The Witcher 2, la recensione: una serie che abbraccia il suo destino

La recensione di The Witcher 2: più curata sul piano estetico e più compatta a livello narrativo, la seconda stagione della serie fantasy targata Netflix fa un passo avanti verso la costruzione del suo immaginario.

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Una delle prime immagini di Geralt nella seconda stagione di The Witcher

Il cacciatore destinato a proteggere, la ragazza destinata a combattere e la strega destinata a sopravvivere. Apriamo la nostra recensione di The Witcher 2 (di cui abbiamo visto i primi sei episodi) rievocando i tre cammini che confluiscono nell'ambiziosa serie fantasy targata Netflix. Un show che porta il nome del glaciale Geralt di Rivia, ma che in realtà abbraccia anche l'anima in pena di Yennefer e il racconto di formazione di Cirilla, dando vita a un racconto corale sempre più complesso. Esattamente due anni dopi una prima stagione promettente e abbastanza riuscita, The Witcher torna con nuovi 8 episodi (disponibili dal 17 dicembre) e conferma di essere terreno fertile in cui seminare storie e promesse future. Se la prima stagione della serie era solo una punta dell'iceberg, la seconda conferma che siamo soltanto all'inizio di un lungo viaggio. E non è un caso che la showrunner di The Witcher ha sempre ammesso di avere in cantiere almeno cinque stagioni.

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The Witcher 2: Freya Allan nella serie Netflix

Questo perché l'universo narrativo creato nei romanzi da Andrzej Sapkowski pullula di personaggi, miti, leggende e soprattutto tanta diplomazia. Elemento che emerge con prepotenza in questa seconda stagione più matura, curata e compatta a livello narrativo. Una stagione in cui il vero protagonista è il destino che inizia a compiersi. Un destino spesso infame, che spinge ogni personaggio a farsi una domanda scomodissima: "A cosa servo in questo mondo?".

L'inverno è arrivato

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The Witcher 2: Geralt e Cirilla in una scena

Respingere e accogliere. La prima stagione si era chiusa con due movimenti opposti: un'esplosione infuocata e un gelido abbraccio. Avevamo lasciato Yennefer mentre bruciava tutto nella Battaglia di Colle Sodden, mentre Geralt accoglieva finalmente tra le sue braccia la giovane Ciri. La seconda stagione riprende qualche tempo dopo, con lo strigo e la ragazza in cammino verso Kaer Moren, antica fortezza dove i witcher vivono e vengono addestrati. Nel frattempo Yennefer si ritrova sola, costretta a vivere una profonda crisi esistenziale che la mette in contatto con le sue debolezze. Sin da queste premesse è facile capire la prima grande differenza tra questa stagione e la precedente. Se la prima era molto più complessa (e a tratti complicata) a causa dei vari salti temporali, adesso il fatto di avere due personaggi quasi sempre insieme (Geralt e Ciri) rende la narrazione molto più lineare e piacevole da seguire. Una maggiore compattezza che permette di soffermarsi molto meglio sui personaggi, le loro evoluzioni e i loro rapporti. Nel gelo di Kaer Moren, ad esempio, possiamo conoscere un nuovo Geralt, a metà strada tra il mentore e l'allievo. La presenza di Ciri al suo fianco gli impone di mettere da parte il cacciatore brutale e di vestire panni nuovi, per certi versi scomodi, perché pieni di responsabilità inedite per chi ha sempre badato solo a sé stesso. D'altra parte poter conoscere il suo maestro Vesemir ci permette di sbirciare finalmente nel suo passato oscuro.

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The Witcher 2: Kim Bodnia ed Henry Cavill in una scena della serie Netflix

Il fatto che la storia sia ambientata in inverno, quindi durante il ritiro dei pochi witcher rimasti vivi nel Continente, rallenta i ritmi del racconto, rende tutto più rilassato e ci fa sedere tutti attorno al fuoco per scoprire meglio il doloroso vissuto di ogni strigo. Il loro è un mondo di privazioni, sacrifici e violenza che affascina Ciri, che mai come in questa stagione è assolutamente al centro del racconto. Non si tratta soltanto della sua formazione, ma dal suo peso sempre maggiore all'interno del disegno globale di The Witcher.

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Yennefer ai margini

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Yennefer in The Witcher 2

Il cuore pulsante della stagione è incarnato così bene dal rapporto tra Geralt e Ciri che il personaggio di Yennefer ne risulta ridimensionato, tagliato fuori dalla storyline più interessante dello show e relegato a un suo percorso meno incisivo e affascinante. Ancora alla ricerca di un suo posto nel mondo, la maga vagabonda per lo show ma risulta troppo vittima degli eventi senza imporre ancora la sua personalità. Insomma, il destino infame di una sopravvissuta ricade anche sul suo personaggio che sembra sempre più pieno di potenziale inespresso. Un gran peccato, visto che a livello attoriale tutto il trio di protagonisti è ormai diventato credibile e calzante con il proprio alter ego. Anya Chalotra ci regala una Yennefer fragile e spietata allo stesso tempo, Freya Allan una Ciri determinata ma ancora innocente, mentre Henry Cavill è ormai un tutt'uno con il suo Geralt a cui riesce anche a regalare nuove sfumature (come il sarcasmo e la riluttanza). Da sottolineare ancora una volta lo splendido lavoro fatto dall'attore con la voce, che riesce a rievocare quello del videogioco senza mai scimmiottare o sembrare un'imitazione. Leggende narrano anche che sul set Cavill, noto appassionato e cultore della saga di The Witcher, abbia anche trasudato una conoscenza enciclopedica de Il Sangue degli Elfi, il romanzo della saga a cui si ispira questa stagione. Una passione riversata in ogni goccia di sangue che bagna la sua spada da witcher.

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Meno azione, più cura estetica

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Il nuovo look di Ciri in The Witcher 2

A proposito di videogiochi, i fan della saga firmata CD Project Red saranno felici di notare qualche piccolo cambio di rotta. Perché se la prima stagione si nutriva soprattutto dei romanzi, questi nuovi episodi strizzano l'occhio ai capitoli videoludici con costumi, sequenze e persino colori di capelli cambiati molto familiari a chi ha passato tante ore con un jopyad (o una testiera) tra le mani. Questo The Witcher 2 segna un deciso cambio di rotta non solo per la narrazione più coesa, ma soprattutto per una cura estetica finalmente convincente. Gli effetti visivi delle creature sono finalmente all'altezza, la cura fotografica maggiore grazie a una predominanza di colori freddi e all'assenza di quella patina luminosa anni Novanta che aveva reso parecchio vintage la prima stagione. Un cambio di impostazione estetica che abbraccia anche un tono più cupo e meno scanzonato, visto che la comicità è quasi del tutto assente e si avverte l'incombere di grandi sconvolgimenti sociali e politici. Un terremoto che porta anche altri cambiamenti, come un'azione molto meno presente e relegata a pochi momenti decisamente cruciali. Un Witcher meno witcher del solito, con meno sangue e più parole, ma anche con più maturità. Coerente con una storia in cui qualcosa di epocale sta per accadere.

Spiegare troppo

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The Witcher 2: Henry Cavill in una foto della serie Netflix

Più parole, dicevamo. Il che non significa soltanto una seconda stagione più verbosa e dialogata, ma anche una storia con molte (forse troppe) cose da dire. Peccato che dopo i primi quattro episodi davvero solidi e ispirati, il quinto e il sesto prestino il fianco a una scrittura molto più sciatta e confusa. Se nella prima metà The Witcher 2 mostra senza dire troppo, nella seconda diventa troppo didascalica, mettendo sul piatto una marea di informazioni, date, eventi e profezie spiattellate senza molta cura. Sicuramente è il dazio da pagare per una stagione di passaggio. Senza dubbio c'è la volontà di preparare il pubblico a un futuro infarcito di eventi ancora da raccontare, ma è stato un passo falso che ha un po' macchiato questa seconda stagione convincente e coraggiosa nel voler cambiare pelle. Sappiamo bene che il fato di un witcher è imprevedibile e pieno di pericoli. E ora è certo che quello di The Witcher è quello di una buona serie fantasy, destinata ad accompagnarci per molti gelidi inverni attorno al fuoco di uno schermo.

Conclusioni

Sei episodi su otto. Su questo si basa la nostra recensione di The Witcher 2. Abbastanza per aver apprezzato una serie più matura a livello di tono, con meno azione ma più voglia di approfondire la psicologia dei personaggi e gli intrighi diplomatici di un Continente inquieto. Una crescita confermata anche dall'aspetto visivo, molto più curato nelle ambientazioni, nelle creature e nella cura fotografica. Peccato per qualche debolezza nella scrittura, che rendono questa seconda stagione un po' troppo di passaggio, ma sicuramente all'altezza delle aspettative.

Movieplayer.it
3.5/5

Perché ci piace

  • Il rapporto tra Geralt e Ciri è intrigante e mette i personaggi sotto una nuova luce.
  • L'assenza di più linee temporali rende la narrazione più fluida e compatta.
  • Gli effetti visivi sono molto più convincenti della prima stagione.
  • I tre protagonisti sono perfettamente in parte.
  • Si ha la sensazione di un grande disegno corale e di una serie con tanto futuro davanti a sè...

Cosa non va

  • ...ma anche di una stagione di transizione.
  • Chi si aspettava tanta azione potrebbe essere deluso.
  • Nella seconda parte la sceneggiatura diventa troppo didascalica e confusionaria.