The Walking Dead: la serie dei record che non accontenta nessuno

Ascolti alle stelle, popolarità sempre in crescita, eppure gli elogi allo show AMC creato da Frank Darabont si perdono sempre in un mare di lamentele. Vi siete mai chiesti perché?

Non accontenta nessuno... tranne la AMC ovviamente, che anzi dopo la premiere della quinta stagione dello scorso 12 ottobre si ritrova con un record nuovo di zecca di 17,29 milioni di spettatori, miglior risultato in assoluto per una serie TV via cavo. Perché si può discutere di The Walking Dead all'infinito, ma non si può ignorare l'incredibile successo di pubblico che lo show ha riscosso fin dalla prima stagione (con una media di 5 milioni di spettatori per episodio) e che ha trascinato, insieme al cult Breaking Bad, la AMC nell'olimpo dei cable facendola diventare il nuovo canale di riferimento nel mondo intero.

Mi piace se ti arrabbi

Quello che però incuriosisce della serie ispirata al fumetto di Robert Kirkman è l'atteggiamento del pubblico e dei fan, un atteggiamento che è forse qualcosa di unico nel panorama televisivo, non solo odierno. Da sempre siamo abituati alla banale equazione aumentano gli spettatori aumentano i fan; ed è altrettanto ovvio aspettarsi l'opposto, ovvero un calo degli ascolti nel momento in cui l'innamoramento finisce, l'incantesimo si spezza, il fan si spazientisce. Quello che, in pratica, è successo a Lost nelle stagioni finali o a qualsiasi altra serie che con il passare del tempo ha visto salire il malcontento popolare e calare gli ascolti.

The Walking Dead: Emily Kinney in un'immagine dell'episodio Il prezzo della salvezza
The Walking Dead: Emily Kinney in un'immagine dell'episodio Il prezzo della salvezza

L'equazione di The Walking Dead invece sembrerebbe essere più facciamo arrabbiare i fan e più gente ci guarda, un'equazione che fin troppo bene deve avere capito la AMC che, con delle mosse apparentemente inspiegabili o comunque rischiose come i molteplici cambi di showrunner, sembrava più volte aver firmato una sorta di condanna per la serie, ma in realtà ha finito per rilanciarla sempre e più forte di prima.

La serie che non muore

AMC - something more
AMC - something more

Quello AMC, ricordiamolo, è un canale molto giovane per quanto riguarda la realizzazione di serie TV originali; ha cominciato nel 2007 con Mad Men per proseguire immediatamente dopo con Breaking Bad. Due serie diverse che hanno avuto anche risultati molto diversi: la prima amatissima e trascinata soprattutto dalla critica ma che ha comunque avuto una (breve) fase calante tipica di quasi tutte le serie di media/lunga durata, la seconda invece ha visto una crescita che probabilmente non ha eguali nella storia (recente) delle serie TV, stagione dopo stagione ha catalizzato sempre più attenzioni su di sé, ha vinto sempre più premi fino a diventare, nella stagione finale, vera e propria storia della TV.

The Walking Dead:  Frank Darabont e Jon Bernthal sul set
The Walking Dead: Frank Darabont e Jon Bernthal sul set

In tutto questo The Walking Dead, quasi una sorellastra nel suo essere una serie di genere partita nel pieno dei primi successi del canale, andava avanti in maniera piuttosto confusa, cambiando direzione tra una stagione e l'altra, portandosi appresso un'azione legale da parte di quel Frank Darabont che aveva dato il via al progetto per poi essere licenziato dopo appena 6 episodi. In quel momento preciso la AMC sembrava essere in totale confusione, trovandosi dopo pochissimo tempo con tre show di enorme successo senza essere in grado di gestirne anche le inevitabili conseguenze quali richieste di aumenti di budget o ritardi nelle produzioni; e a farne le spese, da osservatori esterni almeno, sembrava dover essere proprio The Walking Dead. Ma la AMC ha avuto invece ragione su tutto, lo show con il tempo è cresciuto sempre di più ed ora è pronto anche a sfornare il suo (primo) spin-off.

Il fan che non c'è

The Walking Dead: Melissa McBride e Norman Reedus in Consumed
The Walking Dead: Melissa McBride e Norman Reedus in Consumed

Se quindi il successo e la bravura della AMC sono indiscutibili, torniamo alla peculiarità di cui sopra: se negli USA gli spettatori della quinta stagione sono ormai quasi 20 milioni (15 di media per episodio, più altri 5 per i DVR, ovvero le visioni dei giorni successive tramite decoder), ed anche in Italia è stato record con quasi mezzo milione di spettatori su Sky, la domanda rimane. Dove sono i fan di The Walking Dead? La domanda può sembrare banale ma non lo è, perché a differenza di molti show televisivi generalisti dove il target è molto diverso da quello che possiamo incrociare sui social network, TWD ha il suo spettatore tipico tra i 18 e i 49 anni, è uno spettatore molto attivo anche per quanto riguarda il live tweeting (altro record anche italiano, come dimostra l'hashtag #FoxTheWalkingDead), e molto attento alle notizie e ai video che rimbalzano per la rete, come sappiamo benissimo anche noi di Movieplayer.it: ogni articolo, ogni commento, ogni news su The Walking Dead è un successo assicurato.

Eppure. Eppure a nostra memoria non ci sembra di ricordare nessuna serie che al picco della sua popolarità sia stato oggetto di critiche così feroci da parte del pubblico (molto più duro dei critici, altro paradosso) per ciascuno dei suoi aspetti: c'è chi giudica negativamente l'allontanarsi dai fumetti originali, chi l'eccessiva fedeltà; chi critica il sadismo e chi invece l'eccessivo buonismo; c'è chi critica i personaggi (in genere soltanto fino a che non vengono ammazzati) e chi critica gli immancabili zombie, a volte troppo pochi, a volte troppi, a volte semplicemente perché presenti, quasi dimenticando la natura dello show. La maggior parte delle critiche sono indirizzate però alla struttura narrativa della serie, spesso troppo frammentata e sempre poco omogenea, che passa da momenti "action" ad altri fin troppo riflessivi.

The Walking Dead: Danai Gurira e Chandler Riggs in Strangers
The Walking Dead: Danai Gurira e Chandler Riggs in Strangers

Carl and The Walking Gag

The Walking Dead: un famoso meme
The Walking Dead: un famoso meme

In rete impazzano ormai da anni divertenti meme (in primis quelli su Rick e suo figlio Carl) che prendono in giro le caratteristiche dello show e ne fanno risaltare i difetti. Quello che trovate qui di fianco è forse quello che meglio esemplifica il pensiero dello spettatore tipico, ed in effetti anche per il più strenuo dei difensori sarebbe difficile non ammettere che l'andamento tipico di The Walking Dead è proprio quello descritto.
Ma è davvero un difetto? Come dicevamo, la AMC ha dimostrato di saperla lunga e forse non è affatto un caso che queste sue serie di successo hanno tutte avuto un andamento così diverso, sebbene con risultati sempre e comunque positivi.

The Walking Dead: Una delle prime immagini della serie
The Walking Dead: Una delle prime immagini della serie

Mad Men era "costruita" per essere una serie amata soprattutto dalla critica e per pochi buongustai, serviva a creare consapevolezza, anche nel settore, a tutto il nuovo progetto AMC. Riguardatevi il pilot di Breaking Bad e noterete che tutti gli elementi per fare un cult ci sono già tutti, a partire dall'opening in mutande in mezzo al deserto! The Walking Dead nasce invece per sfruttare la fascinazione per il genere horror (per di più senza i problemi di censura tipici dei network), avvicinare un target diverso e portare numeri; è fondamentalmente il blockbuster del canale, un prodotto che vuole far avvicinare più gente possibile e basta, non ha una direzione chiara o ben precisa (ed è proprio per questo che due showrunner sono stati fatti fuori per divergenze creative), non ha nemmeno un punto d'arrivo ben definito probabilmente. E non vuole averlo.

Realismo post-apocalittico nell'era social

The Walking Dead: Josh McDermitt interpreta Eugene in Sabotaggio
The Walking Dead: Josh McDermitt interpreta Eugene in Sabotaggio

La struttura di The Walking Dead, per quanto possa sembrare scorretta o facile oggetto di derisione, è perfettamente studiata a tavolino, ed è la più classica e funzionale delle strutture seriali ed episodiche. Ovvero sfrutta esattamente le stesse caratteristiche che, con le dovute proporzioni, da Charles Dickens in poi hanno fatto tutti i prodotti di questo tipo e per lo stesso, identico, scopo: catturare l'attenzione degli spettatori/lettori, avvincerli e portarli ad attendere freneticamente la prosecuzione.
Anche la divisione della stagione in due parti, con pausa invernale in mezzo, ha questo stesso scopo, e non è infatti un caso che proprio The Walking Dead sia stata una delle primissime serie ad essere trasmessa in tutto il mondo con tempi di attesa praticamente nulli.

The Walking Dead: Emily Kinney, Melissa McBride, Erik Jensen e Christine Woods in Coda
The Walking Dead: Emily Kinney, Melissa McBride, Erik Jensen e Christine Woods in Coda

The Walking Dead non è una serie fatta per generare fan, ma casomai per catturare gli spettatori e "costringerli" loro malgrado a vivere queste avventure nello stesso modo in cui vengono vissute dai protagonisti, con un'alternanza di stati d'animo spesso contrastanti e soprattutto senza alcuna possibilità di scampo.
Per questo motivo non potrà mai avere l'eleganza e la lucidità di un Mad Men o il fascino, diabolico e geniale, di un Breaking Bad; ma ha invece dalla sua parte una vera e propria necessità, quella di raccontare come ancora nessuno aveva mai fatto, sul piccolo e grande schermo, il vero orrore, l'assoluta mancanza di umanità e quindi anche di raziocinio. E' puro caos, pura anarchia, puro orrore. E così come loro devono sopravvivere, noi dobbiamo guardare, costi quel costi.