È uscito The Watchers - Loro ti guardano, l'inquietante film di Ishana Night Shyamalan. Un lungometraggio cupo, con cui la regista esordisce al cinema dimostrando di avere una propria estetica che, seppure ancora acerba, è in grado di discostarsi dall'ingombrante ombra del padre. Quello che ci presenta, infatti, è un lavoro interessante e godibile, un horror che sa come tenere alta la tensione e che è in grado di sopperire allo scarso budget con espedienti piuttosto efficaci. Il fatto, poi, che l'intera storia attinga all'immenso e affascinante mondo del folklore irlandese ci ha intrigato non poco. Ovviamente cercheremo di non fare spoiler che rivelino plot twist importanti per la piacevole fruizione della trama, ma alcuni elementi dovremo comunque esplicitarli quindi, se volete rimanere proprio a digiuno della storia, vi consigliamo di tornare su questo pezzo dopo la visione del film.
Le leggende che hanno alimentato per secoli le superstizioni della verde terra d'Irlanda raccontano, infatti, l'esistenza di una grande varietà di creature magiche che componevano quello che veniva chiamato "il piccolo popolo", ovvero folletti, elfi, gnomi e ovviamente fate. E sono proprio le fate al centro della narrazione del film: esseri soprannaturali dotati di grandi poteri che nel corso di centinaia di anni sono stati raccontati in vari modi e con vari intenti.
Chi sono le fate di The Watchers
Nelle storie che per generazioni hanno fatto parte della cultura irlandese, le fate hanno assunto connotazioni sia benevole che malevole. Se da una parte venivano narrate come esseri alati ed eterei, guardiani del bene e della natura, dall'altra potevano assumere un aspetto grottesco arrecando dolore e disgrazie a quegli umani che avevano la sfortuna di imbattersi in qualcuno di loro. In The Watchers questi esseri appartengono al secondo e spaventoso gruppo: creature di un regno sotterraneo comunicante col nostro attraverso cunicoli e aperture della superficie. Nel folklore questi tumuli di terra prendono il nome di cnocs agus sibhe ed era buona norma per gli umani non avvicinarvisi. Il rischio era quello di essere trascinati a forza nel regno delle fate per poi essere sostituiti da un fatato che, tra le tante capacità, aveva quella di cambiare forma prendendo le sembianze dello scomparso.
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Quando il cinema viene superato dalla realtà
La convinzione che queste creature esistessero veramente e potessero sostituirsi a un proprio congiunto era così radicata nel tessuto sociale che ha portato ad uno dei fatti di cronaca più efferati della storia Irlandese. Un femminicidio spaventosamente folle e cruento, la cui storia è giunta fino a noi grazie al processo che ne è seguito e che ha coinvolto numerosi testimoni. È la storia di Bridget Boland (poi Cleary), una donna che ha pagato la sua voglia di indipendenza con la vita.
Fata o moglie?
"Are you a witch, or are you a fairy. Or are you the wife of Michael Cleary? "
Di tutta questa storia è rimasta infatti questa filastrocca. Michael Cleary era il marito di Bridget, un bottaio nato e cresciuto nella campagna irlandese e che, forse, anche per questo dava molto credito alle superstizione e alle leggende del luogo. La donna, invece, aveva ricevuto tutt'altra educazione: razionale e intraprendente, Bridget aveva avviato un redditizio commercio di uova grazie al quale aveva potuto comprare una macchina per cucire Singer (all'avanguardia per l'epoca) dedicandosi anche alla realizzazione di abiti e altri lavori di cucito. Con le sue attività era in grado di portare a casa un buon reddito, superiore di sicuro alla paga da bottaio di Michael, e che le aveva permesso di acquistare una delle migliori case del villaggio, nella quale prendersi cura anche dell'anziano padre.
Ovviamente suo marito era contrario alla cosa in quanto l'abitazione sorgeva, secondo lui, vicino ad un forte delle fate (luogo sacro al piccolo popolo e quindi pericoloso). A Bridget non importava, non credeva a queste cose e continuava così nei suoi progetti e nella sua vita. Un giorno, però, dopo una consegna di uova in una casa piuttosto distante e vicino ad un altro forte delle fate, si scatena un acquazzone e la donna si ammala, di bronchite si presume. Sta talmente male nei giorni successivi che le viene concessa l'estrema unzione, ma a Michael qualcosa non torna: è convinto che colei che giace sofferente nel letto non sia sua moglie ma bensì una fata che ne ha preso le sembianze.
L'essere più pericoloso
A questa sua certezza seguiranno giorni di torture indicibili: l'uomo, aiutato da un conoscente, sottopose Bridget ad ogni sorta di vessazione e violenza perché tradizione voleva che, per riportare indietro una persona rapita dalle fate, si avessero solo 9 giorni di tempo nei quali smascherare la creatura, e quindi ucciderla.
A seguito delle ripetute percosse, documentate da numerosi testimoni (poi andati a processo, alcuni in parte compiacenti), la donna cadde sbattendo la testa contro il pavimento e suo marito, vistala esanime, diede fuoco alla sua sottoveste, bruciandola viva mentre lui, seduto sulla poltrona, la guardava morire. Alla fine che le fate esistano oppure no poco importa perché è proprio l'essere umano con le sue meschinità a rappresentare la creatura più malevola. E il popolo fatato, anche quando grottesco e spaventoso, potrebbe non essere altro che il frutto dei nostri peccati e delle nostre storture.
Attraverso la loro leggenda guardiamo allo specchio noi stessi.