Lineamenti delicati su un fisico che all'occorrenza può diventare massiccio e imponente, sguardo torvo e sorriso che esplode all'improvviso: Tom Hardy è un ossimoro vivente, un volto fatto di luci e ombre perfettamente mescolate tra loro, sarà per questo che negli ultimi anni ha interpretato alcuni dei personaggi più complessi e ambigui visti al cinema. Nonostante sia considerato uno degli attori più affascinanti, Hardy preferisce camuffare e cambiare totalmente il suo aspetto, prediligendo ruoli per cui è necessario addentrarsi negli abissi più oscuri dell'animo umano, tendenza che proviene dal suo passato burrascoso, fatto di dipendenze ed eccessi. Noto per essere una persona difficile con cui trattare, sia sul set - leggenda vuole che, nel mezzo del deserto, durante le riprese di Mad Max: Fury Road in Namibia, abbia aspramente litigato sia con la collega Charlize Theron che con il regista George Miller, come pure in mezzo alla neve sul set di Revenant - Redivivo, dove si racconta che sia arrivato a sferrare un pugno a Alejandro González Iñárritu, per poi sciogliere la tensione proponendo abbracci di gruppo - sia con i giornalisti, che non ama incontrare, come dimostrano le recenti interviste per Revenant, in cui preferisce mangiare noccioline che rispondere alle domande, Hardy è invece molto disponibile con i fan, come visto alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia, dove, in t-shirt e jeans con tanto di catena, si è fermato a fare decine di foto e autografi.
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Intelligente nelle scelte e disposto a farsi plasmare completamente dal regista, Hardy ha avuto la possibilità di lavorare con alcuni dei maggiori autori contemporanei, come, oltre ai già citati Miller e Inarritu, Nicolas Winding Refn, Christopher Nolan e Steven Knight, conquistando quest'anno la sua prima nomination all'Oscar come migliore attore non protagonista e cimentandosi in prove complesse come quella in Legend, in cui si sdoppia in due gemelli, Reginald e Ronald Kray, criminali nella Londra degli anni '60.
Gli anni della formazione: tra eccessi e palcoscenico
Nato nel 1977 a Londra, figlio unico di una coppia di artisti, Anne, pittrice, ed Edward, detto Chips, scrittore e commediografo, Tom ha sviluppato presto un forte interesse per la recitazione, cominciando a calcare il palcoscenico durante il liceo, passione approfondita frequentando diverse scuole di teatro, tra cui Tower House School e Drama Centre London, e andata di pari passo con la sperimentazione di droghe, iniziata a 11 anni con la colla da sniffare e proseguita con sostanze più pesanti, come allucinogeni e crack, da cui diventa fortemente dipendente a soli 16 anni. Nonostante le origini non travagliate, Hardy mostra un'anima tormentata molto presto, anche se, a 19 anni, la sua bellezza lo aiuta a vincere, tramite il concorso The Big Breakfast's Find me a Supermodel, un contratto da modello con l'agenzia Models One. La passione per le sfilate e i servizi fotografici passa però presto, come dimostra anche il suo ormai leggendario, profilo Myspace in cui appare in pose da vero tamarro con tanto di pancia alcolica, una parentesi che l'attore non ha rinnegato una volta divenuto celebre.
L'esordio battagliero con Band of Brothers e la disintossicazione
Dopo il teatro e le passerelle, per Hardy è la volta dell'esordio dietro la macchina da presa, sia in televisione, grazie alla magnifica miniserie HBO Band of Brothers (2001), prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale e vera e propria fucina di talenti british (oltre ad Hardy compaiono infatti anche James McAvoy, Damian Lewis e Simon Pegg), in cui è John A. Janovec, che al cinema, con Black Hawk Down di Ridley Scott, in cui interpreta un altro soldato, Twombly.
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Un altro combattente lo attende in Simon: An English Legionnaire, dove è il mercenario Pascal Dupont, mentre con Star Trek La Nemesi (2002) arriva il primo ruolo in cui l'attore cambia completamente il suo aspetto: nei panni di Shinzon, pretore remano clone del capitano Jean-Luc Picard (Patrick Stewart), Hardy si fa rasare i capelli per poi trasformarsi in un ammasso di vene bluastre. L'insuccesso del film peggiora la depressione dell'attore, che, sempre più imbottito di alcol e droghe, collassa per le strade di Londra nel 2003: è un momento decisivo per Hardy, che decide di andare in riabilitazione per disintossicarsi e chiudere una volta per tutte con queste abitudini autodistruttive. Di questo periodo buio l'attore ha detto: "Ero completamente fuori dai binari, sono fortunato a non essere finito morto o in prigione e a non aver preso l'epatite o l'AIDS. Oggi conosco la mia bestia e so come affrontarla: è come vivere con un orangutan di 180 chili che vuole uccidermi, è molto più potente di me, non parla la mia lingua e si aggira nell'oscurità della mia anima". Sposato dal 1999 al 2004 con Sarah Hard, l'attore ha detto che la fine del matrimonio è stata causata principalmente dal suo stile di vita eccessivo.
I primi successi con Rocknrolla e Bronson
Rimessosi in sesto, Hardy ha avuto un figlio dalla compagna Rachael Speed, con cui è stato dal 2004 al 2009, e si è buttato a capofitto nel cinema, partecipando a pellicole come The Pusher (2004) di Matthew Vaughn, con Daniel Craig, diversi tv movie inglesi e la miniserie The Virgin Queen, in cui è Robert Dudley, l'amante segreto della Regina Elisabetta I (Anne-Marie Duff). Il primo incontro con il cinema d'autore arriva nel 2006: Sofia Coppola lo vuole in Marie Antoinette, in cui interpreta Raumont e dove, tutto inamidato e con tanto di parrucca bianca, è testimone dell'attrazione tra la regina di Francia (Kirsten Dunst) e il conte di Fersen (Jamie Dornan).
Dopo diversi film inglesi di basso profilo, in cui però recita al fianco di colleghi più famosi, come Ewan McGregor in Scenes of a Sexual Nature (2006) e Robert Carlyle in Uragano (2007), la prima grande occasione arriva con RocknRolla (2008) di Guy Ritchie: nel ruolo di Handsome Bob, spalla e migliore amico del criminale One Two (Gerard Butler), Tom Hardy si fa notare non solo dal pubblico, soprattutto femminile, ma anche da uno spettatore illustre, ovvero Christopher Nolan, che ha ammesso di aver notato l'attore proprio in questo film e di averlo quindi voluto in Inception. Un'ammissione curiosa quella di Nolan, perché ci si sarebbe potuti aspettare che il regista lo avesse piuttosto apprezzato in Bronson (2008), prima sua grande prova d'attore: nel film di Nicolas Winding Refn Hardy è il criminale Charles Bronson, violento e folle, rappresentato come una maschera grottesca, imprevedibile e pericolosa, per cui l'interprete si rade a zero, si fa crescere i baffi e mette su muscoli, basando tutta la sua recitazione sulla fisicità e su un'espressività esasperata, dando prova di possedere un talento non comune. L'interpretazione non passa inosservata e Hardy riceve il British Indipendent Film Award come migliore attore.
La svolta grazie a Inception di Christopher Nolan
Archiviata la storia con Rachael Seed, nel 2009 Hardy incontra sul set della miniserie The Take - in cui è Freddie Jackson, criminale appena uscito di galera - Charlotte Riley, con cui si sposa nel 2014 e da cui ha il secondo figlio nel 2015. L'anno della svolta è invece il 2010: grazie al ruolo del giocatore d'azzardo Eames in Inception di Christopher Nolan, Hardy diventa riconoscibile a livello mondiale, cominciando da qui la sua scalata a Hollywood senza sbagliare un colpo. L'anno dopo sostituisce Michael Fassbender in La talpa, di Tomas Alfredson, storia di spie con un cast eccellente, tra cui figura anche Gary Oldman, mito dell'attore fin da quando frequentava la scuola di recitazione, ed è il co-protagonista di Warrior, in cui, diretto da Gavin O'Connor, è Tommy, il minore dei fratelli Conlon, in rivalità con il maggiore Brendan (Joel Edgerton), ex stella del pugilato che ha scelto una strada diversa per allontanarsi dal terribile padre interpretato da Nick Nolte.
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Nel 2012 è la volta del western grazie a Lawless di John Hillcoat, in cui recita al fianco di Shia LaBeouf e Jessica Chastain, e del cinecomic d'autore: Christopher Nolan lo rivuole infatti sul suo set per interpretare Bane, l'antagonista di Batman (Christian Bale) in Il cavaliere oscuro - Il ritorno. Per questo ruolo Hardy ha preso 20 chili di muscoli, ha recitato per tutto il tempo con una scomoda maschera che lo rende irriconoscibile e lavorato molto sulla voce, una delle sue caratteristiche distintive: in grado di riprodurre praticamente qualsiasi accento e di cambiare totalmente intonazione e cadenza, l'attore sa abbinare all'impressionante fisicità anche una perfetta padronanza del parlato.
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Da Locke a Mad Max: Fury Road: una sequenza inarrestabile di prove eccellenti
A chi diceva che il punto di forza di Hardy era soltanto la presenza fisica, l'attore ha dato uno schiaffo morale con l'interpretazione di Ivan Locke in Locke (2013), pellicola di Steven Knight presentata alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia, in cui per 85 minuti recita da solo all'interno di un'auto, parlando con altre persone soltanto tramite il cellulare: una prova difficile, in cui l'attore sfida se stesso, sostenendo tutto il peso della pellicola su di sé, riuscendo nell'impresa di emozionare ancora di più con gli sguardi che non con le parole. È poi Bob in Chi è senza colpa, che è anche l'ultimo film di James Gandolfini, ancora una volta un uomo che ha a che fare con una realtà criminale, mentre nella serie Peaky Blinders ritrova Steven Knight, creatore e regista, Cillian Murphy, con cui aveva recitato in Inception, e sua moglie Charlotte Ridley. Nella serie BBC Hardy è il terribile Alfie Solomons, che ha poche scene ma fondamentali, giocando ancora una volta con la voce.
In Child 44 - Il bambino n. 44 torna a recitare con il suo mito Gary Oldman, mentre George Miller lo vuole in Mad Max: Fury Road: girato nel deserto della Namibia, il film è un sequel della trilogia anni '80, in cui l'attore è chiamato a raccogliere l'eredità di Mel Gibson. Affiancato dalla meravigliosa Furiosa di Charlize Theron, Hardy torna a un ruolo molto fisico, in cui l'eroe maschile è alla pari dell'eroina, in una spettacolare corsa per la sopravvivenza al ritmo di una folle musica rock.
La prima nomination all'Oscar per The Revenant
A completare l'anno straordinario di Tom Hardy, nel 2015 oltre a Mad Max: Fury Road escono anche Legend di Brian Helgeland, sceneggiatore premio Oscar per L.A. Confidential, in cui si sdoppia nei fratelli gemelli Kray, prova che gli vale il secondo British Indipendent Film Award, e Revenant - Redivivo, in cui è il cacciatore di pelli John Fitzgerald, uomo senza scrupoli che pur di sopravvivere tradisce il compagno Hugh Glass (Leonardo DiCaprio). Reso ancora una volta irriconoscibile da barba e capelli lunghi, cicatrici e con una parlata da tipico abitante del sud degli Stati Uniti (Tom ha dichiarato che il suo modello per questo ruolo è stato il Sergente Barnes di Tom Berenger in Platoon) , Hardy dà una grande prova, che gli frutta la prima nomination al premio Oscar, nella categoria per il Miglior attore non protagonista. Battuto da Mark Rylance, che si è aggiudicato la statuetta per il ruolo della spia russa in Il ponte delle spie di Steven Spielberg, Hardy è stato però ringraziato dal collega DiCaprio nel suo discorso di accettazione per l'Oscar, ottenuto proprio per Revenant, che lo ha descritto come "un vero amico".
Progetti futuri: di nuovo tv con Taboo e Mad Max: The Wasteland
La mancata vittoria dell'Oscar non è certo una battuta d'arresto per la carriera di Hardy: l'attore ritroverà infatti per la terza volta Steven Knight nella miniserie Taboo, in cui sarà James Delaney, avventuriero che torna dall'Africa con in tasca 14 diamanti rubati e il desiderio di vendetta per la morte del padre. Prodotta da Hardy insieme a Knight e a Ridley Scott, la serie di BBC One sarà composta da 8 episodi da 60 minuti ciascuno. Il 2017 sarà invece l'anno di due grandi ritorni: l'attore tornerà a indossare i panni di Max Rockatansky in Mad Max: The Wasteland, diretto ancora una volta da George Miller, e lavorerà per la terza volta con Chris Nolan, che lo ha voluto in Dunkirk, film ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale in cui Hardy si troverà al fianco proprio del "rivale" Marck Rylance e di Kenneth Branagh.