Con The Walking Dead che ha preso la strada che porterà alla sua conclusione, stuzzica la curiosità guardare al mondo creato da Robert Kirkman da un altro punto di vista. Lo fa The Walking Dead: World Beyond, disponibile dalla scorsa settimana su Amazon Prime Video, portandoci dieci anni dopo l'apocalisse zombie per seguire le vicende di una comunità che ha imparato a sopravvivere e adattarsi al nuovo mondo. Ne abbiamo parlato con uno degli showrunner del nuovo spin-off Matt Negrete e una delle sue protagoniste, Julia Ormond che interpreta Elizabeth Kublek, tenente colonnello della Civic Republic Military (CRM) e ci ha offerto diversi spunti interessanti sul proprio personaggio e l'ambientazione in cui si muove.
Julia Ormond e la sua Elizabeth
Julia come hai sviluppato il tuo personaggio? Hai usato donne della politica reale come riferimento?
Julia Ormond: Molto dello sviluppo si è basato sul ripercorrere la storia con Mat e Scott, i nostri showrunner, per cercare di capire la direzione da prendere, perché quando inizi un lavoro per la TV hai a disposizione solo i primi script. Ho guardato a donne della politica, ma anche a personaggi del mondo militare e soprattutto alle altre serie, The Walking Dead e Fear the Walking Dead, per capire il loro tono e la loro atmosfera. Ho cercato di capire come è stato rappresentato il potere attraverso i diversi stili di leadership, in questa particolare danza che è l'orientamento morale di ogni personaggio e del suo arco narrativo. È qualcosa di leggermente diverso dalle figure politiche femminili, perché c'è una componente militare nella sua personalità.
Cosa ti è piaciuto di questo personaggio e di cosa ha bisogno un leader in un mondo come questo?
Julia Ormond: Credo che l'aspetto principale di Elizabeth sia nel venire da un mondo che ha l'obbiettivo di salvare l'umanità, piuttosto che la prospettiva di salvare la nostra comunità. Credo che sia una prospettiva leggermente diversa e più drastica. Per gran parte della durata di The Walking Dead, c'è stato un gruppo contro l'altro e tante volte i personaggi ritengono di essere i buoni, ma chi sia il nemico e il cattivo è un concetto molto relativo. Il punto di vista e l'approccio dell'opera di Elizabeth è nella responsabilità di salvare l'umanità e può essere brutale in molti casi. Questo è parte del suo conflitto interiore. Sono vissuta in un mondo in cui le scelte delle leader politiche non hanno dato ampia dimostrazione di una ben definita bussola morale ed è qualcosa di facilmente applicabile a The Walking Dead.
E hai attinto a film, libri o documentari per preparare il personaggi?
Julia Ormond: Prima di tutto ho cercato di guardare rapidamente tutta la serie, ma ho anche dato un'occhiata a materiali che catturavano il meccanismo di dissociazione che capita quando è necessario disumanizzarsi per portare avanti un incarico, come succede per i cecchini per esempio. Ho guardato ad Apocalypse Now e al personaggio di Duvall, anche se non ho avuto modo di vedere il Final Cut che è uscito, e un altro film che amo molto è Captain Phillips per il modo in cui i personaggi raccontano il mondo militare e la dissociazione coerente con i loro piani. Ci sono tante influenze. Da un certo punto di vista, Elizabeth è la massima espressione dell'uguaglianza, nessuno ha priorità nell'applicare i suoi piani per salvare la razza umana e questo porta a conseguenze molto dure e brutali. Credo sia qualcosa di unico per quanto riguarda The Walking Dead ed è eccitante lavorare a qualcosa che possa indagare la disumanizzazione e dissociazione del mondo militare.
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World Beyond, tra cambiamento e diversità
Si può dire che un aspetto chiave sia il cambiamento in questo mondo?
Matt Negrete: Una delle cose che mi ha attirato di più nello sviluppare la serie è l'idea che possiamo raccontare dei personaggi più giovani. L'universo di The Walking Dead ha sempre raccontato il cambiamento e come i personaggi evolvono e si adattano all'apocalisse, che decisioni prendono quando si trovano faccia a faccia con un problema a causa di essa. Credo che questo definisca chi siamo. E credo anche che quando si è più giovani ogni singola cosa che fai contribuisce a definire chi diventerai, perché sono le esperienze di vita che ci modellano. I nostri personaggi sono cresciuti dietro delle mura e vengono da una situazione di sicurezza, così nell'uscire nel mondo esterno devono affrontare decisioni di vita o di morte. Ognuna di queste andrà a sommarsi alle altre e anche già dal primo al secondo episodio si vede come i personaggi cambiano in un percorso che ci porterà alla fine della stagione e porterà a una grande evoluzione di cui abbiamo definito il punto di partenza e di arrivo ancor prima di costruire l'intreccio. Perché credo che il percorso più soddisfacente per ogni personaggio sia quello che porta al cambiamento più grande, a meno che tu non voglia che non evolva e che sia proprio quello il punto nello specifico. Credo che saranno percorsi molto interessanti e non vedo l'ora che la gente arrivi alla fine della stagione, perché credo ci siano molti motivi per guardarla nuovamente dall'inizio da una prospettiva diversa, considerando che i loro punti di partenza siano più significativi in relazione alla loro meta. Questa è una parte fondamentale della serie.
Julia Ormond: Un concetto chiave è l'adattabilità. In questo gruppo di ragazzi più giovane vediamo una maggior flessibilità ad adattarsi a questo mondo, di sfidare il vecchio ordine o il nuovo vecchio ordine, quando sfideranno la gerarchia. Uno dei personaggi dice "non siamo l'ultima generazione, siamo la prima" e credo che questo definisca molto bene cosa distingua World Beyond.
Matt Negrete: Sono d'accordo e credo che ciò che è importante di questa serie, che parla in qualche modo anche di ciò che sta accadendo nel mondo di oggi, è che puoi startene seduto e aspettare che le cose accadano o abbandonare la tua zona di conforto e cercare di cambiare il mondo. Ci si sente rafforzati nel prendere in mano la propria vita, guardare al mondo e capire cosa sia importante per se stessi. Cercare di cambiare e come cambiare. Sono aspetti importanti di quello che abbiamo cercato di fare.
La rappresentazione del mondo LGBTQ è cresciuta nel franchise, come pensi che la serie rispecchi questo aspetto?
Matt Negrete: Quello che era importante in The Walking Dead, e che è importante anche in World Beyond, è rappresentare una società diversificata. Veniamo da background socio economici diversi, da diversi orientamenti sessuali, e l'apocalisse non capita soltanto nell'intero paese, ma in tutto il mondo. È un evento che colpisce tutti allo stesso modo: non importa se prima eri un ricco miliardario o un impiegato o qualcos'altro, non influisce su come ti adatterai per sopravvivere in questo mondo. Per me è sempre stato importante che il cast della serie rispecchiasse la diversità del mondo in cui viviamo e sono orgoglioso di essermi assicurato che la rappresentazione nella serie rifletta la società, e che le nostre differenze non siano state spazzate via solo perché è arrivata l'apocalisse. Abbiamo per esempio un personaggio come Felix che è gay e due ragazze di colore, ed è semplicemente la vita ed è importante che la serie lo rappresenti. Una cosa importante della serie è che cambia il concetto di famiglia, che non riguarda più solamente il sangue: molti hanno perso i genitori, molti altri i figli, e ci si lega gli uni agli altri. Un personaggio come Felix è parte integrante della famiglia Bennett, ma ha una storia che scopriremo ed è come un fratello per Hope e Iris, pur non essendo un parente diretto. Il concetto di famiglia è meno rigido, ma ugualmente importante a quello che consideriamo oggi.
Beyond The Walking Dead
Cosa pensate che World Beyond possa portare all'universo di The Walking Dead?
Matt Negrete: Ne è un'espansione. Scopriamo di più del mondo della serie, andando nel post-postapocalisse, perché non si tratta più soltanto di sopravvivere, ma di ricostruire. Ora che conosciamo gli effetti dell'apocalisse e come sopravviverci, si tratta di capire che fare da qui in avanti e come guardare al futuro. All'inizio di The Walking Dead: World Beyond sono già passati dieci anni e i personaggi fanno parte di una comunità che ha capito come sopravvivere e ragiona su come riportare indietro il mondo che avevamo. Milioni di empties, come li chiamiamo, vagano per la Terra e come ci liberiamo di loro? Per riportare indietro quello che avevamo, dobbiamo trovare un modo per liberarci di loro e bisogna capire se c'è un modo per farlo, se ci possa essere una cura un giorno e fermare il processo che fa rianimare coloro che muoiono diventando non-morti. Come invertiamo questa situazione? Queste sono le cose che ci chiediamo in questa serie e che sono specifiche del nostro spin-off rispetto a Fear the Walking Dead. Quello che analizziamo qui sono comunità del primo mondo che hanno opportunità e strumenti per guardare avanti e ragionare sul futuro e in quanto a cosa rende il nostro show diverso, questo è un aspetto importante.
Possiamo aspettarci in futuro collegamenti o crossover con le altre serie del franchise?
Matt Negrete: È un'ottima e rischiosa domanda. Non voglio anticipare molto, ma parliamo di questa organizzazione chiamata Civic Replublic Military che è stata introdotta molto misteriosamente in The Walking Dead presentando un personaggio che ne fa parte. Noi espandiamo quel mondo, il posto da cui questi personaggi provengono e scopriremo molto di più andando avanti. Per farla breve, ti direi: mai dire mai e restate sintonizzati.