Titanic: memoria e globalizzazione dell'ultimo grande classico cinematografico

Il 19 dicembre 1997 usciva negli USA Titanic di James Cameron. Un mese dopo arrivò in Italia, dando vita ad una sorta di irrefrenabile mania. Noi c'eravamo, e l'abbiamo vissuta con gli occhi di un bambino...

Titanic: memoria e globalizzazione dell'ultimo grande classico cinematografico

Memorabile. Potrebbe non esserci un aggettivo più significativo dato che, in questi venticinque anni di gloria, si è detto tutto e più di tutto sull'ultimo colossal (o kolossal, come preferite) della storia del cinema. Difficile aggiungere qualcosa, inutile sciorinare il record di Oscar vinti (u-n-d-i-c-i), la produzione high concept o rimarcare gli incassi stratosferici all time (è terzo dopo Avatar e Avengers: Endgame). Superfluo tornare sullo svezzamento pop di Leonardo DiCaprio o sullo sguardo dolcissimo di Kate Winslet, purtroppo mai troppo citata quando si parla del film in questione (ecco, questo sarebbe uno spunto di riflessione). Insomma, quando si torna a ragionare su qualcosa di estremamente dibattuto, l'unica strada è quella della memoria (appunto) personale. Perché tutti, nessuno escluso, hanno un ricordo legato a Titanic di James Cameron. Torniamo nel 1997: l'eco dell'uscita statunitense (19 dicembre) era così potente che investì la programmazione di quel corposo Natale.

Una scena di Titanic di James Cameron
Una scena di Titanic di James Cameron

In sala c'era roba come Hercules, La Vita è Bella, Fuochi d'Artificio, Tre Uomini e una Gamba, Sette Anni in Tibet e il godereccio cinepanettone A Spasso nel Tempo - L'Avventura Continua. Altri film, altra epoca, altri botteghini. Tant'è che il riverbero del Titanic accese la spasmodica attesa, culminata il 16 gennaio 1998. Un mese dopo, l'epopea di Cameron invase la programmazione cinematografica italiana, restando in cartellone per oltre sei mesi (il primo week-end fu sold-out ovunque tranne a Napoli, dove vinse Annaré con Gigi D'Alessio!). Qui entra in gioco il fattore memoria. Chi scrive, all'epoca, frequentava le Elementari (oggi scuola Primaria), e già ossessionato dal cinema guardava con strano occhio chi, al cinema, non era mai andato. Ma scappare dal Titanic era impossibile, e dunque mentre il ritorno a scuola post-vacanze natalizie portava una certa mestizia, si avvertiva un fermento rivolto a quello che sembrava a tutti gli effetti un film già inflazionato che meritava totale attenzione.

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L'inaffondabile

Titanic in 3D: Kate Winslet, Leonardo DiCaprio e James Cameron sul set di Titanic
Titanic in 3D: Kate Winslet, Leonardo DiCaprio e James Cameron sul set di Titanic

Andando al punto, successe che James Cameron fece scoprire la magia del grande schermo agli italiani, che accolsero a braccia aperte la grandiosità letterale del film. Un'incontrollabile ed euforica mania: il Titanic era tra noi. Un momento spartiacque (per restare in tema), un evento storico a cui si voleva partecipare più e più volte, da 0 a 99 anni. Successe quindi che anche i più restii al cinema vennero convinti dal richiamo del transatlantico "inaffondabile". Come spesso accade, i primi a cogliere il potenziale furono proprio i bambini, che tra l'altro cominciarono a suonare con il flauto (sì, vi abbiamo sbloccato un ricordo) la hit My Heart Will Go On di Céline Dion rendendo la vita difficile ai genitori (piccola curiosità, la demo registrata fece cambiare idea a Cameron che non voleva pezzi cantati).

Titanic: DiCaprio e Kate Winslet nella sequenza della zattera
Titanic: DiCaprio e Kate Winslet nella sequenza della zattera

Allora, testimonianza diretta: si tornava a scuola il lunedì e saliva pian piano il numero di amichetti che avevano passato il fine settimana in coda per Leo e Kate, per Jack e Rose. Un evento filmico virale (probabilmente il primo dopo Star Wars e il principale prima di Avatar), la globalizzazione in formato cinematografico, che viaggiava su un tempo monstre di 195 minuti. E cresceva il desiderio di far parte di quella straziante storia d'amore, pure se eri un bambino di otto anni: ricordiamo ancora quelli che raccontavano di possedere a casa il mitico Cuore dell'Oceano in zaffiro blu, o quelli che da grandi avrebbero voluto immergersi nelle profondità dell'Atlantico per risollevare la carcassa della leggendaria nave. E c'erano pure quelli che perpetravano l'illegalità, spacciando in classe copie pirata suddivise in ben quattro VHS. Da vedere in stile serie tv. Che momenti. Il mondo sulla prua di una nave che conteneva a sua volta la categorizzazione sociale, fatta di ingiustizie, classi, povertà, ricchezze, opportunità.

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La Titanic-Mania!

Leonardo DiCaprio e Kate Winslet in una scena drammatica di Titanic
Leonardo DiCaprio e Kate Winslet in una scena drammatica di Titanic

Si partiva da Southampton con i pop-corn in mano e l'entusiasmo di essere al centro di un avvenimento generazionale, attendendo il drammatico punto di non ritorno: l'iceberg, l'acqua che sale, l'orchestra che suona, le scialuppe, la morte, l'amore spezzato. Negli USA Titanic uscì con il bollo PG-13, mentre in Italia non c'è mai stato un vero e proprio divieto (la cronaca raccontò di un dodicenne che lo vide in sala quarantacinque volte), e se eri un bambino, c'era da affrontare un altro iceberg: il ritratto di Rose. Una scena meravigliosa di pura ribellione anti-classista, ma se facevi la quarta elementare, e al cinema eri con mamma e papà, non coglievi certe sfumature e potevi ritrovati al centro di un notevole imbarazzo. Imbarazzo che, il giorno seguente, si tramutava nell'innocente ilarità infantile che ci si scambiava con il compagno di banco. Titanic era anche questo, riversato su di un pubblico under 10 abituato ai Classici Disney: una storia da fiaba con un finale atroce.

Una scena di Titanic
Una scena di Titanic

Chi ha avuto la fortuna di aver vissuto la "Titanic-Mania" ricorderà poi il dibattito sugli effetti visivi: estimatori e detrattori, davanti il progresso tecnico-tattico di James Cameron. Fastidio per quel film "girato tutto al computer", incredulità per l'innovazione rivoluzionaria capace di rendere realtà l'impossibile più assoluto. Si sognava forte, si sperava che arrivasse l'happy ending tra Jack e Rose (quando gli spoiler non erano certo un problema) o che il comandante Edward Smith (interpretato da Bernard Hill) riuscisse ad evitare la tragedia, in un colpo di timone che avrebbe raddrizzato le sorti della RMS Titanic puntando dritto verso New York. In fondo, è proprio il senso di stupore, unito all'idealizzazione dell'amore romantico e disperato, che ha reso Titanic un evento collettivo legato alla memoria, divenendo immediatamente l'ultimo grande classico della storia del cinema. Affascinante, elegante, trionfale, spaventoso, spettacolare. Potremmo citare Avatar (che guarda caso è sempre di James Cameron) per portata o per diametro, ma il principio (e forse la fine) del film globale si traduce, ancora adesso, nell'esperienza totalizzante di un film capace di vivere in osmosi con il pubblico. Facendoci sentire (davvero) i Re del mondo.

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