E' argomento quantomai attuale, data la ricorrenza del centenario della tragedia che ha reso il Titanic la nave più popolare di sempre, una ricorrenza commemorata da più parti negli ultimi tempi, da documentari del National Geographic e dal ritorno in sala del film campione d'incassi di James Cameron, questa volta con l'aggiunta di una terza dimensione volta ad accrescere la drammaticità della storia e dell'affondamento che tutti conosciamo. Quello che invece è stato indagato meno è il periodo precedente a quel primo ed ultimo viaggio, i tre anni di costruzione della nave nei cantieri di Belfast della Harland & Wolff per conto della Whitestar, un processo durato dal 2009 al 2012 che ha dato lavoro a tanti operai della città irlandese. Quella raccontata da Titanic - Nascita di una leggenda è una storia di forti contrasti diffusi su tutti i livelli e tipici della società irlandese dell'epoca, tra ricchi e poveri, imprenditori ed operai, ma anche cattolici e protestanti. La serie in sei serate co-prodotta da Rai Fiction insieme a DAP Italy ed Epos Films racconta quei tre anni e quella società, cercando di mettere in scena proprio quei contrasti, distribuendo i suoi protagonisti in tutte le classi sociali, raccontando gli uomini e le donne i cui destini si sono incrociati con quello del Titanic, vite inventate che si intrecciano con la storia della nave: i dirigenti della Harland & Wolff, tra cui Lord Pirrie interpretato da Derek Jacobi, il committente JP Morgan (Chris Noth), l'ingegnere Mark Muir (Kevin Zegers), la famiglia dei Silvestri, di origine italiana ed composta da padre Pietro (Massimo Ghini), le figlie Sofia (Alessandra Mastronardi) e Violetta (Valentina Corti), interpreti irlandesi come Liam Cunningham e tanti volti più o meno noti come Ophelia Lovibond e Neve Campbell.
Quella diretta da Ciaran Donnelly, ed in onda da domenica 22 Aprile su RaiUno, è una produzione ambiziosa e solida che in conferenza stampa ci è stata raccontata da parte del cast, alla presenza di Ivan Carlei, capostruttura di RaiUno, Guido De Angelis della DAP e lo sceneggiatore italiano Stefano Voltaggio. Ad introdurre il progetto, prima di lasciare spazio alle domande, è stata però Paola Masini di Rai Fiction.
E' un progetto ambizioso che coinvolge Italia, Francia, Irlanda, Germania e Canada. Guido De Angelis: la dottoressa Masini ha fatto una disanima esauriente. Quando è nato il progetto in Rai, ci siamo lanciati con dedizione in questo lavoro costato 24 milioni di euro, di cui dieci messi dalla Rai e quattro da noi. Ma non abbiamo timore di perdere questi soldi perchè crediamo in questa serie ed inoltre essendo nati in Rai abbiamo un rapporto con la rete che cerchiamo sempre di onorare nel modo migliore. E ci riempie di orgoglio vedere che anche testate straniere come il New York Times sottolinea l'impegno della Rai in questo progetto, come in passato quando si parlava tanto della nostra televisione, una tradizione che nel corso degli anni si è andata un po' persa. Questo è un progetto che racconta la realtà dell'Irlanda del 1908, una società fatta di conflitti, di attività sindacali, della rivalutazione del ruolo della donna. Una realtà che abbiamo voluto descrivere, raccontando tra le righe anche alcuni difetti che ci sono stati nella costruzione della nave e delle vittime tra gli operai nel corso dellla lavorazione. Il tutto permeato da grandi storie d'amore, per esempio quella tra la nostra Alessandra e Zegers, e di grandi drammi familiari e di speranze. Un grazie particolare ai nostri attori impegnati nel cast, da Massimo Ghini, che noi consideriamo sempre per le nostre produzioni, e che ha lavorato con grande dedizione anche con il piede rotto; Alessandra che all'inizio era terrorizzata, perchè temeva di non capire il regista che aveva un fortissimo accento irlandese. Ma tutti hanno lavorato con grandissimo impegno.
Alessandra, ci dici qualcosa di questta storia d'amore e del tuo personaggio? Alessandra Mastronardi: Sì, una storia romanzata, ma che sarebbe potuta esistere. Sofia è un personaggio che rivendica il suo ruolo di donna, ma tutti i personaggi di questa serie sono molto attivi, non subiscono mai ed hanno una gran forza e Sofia, tra le altre, non accetta le discriminazioni che esistono in quel periodo. C'è una sua battuta in cui dice di voler andare via per trovare un posto in cui non doversi vergognare di essere quello che è. E' una donna che ama e sogna, nel senso più puro del termine, perchè vuole avere un ruolo per sè stessa e la sua famiglia.Kevin, cosa ti ha attratto di questo progetto? L'aspetto intimo del tuo personaggio o il dramma del Titanic? Kevin Zegers: Per me la storia del Titanic rappresenta il motivo per cui iniziare a guardare la serie, ma sono maggiormente interessato ai personaggi. E' stata una sfida perchè non avevo mai lavorato in televisione ed è stato difficile affrontare un personaggio così in profondità per poterlo rappresentare per dodici episodi. La storia del Titanic è lo sfondo, ma è il personaggio di Mark che mi ha interessato.
Ghini è il padre padrone che porta le sue tradizioni in Irlanda e vuole obbligare la famiglia a seguire queste tradizioni? Massimo Ghini: Sì, rappresenta una figura che nella nostra storia è stata in qualche maniera tragica e determinante: l'emigrante. E' una figura che ha attinenza anche con il periodo che stiamo vivendo, l'eccellenza che emigra e che si sta riprospettando in questo periodo. C'è un dialogo che facciamo io ed Edoardo Leo in cui affrontiamo proprio questo tema. L'immagine di questa famiglia rischiava di inserirsi in una sorta di quadretto drammaticamente folcloristico dell'emigrazione, che però siamo riusciti a rendere con grande umanità, perchè pur mantenendo questa anima italiana l'abbiamo affrontata in continua relazione con una realtà diversa, quella della società irlandese dell'epoca in un momento di grande trasformazione. Devo ringraziare tutto il cast per avermi sopportato per la frattura. Purtroppo avevamo già girato le scene finali, altrimenti avrei dato una zoppia al personaggio per sfruttare questo inconveniente, invece ho dovuto fingere di stare bene, appoggiandomi agli altri in quelli che sembrano gesti d'affetto, ma che invece sono pura necessità fisica.Edoardo Leo: Il rapporto con la regia è stato molto interessante, hanno ascoltato i nostri suggerimenti quando abbiamo cercato con Massimo di togliere quegli elementi che potevano passare dal folclore alla visione un po' macchiettistica della famiglia italiana. Siamo stati a Dublino ed abbiamo lavorato praticamente 24 ore su 24 perchè la sera provavamo tra noi le nostre scene. E' stata una sfida rappresentare un personaggio come il mio, così legato alla tradizione in una storia che invece racconta la ricerca della modernità. Siamo orgogliosi di aver fatto qualcosa del genere nel nostro paese, qualcosa che parte dalla nostra Rai.
Valentina, quanto è simile il tuo personaggio a quello della sorella? Valentina Corti: Violetta è la sorella minore di Sofia e nonostante la vicinanza d'età sono molto diverse. Entrambe molto coraggiose, a volte un po' folli, ma diverse. Sofia è la parte saggia di Violetta. O forse Violetta è la parte più frizzante di Sofia. Ma il rapporto tra loro due e col padre è stato reso molto bene, e mentre recitavamo le scene in casa Silvestri sembrava di vivere veramente in una situazione familiare. In tutte le nostre scene c'era tanto realismo a livello umano. E' un personaggio che ho amato fin da subito.
Liam, hai giocato in casa, visto che gran parte delle scene della costruzione girate in Irlanda? Liam Cunningham: Per noi attori irlandesi è stato importante lavorare a questa storia perchè la storia del Titanic è tristemente nota nel mondo per quello che è successo dopo aver lasciato Belfast, ma per noi irlandesi è anche una storia di grande ingegneria navale da festeggiare. Per noi è stata l'opportunità di raccontare qualcosa che non è mai stato raccontato prima e che abbiamo considerato un privilegio.
Kevin, una domanda provocatoria: quando le hanno proposto di fare Titanic, ha pensato di dover fare il DiCaprio della situazione? Kevin Zegers: Quello che amo di questa storia è che finisce con la nave che parte, quindi non aveva l'intenzione di ri-raccontare quello che si vede in quel film, che tra l'altro è anche tra i miei preferiti. E' una storia completamente diversa ed il mio personaggio non ha niente in comune con quello di DiCaprio, sebbene sia uno dei miei attori preferiti.Alessandra, in questo momento sei molto in vista, da questa serie al film di Woody Allen. Dove ti sei trovata più a tuo agio? Alessandra Mastronardi: Si tratta di due personaggi opposti. Milly, il personaggio di To Rome with Love è un personaggio ancorato al passato, ma mi ha divertito da morire, perchè raramente mi fanno fare ruoli un po' comici. Sofia è una donna vera, una donna italiana di inizio secolo, consapevole di quello che vuole.
Massimo, sei un attore sempre molto vicino alla realtà italiana politica e sociale. Che ne pensi di quello che viene rappresentato nella serie? Massimo Ghini: Ieri sera guardavo Roma Imago Urbis e la puntata che stavo vedendo raccontava di alcuni processi, ed alla fine quello che veniva fuori era lo specchio di quanto si riprospetta anche oggi nel mondo. Alla fine gli stadi di evoluzione dell'umanità ripropongono spesso situazioni simili. La serie è importante perchè approfondisce conflitti e situazioni che magari conosciamo a livello solo superficiale.
Alessandra, cosa ti ha lasciato questo personaggio? Quanto è cambiata la situazione della donna da allora? Alessandra Mastronardi: Sofia mi ha regalato tanto, una gran forza. Ho imparato molto da lei e dalle attrici che hanno lavorato con noi sul set. Mi hanno dato umanamente e professionalmente davvero tanto. Il ruolo della donna è cambiato tanto e dobbiamo ringraziare le battaglie di quei tempi per quello che abbiamo oggi e che diamo per scontato. E' ancora una società un po' maschilista, ma da allora si sono fatti dei passi avanti.Come è nata l'idea di questo progetto che si è allontanato dal catastrofismo delle produzioni sul Titanic? Siete preoccupati per l'altra produzione di questo periodo, quella scritta da Fellowes? Guido De Angelis: Non sapevamo della produzione di Julian Fellowes, che però è il racconto del naufragio. Quando l'abbiamo saputo non è cambiato molto, perchè la nostra storia è qualcosa di diverso. L'idea è nata un po' per caso, ma poi ci siamo documentati sull'argomento ed abbiamo scoperto un mondo molto interessante da raccontare. Ci siamo appassionati a questa idea ed abbiamo cercato di realizzarla con la passione di sempre.