Insignito di un meritatissimo Premio Speciale della Giuria alla prima edizione del Festival di Roma nel 2006, vincitore di una pioggia di premi in patria e modello di una miniserie TV, This Is England '86, il sesto lungometraggio del regista-autodidatta britannico This Is England esce finalmente nelle nostre sale in questa torrida chiusa d'agosto. Trascinante, poetico e viscerale, il film è un'opera personale che ci immerge in maniera credibile e vibrante in un tempo e in un luogo che fanno parte dell'esistenza del regista: è la storia di Shaun (Thomas Turgoose), un ragazzino orfano di padre, e alienato dalla madre e dai compagni di scuola, che nell'estate del 1983 trova una nuova famiglia in un gruppo di giovani skinhead, e una controversa figura di fratello maggiore e mentore nell'ex detenuto Combo (Stephen Graham).
Abbiamo avuto la possibilità di fare due chiacchiere con Meadows, classe '72, che al momento è lontano dai set perché recentemente divenuto padre per la seconda volta, per presentarvi il suo film, che sarà nelle sale italiane a partire dal 26 agosto.
Congratulazioni per l'uscita italiana di This Is England, Shane! Lo abbiamo visto a Roma nel 2006, trovandolo un'esperienza unica e toccante. Che cosa rappresenta per te, guardando indietro al tuo lavoro?Shane Meadows: La cosa che più colpisce di This Is England è forse l'atmosfera familiare a cui non si può sfuggire. Il gruppo era una vera gang, e ricordo che anche durante le riprese passavano tutto il loro tempo insieme, ed erano legatissimi. Thomas Turgoose fu una scelta davvero brillante. Come lo trovasti, e che rapporto hai oggi con questo straordinario ragazzo?
Per trovare gli interpreti di This Is England avevamo girato tutto il paese, facendo mesi e mesi di prove per trovare I personaggi principali. Alla fine avevamo trovato tutti tranne Shaun e la situazione iniziava a farsi difficile! Allora ingaggiammo Des Hamilton, un casting director specializzato. E' bravissimo a scovare, nelle comunità locali, i ragazzi più spontanei e veraci. Tra di loro trovammo Thomo. Con lui non dovetti far altro che indurlo a crederci, e portarlo dal marinare la scuola a girare un film dodici ore al giorno. Il personaggio di Stephen Graham è un villain davvero atipico, visto con grande compassione, quasi affetto. Qual è stato il contributo dell'interprete nel creare questo personaggio?
Stephen ha dato molto a questo ruolo. Soltanto dopo diverse settimane di prove decise di dirmi che è di razza mista, e questo lo ha aiutato nel creare il personaggio con cui condivideva in un certo senso la backstory.
Come lavori generalmente con i tuoi attori?
Facciamo prove, tantissime prove, perché gli interpreti possano sviluppare i loro personaggi e un ampio background che li caratterizzi: a lungo andare, creiamo per loro una vera e propria biografia. Molto del lavoro è improvvisazione, e i personaggi devono essere particolarmente solidi e credibili perché funzioni.