The White Lotus, la recensione: crisi esistenziali tra satira, black comedy e dramma

La recensione di The White Lotus, la nuova miniserie targata HBO, scritta e diretta da Mike White, che si dimostra una black comedy sfuggente, colma di satira e crisi esistenziali.

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The White Lotus: il cast in un'immagine

Non possiamo che iniziare la nostra recensione di The White Lotus rassicurando chiunque, leggendo brevemente la sinossi di questa nuova miniserie in sei episodi targata HBO, troverebbe un piccolo senso di ripetitività. The White Lotus esce, almeno in Italia, a pochi giorni di distanza da Nove perfetti sconosciuti, un'altra miniserie che sembra basarsi su premesse simili. In entrambi i casi un gruppo di turisti sceglie di passare una settimana di vacanza in un resort di lusso, che diventerà così un microcosmo dentro il quale i diversi personaggi, ognuno con la propria storia, si relazioneranno tra di loro e con lo staff del resort, il che porterà cambiamenti nella loro vita. Eppure, oltre le apparenti similitudini, possiamo senza dubbio affermare, prima di addentrarci nell'analisi della miniserie, che questi sei episodi scritti e diretti da Mike White giocano in tutt'altro campionato, sia dal punto di vista cinematografico che narrativo. Con un cast davvero perfetto, The White Lotus è una serie sfuggente, che gioca con i toni, ponendosi a cavallo tra la satira, la black comedy e il dramma (con un pizzico di mistero che non guasta mai), ma che sa appassionare sin da subito. A patto di riuscire a entrare in questo strambo universo hawaiano.

Morirai tra sette giorni

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The White Lotus: una scena della serie

Shane Patton è seduto in aeroporto, in attesa di salire sul volo di ritorno. Ha deciso di trascorrere i sette giorni della sua luna di miele in un resort hawaiano chiamato White Lotus, ma non vediamo la moglie seduta al suo fianco. Shane appare taciturno e sovrappensiero, quasi scosso, e il motivo è presto svelato: una bara sta per essere caricata in quello stesso aereo di ritorno alla normalità. Qualcuno è morto al White Lotus, ma di chi si tratta? Un flashback ci porta indietro di sette giorni, all'arrivo dei vari ospiti pronti a passare una settimana di vacanza in questo hotel di lusso. Tra loro ci sono il già citato Shane e sua moglie (Alexandra Daddario), pronti a trascorrere una romantica luna di miele in una suite di pregio e Tanya (Jennifer Coolidge), una donna problematica che deve superare il lutto della morte della madre, chiusa in un'urna portata insieme alle valigie. Il gruppo più numeroso è la famiglia Mossbacher, composto dalla madre Nicole, donna di successo, il marito Mark, preoccupato di essere malato di cancro e con una visione del mondo molto maschile, il disagiato figlio Quinn, tipico adolescente che non si stacca dal telefono e dai videogiochi, e la cinica figlia Olivia (Sydney Sweeney) che ha invitato con sé l'amica Paula. Questi personaggi, ognuno con i propri pesi sulle spalle, ognuno con la propria crisi esistenziale addosso, si relazioneranno non solo tra loro, ma anche con lo staff del resort. Proprio nello staff spicca il gestore del resort Armond (Murray Bartlett), maschera tragica che nasconde una vita problematica dietro ai sorrisi di facciata che deve mostrare agli ospiti. Uno di loro, entro la fine della vacanza, morirà, ma non sarà facile capire chi.

La commedia e la tensione

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The White Lotus: una foto di scena

Ciò che rende The White Lotus un'opera così riuscita è nel saper dosare perfettamente i diversi toni del racconto. Per gran parte, la miniserie in sei episodi è una black comedy intrisa di satira verso una certa tipologia di americano benestante. Debolezze e pregiudizi vengono messi alla berlina, con un umorismo sottile, senza cercare la risata sguaiata e prediligendo l'esagerazione dei comportamenti e della "filosofia di vita" dei personaggi. Va detto che non è una tipologia di umorismo che potrebbe soddisfare un pubblico eterogeneo, ma risulta la scelta migliore perché capace di donare a The White Lotus una dimensione particolarmente adatta all'altra faccia della medaglia dell'opera, quella più drammatica. Perché a confrontarsi con le manie, i caratteri difficili e anche una certa dose di antipatia dei personaggi capaci di vivere esperienze al limite dell'assurdo, la miniserie abbraccia anche una certa dose di malinconica crisi esistenziale, avvolta nel panorama mozzafiato della costa hawaiana. Sotto la patina assurda e divertente, scavando oltre l'immagine patinata, The White Lotus diventa così una rappresentazione di una crisi identitaria che coinvolge diverse persone, di diversa estrazione sociale (per quanto la maggior parte faccia parte di una classe agiata) e differenti età. Relazioni, solitudine, orientamento sessuale, visioni del mondo: tutto si confronta e si mette in discussione, scardinando le certezze dei protagonisti e portandoli un passo più avanti a un precipizio. Ecco che permane una tensione, sottolineata anche dalla musica che costruisce un clima straniante e poco rassicurante, che cattura lo spettatore, al di là del mistero iniziale. Con il crollo delle loro certezze, crolleranno anche i personaggi. È solo questione di tempo.

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Il cast del microcosmo

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The White Lotus: un'immagine della serie

Non neghiamo che il vero punto di forza di The White Lotus si trova nel cast davvero memorabile. Composto da vecchi e nuovi volti della serialità televisiva e del cinema, il parco attoriale è capace di rendere davvero credibile qualsiasi situazione ambientata nel resort e, soprattutto, di dar vita a personaggi veri, nonostante le esagerazioni che nascono dalla commedia satirica in atto. Vera e propria serie corale, The White Lotus non si concentra su un solo personaggio rendendolo protagonista assoluto, ma predilige l'insieme. Così, la miniserie evita un unico punto di vista limitato e ne abbraccia molti, trasformando il luogo in un microcosmo di voci. C'è spazio per passare attraverso vari registri (Jennifer Coolidge ha il personaggio più esagerato e Fred Hechinger quello più silenzioso e riservato), sorreggendo l'alternanza tematica della serie. In questo modo non appare fuori luogo assistere a momenti di puro disagio e subito dopo farsi trascinare dal lirismo delle immagini. Rimane qualche esagerazione di troppo nella seconda parte, dove il rischio di allontanare definitivamente qualche spettatore restio ad accettare il cattivo gusto si fa molto più concreto. Tuttavia, coinvolgendo l'intero spettro dell'esistenza, The White Lotus racconta l'umanità in tutte le sue sfumature, anche quelle peggiori, diventando metafora del conflitto tra la parte bestiale e incontrollabile dell'essere umano e la maschera che è costretto a indossare.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di The White Lotus non possiamo che consigliare pienamente questa nuova miniserie targata HBO. Sorretta da un cast vario e perfetto, alternando momenti umoristici (per quanto non sia un divertimento adatto a tutti i palati) a sequenze più liriche ed emotive, l’opera scritta e diretta da Mike White centra il bersaglio, dimostrandosi un prodotto intelligente, capace di coinvolgere lo spettatore a più livelli, al netto di una seconda metà più esagerata che potrebbe allontanare qualche spettatore. Il resort hawaiano diventa un microcosmo in cui specchiare il mondo stesso, rappresentare fragilità e cattiverie dell’essere umano e i diversi registri di un’esistenza spesso in crisi.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.7/5

Perché ci piace

  • Tra commedia e dramma, la miniserie sa come coinvolgere sin da subito lo spettatore.
  • La scrittura è intelligente e rende The White Lotus satira e metafora del nostro mondo.
  • Il cast corale è assolutamente perfetto, capace di portare in scena personaggio sia detestabili che amabili.

Cosa non va

  • Si ride a denti stretti e attraverso situazioni al limite dell’assurdo: decisamente non adatto per tutti i palati.
  • La seconda metà di stagione esagera ed estremizza certe situazioni, rischiando di perdere qualche spettatore.