Sono una delle coppie invidiate di Hollywood, due attori pluripremiati e amati sia da pubblico che dalla critica. Eppure è probabile che d'ora in avanti, quantomeno per i videogiocatori di tutto il mondo, Michael Fassbender e Alicia Vikander verranno ricordati non per gli Oscar, i Bafta e le Coppe Volpi conquistate, ma per aver portato sul grande schermo due dei franchise videoludici più famosi degli ultimi decenni. Se però il film Assassin's Creed era stato un disastro da ogni punto di vista, questo nuovo Tomb Raider sembra avere davvero una marcia in più e promette di diventare soltanto il primo capitolo di una nuova saga.
Leggi anche: Assassin's Creed, un adattamento sbagliato: perché ad Hollywood continuano a non capire i videogiochi
Sono un po' i paradossi del cinema, se vogliamo. Lui era stato acclamato dai fan dei videoogiochi fin dal primo annuncio, mentre lei era stata criticata, anche aspramente, per il suo essere fisicamente lontana da quello che è ancora l'immaginario collettivo di Lara Croft, ovvero i seni molto abbondanti. Di certo non ha aiutato il film del 2001 con protagonista Angelina Jolie, la cui Lara era una sorta di ninja spaccona e quasi invincibile oltre che mortalmente sexy. E a quanto pare non è servito nemmeno l'ottimo reboot videoludico che nel 2013 ha rilanciato la saga con due nuovi giochi dal sapore molto cinematografico e con una Lara molto più slanciata nel fisico e molto più umana e (solo apparentemente) fragile nell'animo.
Leggi anche: Rise of The Tomb Raider: il ritorno dell'archeologa oscura
Nuovi videogiochi, nuova Lara
Proprio a queste nuove versioni di Lara, e dei videogiochi che la vedono come protagonista, si rifà questo film diretto dal norvegese Roar Uthaug, già autore dello spettacolare disaster movie The Wave nel 2015. E se la sceneggiatura dei due semi-esordienti Geneva Robertson-Dworet e Alastair Siddons non è certamente priva di difetti e mancanze tipici dei blockbuster - i personaggi secondari, escluso il cattivo interpretato da Walton Goggins, lasciano tutti il tempo che trovano - è anche vero che rappresenta forse uno dei migliori adattamenti mai visti sul grande schermo a partire da un videogioco. Non solo per la presenza di tanti piacevoli ed espliciti richiami ad eventi e caratteristiche tipiche dei giochi, ma perché anche le scene d'azione, sebbene a volte dal montaggio un po' troppo frenetico, riescono davvero a dare le stesse sensazioni provate con un joypad in mano.
Ed è così che in piedi su un relitto di aeroplano in fragile equilibrio su un baratro, ci viene da camminare lentamente e prepararci ad un grande salto. Così come scoccare frecce e nasconderci in mezzo alla giungla. La sensazione di "gioco" è finalmente presente in un film ma senza inficiare il livello di spettacolarità della pellicola, che rimane comunque un blockbuster d'azione onesto nei suoi intenti e perfettamente godibile da ogni tipo di spettatore, anche chi non ha mai provato un videogioco.
Leggi anche: Cinema e videogiochi: l'attrazione (e imitazione) è reciproca
Meno tette, più sangue
Anche perché non c'è solo azione ed avventura in questo Tomb Raider ma anche un discreto lavoro sul personaggio e la chiara volontà di raccontare una Lara che, al contrario di quella della Jolie, non è un supereroe. Non è magari nemmeno una ragazza come tante: è atletica, volitiva e di una bellezza semplice ma disarmante, ma soffre, sanguina e uccide non per divertimento o hobby ma solo per necessità. È anche una ragazza ancora alla ricerca della sua vocazione e con la necessità di lasciarsi alle spalle un passato doloroso e pieno di misteri e dubbi. In questo senso è interessante l'inserimento della figura del padre (Dominic West) che non è solo una presenza fine a sé stessa, ma il vero collante della storia che il film racconta. La Lara che vediamo in questo primo film non è in cerca di fortuna e gloria come un novello Indiana Jones, ma semplicemente una figlia che non ha ancora mai accettato la morte del genitore ed è solo per questo che è pronta ad intraprendere un'avventura più grande di lei. Nulla di nuovo sotto il sole, certo, ma quanto basta per creare un personaggio sufficientemente tridimensionale che vediamo crescere di scena in scena.
Leggi anche: Alicia Vikander: ritratto di una "Swedish Girl" in prima fila per l'Oscar
A tutto il resto ci pensa Alicia Vikander, attrice già premiata con l'Oscar ed eccellente nei ruoli drammatici, ma che qui dimostra di sapere il fatto suo anche in tutt'altro genere di film. La sua Lara è fragile ma coraggiosa, volitiva e sufficientemente carismatica per garantire eventuali sequel. D'altronde è lo stesso film a non chiudere il cerchio ma a lasciare volutamente aperte alcune sottotrame che potrebbero portarci a nuove avventure. Questa volta il pubblico cinematografico potrebbe decidere di seguirla, e magari anche i videogiocatori. E sarebbe davvero bello e significativo, anche considerata l'importanza che il franchise ebbe negli anni '90, che la prima vera rivoluzione dei videogiochi al cinema fosse guidata da Lara Croft. Anzi, dalla Lara Croft di oggi, con qualche "pixel" in meno sul petto ma più vera.
Movieplayer.it
3.0/5