Riparte con un record, The Walking Dead, nonostante le traversie produttive che hanno portato, in estate, al traumatico licenziamento dello showrunner Frank Darabont e alla sua sostituzione con Glen Mazzara. Questa premiere season della serie horror targata AMC ha infatti fatto registrare un ascolto di 7,3 milioni di spettatori, un risultato superiore a tutti quelli ottenuti precedentemente dallo show, e addirittura un record assoluto, per la tv via cavo degli ultimi 10 anni, nel target demografico tra i 18 e i 49 anni (con un 3,8 di rating, equivalente a circa 4,8 milioni di spettatori).
Statistiche e numeri a parte, l'interesse per questa seconda stagione del serial basato sul fumetto di Robert Kirkman si è rivelato davvero altissimo; e l'episodio iniziale, bisogna dirlo, non ha deluso le aspettative, con un avvio ricco di tensione e azione, la consueta attenzione alla definizione dei personaggi e all'evoluzione dei loro rapporti, e uno sconvolgente cliffhanger di fine episodio, arrivato letteralmente come un colpo di pistola sparato, innanzitutto, contro lo spettatore. Un episodio in cui si vede la mano di Darabont, ancora al timone della serie al momento delle riprese e presente tra gli sceneggiatori, e che proprio per questo chiama la serie, e lo stesso Mazzara, a una difficile conferma nelle 12 puntate successive, anche in ragione dei risultati ottenuti da questa premiere. Un compito arduo, ma le cui basi sembrano ben presenti in un intreccio che si conferma ottimamente orchestrato, e in una regia che, almeno in questo esordio, non presenta cedimenti di tensione.
La serie riparte con lo scenario apocalittico che abbiamo imparato a conoscere nella stagione precedente, con le strade abbandonate, invase dai rifiuti e preda dei famelici "Erranti", e con Rick Grimes che parla alla radio a quel Morgan conosciuto all'inizio della prima stagione; un discorso che l'ex poliziotto fa in realtà più a sé stesso che al suo ipotetico interlocutore, che probabilmente non lo sta ascoltando, e che forse è diventato anch'egli un Errante affamato di carne umana. Solo una voce nel nulla, emessa però allo scopo di mantenere accesa la fiamma della speranza: quella che il dottor Jenner aveva rivelato di aver perso alla fine della stagione precedente, e che aveva abbandonato anche Andrea dopo la perdita di sua sorella, prima del disperato salvataggio ad opera dell'amico Dale. Le difficoltà, per il gruppo, non tardano comunque ad arrivare già in apertura di episodio, con gli automezzi bloccati in mezzo a un ingorgo di vetture abbandonate e con l'apparizione di un branco di morti viventi, in una scena contrassegnata da una tensione altissima. La credibilità che ha sempre contraddistinto la serie, e che impone tra le altre cose di non usare le armi da fuoco per non attirare l'attenzione degli altri Erranti, non è stata qui dimenticata dagli sceneggiatori, che fanno culminare la sequenza con la fuga nei boschi della piccola Sophia, con il suo inseguimento ad opera di due delle creature (presto neutralizzate da Rick) e con la sua successiva scomparsa: sarà questo il perno intorno al quale ruoterà tutta la narrazione, con il forte dilemma morale, propagatosi nel gruppo, sull'opportunità o meno di mettere a rischio la sopravvivenza di quest'ultimo per salvare una singola persona che forse è già spacciata. Un dubbio fortemente respinto da Rick, che ancora una volta deve fare i conti con le responsabilità del leader, ma anche con quelle della difficile scelta da lui compiuta nel bosco, che lo ha di fatto portato a lasciare da sola la bambina, pur allo scopo di salvarla. Ancora una volta, è sul protagonista che viene quindi caricato il peso di scelte difficili, che ormai non coinvolgono più soltanto la sua famiglia ma l'intero gruppo; un peso che porta persino l'ex poliziotto a rivolgersi, nella sequenza ambientata in chiesa, ad un'entità extraterrena alla cui esistenza, probabilmente, non ha mai realmente creduto. Da parte sua, l'amico Shane continua ad aiutarlo con l'apparente lealtà di sempre, ma anche con i sensi di colpa che lo hanno ormai sopraffatto: incapace di convivere col peso della sua passata relazione con Lori, col pensiero di aver abbandonato l'amico in ospedale e anche con l'impulso a cui aveva ceduto all'interno del bunker, l'uomo ha silenziosamente deciso di abbandonare il gruppo, decisione che rivela solo alla stessa Lori in una tesa conversazione. Una decisione che tuttavia finisce per essere scoperta da Andrea, altro personaggio ormai apparentemente al di fuori delle dinamiche del gruppo, contraddistinta dal rancore verso il vecchio Dale che le aveva impedito di morire, e guardata con sospetto dagli altri, che arrivano persino a sequestrarle la pistola regalatale da suo padre, nel timore di un gesto inconsulto. In Shane, la ragazza finisce per trovare un'inattesa sponda, e la sua proposta di partire insieme a lui sembra far breccia (non sappiamo ancora se in modo risolutivo) nella volontà dell'uomo. Nel finale, la sceneggiatura infila il cliffhanger assassino di cui parlavamo in apertura, arrivato al culmine di una sequenza che pareva la metafisica risposta all'invocazione fatta poco prima da Rick nella chiesa, e che aveva tutto l'aspetto di preludere a una felice conclusione della ricerca della piccola Sophia. Il colpo di pistola, sia reale che metaforico, che chiude l'episodio, sembra la vera risposta, crudele e sbeffeggiante, di una divinità insensibile alle preghiere dell'ex poliziotto: una conclusione inattesa quanto inedita, nella sua durezza, per la serie, senz'altro destinata a rimescolare le carte, e i piani dei personaggi, negli episodi successivi. Il "calvario" della settimana di attesa, più difficile del solito da sopportare per gli spettatori affezionati di questa serie, è già cominciato.
Movieplayer.it
4.0/5