"So Mary, climb in. It's a town full of losers and I'm pulling out here to win."
Bruce Springsteen lo aveva già capito nel 1975 che l'unica via per farsi strada nella vita è saltare in macchina e lasciarsi alle spalle la palude della provincia. Il brano del Boss è linfa vitale per l'opera prima di Jim Cummings, di cui parliamo nella recensione di Thunder Road. Il 35enne Cummings ormai è più di una bella speranza nel mondo dell'indie. Con tre regie all'attivo, tutte interessanti, l'attore e autore ha abbondantemente attirato l'attenzione sulla sua originale visione. Thunder Road, film del 2018 scritto, diretto e interpretato da Jim Cummings, che ha firmato anche musiche e montaggio, arriva in Italia solo oggi, in streaming su Io Resto in Sala e Wanted Zone in attesa di un'auspicabile uscita in sala con Wanted.
La storia di Thunder Road, semplice e lineare, ruota attorno a Jim Arnaud, agente di polizia di una cittadina del Texas che deve fare i conti con la perdita della madre, col divorzio dalla moglie e con le difficoltà nel relazionarsi con la figlia di nove anni. A una situazione familiare problematica si aggiungono le intemperanze sul lavoro di Jim, "sorvegliato speciale" dai suoi capi per via delle sue reazioni impulsive e per la forte emotività che rischia di mettere in crisi anche il rapporto col suo migliore amico e collega Nate (Nican Robinson).
Una sceneggiatura dolceamara che ci sorprende a ogni passo
Thunder Road è uno di quei film in cui non accadono molti eventi, eppure è impossibile staccare gli occhi di dosso al poliziotto baffuto di Jim Cummings. Il film procede per incontri, confronti, sfuriate, crisi di pianto e qualche momento tragicomico in cui si ride di Jim e non con Jim (mai la definizione di dramedy fu più azzeccata per un film). La forza di Thunder Road sta nel suo protagonista e nel modo in cui si relaziona col mondo della deprimente cittadina texana in cui vive, a cui l'espressione 'senza speranza' calza a pennello. Jim è un agente decorato che si è fatto sopraffare dai problemi familiari fino a smarrire se stesso. Ma è anche un uomo, un poliziotto, che non ha paura di mostrarsi fragile rovesciando lo stereotipo del macho.
Magistrale la sequenza iniziale di Thunder Road dove un lunghissimo piano sequenza, quasi insostenibile per un attore, ci mostra il discorso di Jim al funerale della madre. L'elogio funebre della donna, ex ballerina classica che gestiva una scuola di danza, culmina nel tentativo di Jim di danzare sulle note di uno dei brani preferiti dalla madre, Thunder Road, per l'appunto, ma il mangianastri non funziona così, tra le lacrime e nell'imbarazzato silenzio dei presenti, il poliziotto si produce in un'esibizione goffa e penosa facendo vergognare figlia ed ex moglie. Nel ruolo dell'agente, Jim Cummings dà il meglio di sé attingendo a tutte le sfumature recitative in suo possesso per raccontare la tragedia di un uomo ridicolo, iracondo, goffo, eccessivo, ma incredibilmente umano. Un uomo capace di mettersi a nudo, anche letteralmente, per arrivare diretto all'animo dello spettatore.
L'elogio dell'arte e dell'umanità
La scrittura di Thunder Road è potente e spiazzante. Il Jim Cummings sceneggiatore infrange le regole e la misura eccedendo in scene madri sempre sospese tra ridicolo e tragico. Anche i momenti più innocui si trasformano in rivelazioni, si rovesciano in scontri dagli esiti sorprendenti. Tra i momenti più folli e spiazzanti, l'incontro di Jim con l'insegnante della figlia, interpretato da un gustosissimo Macon Blair, che si trasforma in una violenta seduta di autocoscienza, o la sfuriata di Jim fuori dal dipartimento di polizia di fronte ai colleghi attoniti che culmina nel suo allontanamento. Quando sembra che il poliziotto abbia raggiunto l'apice del ridicolo, ecco che Jim Cummings si spinge ancora un pochino oltre sviscerando sentimenti e stati d'animo estremi. Il tutto accompagnato da una regia efficace e funzionale.
Al di là di eccessi e scene madri, l'impressione che lascia la visione di Thunder Road è di autenticità. Non sappiamo quanto ci sia di autobiografico o quanto del finto Jim ci sia nel regista e autore, ma Jim Cummings ha il dono di raccontare sentimenti facendoceli percepire come veri. Chi di noi non si è mai sentito come Jim nella vita (anche se in pochi hanno avuto il coraggio di esternare nella stessa misura)? Jim Cummings è una forza della natura e la sua opera prima è un elogio all'imperfezione umana, ma anche alla perfezione dell'arte. Della musica - anche se Thunder Road non la sentiamo mai - e della danza che, dopo l'incipit, ricomparirà in un finale bellissimo e poetico. Ma solo l'estro registico di Cummings poteva rendere altrettanto poetiche e struggenti le sue movenze da orso sgraziato, i suoi salti sbilenchi e il corpo ripiegato della sua esibizione al funerale facendocene intuire la grazia e la musicalità in un film che, se non ci riconcilia con il mondo, ottiene un risultato ancora più importante: ci riconcilia con noi stessi.
Conclusioni
Come sottolinea la nostra recensione di Thunder Road, l'opera prima di Jim Cummings è un elogio all'imperfezione umana, ma anche alla perfezione dell'arte. Una tragicommedia potente e spiazzante che sovverte le aspettative del pubblico scavando a fondo nell'umanità del protagonista.
Perché ci piace
- Attore, regista, sceneggiatore, Jim Cummings è una forza della natura.
- Il film fa ridere, fa piangere, è ridicolo e ci fa vergognare di essere perfettamente imperfetti.
- Il regista riesce a trovare l'inaspettato in scene di quotidianità stravolgendole in una continua sorpresa.
Cosa non va
- Difficile trovare difetti in un'opera prima così autentica e vitale, ma la canzone di Bruce Springsteen ci sarebbe piaciuto sentirla.