggi non suonano datati, e, contemporaneamente, ci riportano immediatamente a quegli anni. Erano anni in cui la musica e il cinema iniziavano a farsi promozione a vicenda. E allora i videoclip di Take My Breath Away dei Berlin e di Danger Zone di Kenny Loggins, in rotazione continua sulle tv musicali, fungevano da un potente e continuo trailer al film. La canzone simbolo del film è Take My Breath Away, scritta da Giorgio Moroder e Tom Whitlock, che vinse l'Oscar e il Golden Globe per la migliore canzone nel 1987. Enfatica, melodrammatica su un avvolgente tappeto di sintetizzatori, la canzone fu l'apice del successo, e allo stesso tempo la causa dello scioglimento della band americana Berlin, entrata in crisi per aver avuto successo con una canzone che non era stata scritta da loro e non li rappresentava. In una recente intervista a Rolling Stone, il musicista e produttore Mauro Paoluzzi ha dichiarato di aver scritto, in quel periodo, una canzone molto simile per Ornella Vanoni. E di essere in causa con Giorgio Moroder per questo... Se Take My Breath Away (di cui esiste una versione italiana, Toglimi il respiro, di Cristiano Malgioglio...) è il lato romantico di Top Gun, quello adrenalinico è Danger Zone di Kenny Loggins, che aveva scritto e cantato Footloose. Anche Danger Zone è scritta da Moroder e Whitlock, e doveva essere cantata dai Toto, ma poi si decise di affidarla a lui. Da non dimenticare, in puro stile anni Ottanta, l'epico Top Gun Anthem, di Harold Faltermeyer e Steve Stevens. Oltre a due canzoni che allora andavano indietro nel tempo, (Sittin' on) the Dock of the Bay di Otis Redding e Great Balls Of Fire di Jerry Lee Lewis, che Maverick e Goose cantavano al piano, in un'altra indimenticabile scena.
Giorgio Moroder: le sue migliori canzoni per il cinema, da Flashdance a Top Gun