A quale genitore non piace giocare con i propri figli? Ma come reagiamo se qualcun'altro inizia a giocare con i nostri bambini? Qualcuno sconosciuto. Invisibile. Che non possiamo vedere né sentire. In The Whispers, qualcuno - o qualcosa - sta manipolando le creature più innocenti che esistano per realizzare l'impensabile. Ispirata al racconto breve Ora Zero di Ray Bradbury, The Whispers affronta, tramite espedienti paranormali, il delicato tema della violazione dell'innocenza. Solo che in questo caso i mostri non sono - come spesso accade - gli adulti, ma un'entità misteriosa, un mostro nel senso letterale del termine...
Ambientata nella capitale americana, Washington D.C., al centro della storia troviamo alcuni bambini che iniziano a parlare tutti con lo stesso amico immaginario. I genitori inizialmente non danno molto peso alla cosa, ma quando il gioco comincia a diventare pericoloso, la specialista in comportamento infantile dell'FBI Claire Bennigan (interpretata da Lily Rabe),inizia a sospettare che questo amico comune non possa essere poi così immaginario. Nel frattempo il suo ex, l'agente Wes Lawrence (interpretato da Barry Sloane), scopre uno strano fenomeno geologico che mette in connessione il Polo Nord con il deserto del Sahara, che pare essere collegato a sua volta a questo pericoloso amico immaginario di molti bambini. Come è possibile che i due fenomeni siano collegati? La risposta la scoprirete solo guardando la serie. Forse.
Dove l'ho già visto? - I nomi noti del cast di The Whispers
Agli amanti del piccolo schermo tre sono i nomi che non possono sfuggire nel cast di questa serie: Milo Ventimiglia, indimenticato Peter Petrelli di Heroes; Lily Rabe, una delle pupille di Ryan Murphy, per anni tra i protagonisti di American Horror Story, e Barry Sloane, noto per il suo ruolo in Revenge. Da non dimenticare anche Kristen Connolly, Derek Webster e tutti i giovanissimi attori coinvolti nelle riprese.
Il cuore della serie
Direste che i personaggi chiave di questa serie siano i bambini? Perché questa è l'impressione che traspare dai promo rilasciati. Quale sarà il ruolo degli adulti invece?
Zack Estrin (produttore esecutivo): In realtà i protagonisti sono i genitori, ma vedremo decisamente molti più bambini di quanti se ne vedano in qualsiasi altro programma televisivo durante il corso della stagione. E' una di quelle cose che rende speciale questa serie perché abbiamo trovato dei baby attori veramente fantastici, Kylie Rogers e Kyle Harrison Breitkopf su tutti, ma anche tanti degli altri ricorrenti, come ad esempio Abby. Abby Fortson è stata fantastica. Ma direi che deve essere stata un'esperienza interessante anche per i membri adulti del cast perché alcuni sono genitori anche nella realtà, mentre altri non lo sono e vedere le loro diverse reazioni a quello che succede ai loro figli (nella finzione) li ha inevitabilmente portati a riflettere, che è un po' il cuore delle discussioni che intendevamo innescare, una riflessione sulle relazioni tra i genitori e figli.
Soo Hugh (showrunner): Esatto. Abbiamo usato il racconto breve di Ray Bradbury solo come spunto, ma in questo periodo storico in cui i supereroi sembrano predominare tutte le storyline del piccolo e grande schermo, mi sono approcciata alla storia come qualcuno che non sarà mai un supereroe. Sapevo che i nostri personaggi sarebbero stati persone normali che combattono contro un nemico invisibile, per cui mi sono chiesta: come fanno delle persone normali a salvare il mondo? La risposta è: salva tuo figlio, salva il tuo bambino, salva il mondo. Anche se il concetto è ripreso da un'altra serie, mi sento di poter dire che l'abbiamo fatto nostro in The Whispers.
Milo Ventimiglia: Non so assolutamente di cosa tu stia parlando.
Soo Hugh: Bisogna ammettere che è uno slogan brillante.
Zack Estrin: La realtà è che Soo ha partorito durante la produzione della serie, quindi in realtà lei supereroina un po' lo è... Anche se dobbiamo ammettere che è un po' inquietante dare alla luce un bambino mentre scrivi un telefilm sui bambini influenzati da poteri oscuri... ma non farò nessun commento al riguardo.
L'infanzia del cast
Voi nella vostra infanzia avete avuto degli amici immaginari?
Barry Sloane: Non avevo un vero e proprio amico immaginario, ma ricordo che - deve essere stato l'89 o il '90 - aprii un Bat-Club. Perché ero ossessionato da Batman. Mi sono ingegnato a fabbricare le carte di membership per 12 persone, ma in realtà ero solo io! Immagino sperassi di avere 11 amici immaginari... che però non sono mai veramente esistiti. Ero abbastanza ambizioso.
Lily Rabe: Io ho avuto due amici immaginari, Lisa e Lena. Organizzavo delle scenette per loro, le scrivevo, le dirigevo e recitavo anche. Nella realtà avevo solo mio fratello più piccolo a "fare da cavia", quindi mi servivano altre due persone.
Kristen Connolly: Lo facevo anch'io con mio fratello! Gli dicevo: "Sei perfetto per il ruolo di Cenerentola" e gli mettevo il tutù!
Lily Rabe: Anche io! Povero fratellino mio!
Come si comportavano i vostri genitori al riguardo? Interagivano con questi amici immaginari o vi rimproveravano di averne?
Barry Sloane: Credo ci sia un vecchio proverbio che dice: "Se il tuo bambino ti chiede di rispondere a un telefono giocattolo, farai bene a farlo, e senza far domande!". Io personalmente cerco di accogliere qualsiasi forma di creatività di mia figlia a braccia aperte perché questo è il modo in cui i miei genitori mi hanno cresciuto. Se la tua bambina viene da te e ti dice di aver parlato con il suo amico immaginario non puoi farla sentire in colpa per questo perchè equivale a distruggere quel livello di immaginazione e creatività che li contraddistingue quando sono piccoli. Certo, come genitore, l'idea che qualcuno parli nell'orecchio di mia figlia mi terrorizza. Così come mi terrorizza l'idea di non rivolgerle abbastanza attenzioni da spingerla a cercarle da qualcun altro. Quale genitore non prova lo stesso?
Milo Ventimiglia, un eroe del genere?
Milo, dopo Heroes con questo progetto torni nuovamente al soprannaturale. C'è qualcosa in particolare che ti attrae di questo genere?
Milo Ventimiglia: Non in particolare. Per me ci sono due cose importanti da tenere in considerazione quando scelgo un progetto. Il primo è la storia. Cosa si cerca di raccontare tramite essa? Qual è il messaggio? E questa di The Whispers mi è subito sembrata un'ottima storia. In secondo luogo, valuto quello che dovrebbe essere il mio personaggio. Peter Petrelli era un ragazzo con la testa fra le nuvole ma con il cuore d'oro, è stato un personaggio fantastico da interpretare a quel punto della mia vita. Qui interpreto il capitano Sean Bennigan, un pilota dell'Air Force creduto morto in un incidente aereo, che riemerge dall'oblio in cui era caduto per diventare il bersaglio di una spietata caccia all'uomo. Un ex militare caduto in disgrazia ricoperto di tatuaggi, con la barba lunga e i capelli ancor più lunghi... il che non saprei spiegare cosa dica esattamente di me in questo momento della mia vita (sorride). Eppure sono stato subito attratto da questo personaggio senza arte nè parte, guidato da una sola inspiegabile attrazione verso alcuni specifici posti che finiscono per portarl all'auto-distruzione e tutto il mistero che questo comporta. Qual è il suo coinvolgimento negli eventi che stanno coinvolgendo i bambini? Perché diventa improvvisamente una persona d'interesse per la sicurezza nazionale?
Lo zampino di Spielberg
Qual è stato il contributo di Steven Spielberg come produttore?
Darryl Frank: Ho lavorato con Steven per 19 anni e vi assicuro che se un progetto porta il suo nome, state sicuri che lui darà il suo contributo su tutto, dalla scelta del cast e della troupe, alle note sulle sceneggiature, al feedback sull'aspetto visivo. Ha voluto guardare il girato ogni singolo giorno per poter dare il suo input, ha visionato tutti i vari tagli di montaggio e letto tutti i copioni. L'idea provocatoria che si cela dietro la serie l'ha davvero colpito perché evoca la paura latente in ciascun genitore: che cosa faremmo se qualcosa accadesse ai nostri figli? Questo è il punto di forza che ha riconosciuto in questo progetto perché, in un mondo seppur finzionale dove accadono fenomeni paranormali, è un sentimento a cui lo spettatore si può relazionare. Quello che accade nel retro - o addirittura all'interno - delle nostre stesse case può essere forse più spaventoso di quello che accade fuori, e su questa suspense abbiamo costruito tutto il mistero. E poi lui ha talmente tanta esperienza sul questo tipo di genere paranormale, che riesce persino a NON farlo sembrare un prodotto di genere perché lo mischia così sapientemente con tanti altri elementi: mistero, suspence, thriller, e senza dimenticare una forte dose di genere familiare. E in più ci sono anche tutti gli elementi che ti aspetteresti da un programma sci-fi targato Steven Spielberg, ovvio. La sua idea era: non facciamone un prodotto di nicchia, non facciamone il classico sci-fi perché in realtà è molto più della somma dei suoi singoli pezzi.