Zombie, morti viventi, vaganti, azzannatori... sono tante le definizioni forgiate per le vittime di virus e droghe che trasformano gli umani in cannibali bramosi di cervelli. Il folklore haitiano - secondo il quale un sacerdote voodoo può indurre la morte apparente e privare della volontà un individuo rendendolo schiavo - ispira una delle forme della cinematografia horror più angosciante dell'industria dell'intrattenimento mondiale. Veleni e batteri annientano le capacità cognitive, il corpo marcisce, l'unica volontà che anima il morto vivente diventa quella di affondare i denti nella carne umana, e a volte l'epidemia è talmente estesa da annichilire l'umanità. Vi è una sola certezza: lo zombie è un cadavere semovente che cade a pezzi e grugnisce, probabilmente l'unica creatura che popola i film di paura a non offrire nessun appiglio per declinazioni romantiche.
Sbagliato: se l'allure tenebrosa del vampiro si presta a insinuazioni sessuali, se la possanza del licantropo può indurre attrazioni bestiali, il morto vivente, nonostante l'aspetto raccapricciante, ha subito in tempi recenti il medesimo trattamento di bellezza. Una vera perversione - da provocare un coccolone a George A. Romero - culminata nel teen movie romantico Warm Bodies, dove Nicholas Hoult, eterno vagante di un aeroporto, trascorre la sua triste non-esistenza emettendo monosillabi e sbranando cervelli finché si innamora di una bella bionda. L'amore gli restituisce l'intelletto, un colorito roseo e il battito cardiaco, mutandolo in eresiarca del sacro sottogenere horror degli zombie. L'extreme make-over del morto vivente ha contagiato anche le serie televisive, come aveva fatto Twilight con i vampiri: se i vaganti di The Walking Dead (in Italia su Fox) restano gloriosamente ferali, quelli dell'inedito Z Nation manifestano una lieve addomesticabilità; la miniserie inglese In the Flesh (BBC Three) ne fa una parabola del diverso e della prevaricazione razziale mentre iZombie - nuovo show del Rob Thomas di Veronica Mars che ha appena esordito su CW e andrà in onda su Mya - propone un'inedita (ed esteticamente gradevole) morta vivente al femminile.
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Caro vecchio mostro: The Walking Dead (Amc, Fox Italia)
L'horror seriale record di ascolti è giunto alla quinta stagione senza mai deludere, almeno dal punto di vista orrorifico: fin dal primo episodio, i vaganti sono esemplari della tipologia di zombie che più ci piace: privi di coscienza, soggetti a deturpante decomposizione, animati solo dalla fame (così anche nella miniserie inglese Dead Set). Gli showrunner che si sono susseguiti hanno regalato al pubblico numerose soddisfazioni - in tempi recenti, Daryl che sfila la spina dorsale del vagante tirandolo per le orbite e il brutale strazio delle carni di Noah - registrando con cura anche l'involuzione di queste creature: se nelle prime stagioni erano più veloci e resistenti, con il trascorrere del tempo e il procedere della decomposizione sono diventate più impacciate, le loro pelli e ossa più molli e facili da penetrare, come gli indumenti, più cadenti e sporchi. I vaganti e quanto li concerne - le origini del contagio, il loro destino, la loro natura - non vengono più di tanto indagati, non c'è pietà né interesse per la loro condizione, ma esistono come pretesto per narrare i drammi esistenziali di Rick e compagni. Poveri zombie.
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Il dio degli zombie: Z Nation (Syfy, dal 10 giugno 2015 su Axn-Sci-fi)
Murphy è il messia. L'horror prodotto da The Asylum continua a essere considerato poco più di un prodotto trash dagli sprovveduti del genere e dal largo pubblico che si lascia ipnotizzare dai ricicli narrativi di The Walking Dead: la serie è un bestiario - il più grandioso e completo - di zombie in ogni declinazione, inedita e non. Zombie famelici e privi di coscienza, zombie maratoneti e zombie dallo scatto olimpionico, orsi zombie, neonati zombie, zombie radioattivi, zombie drogati e zombie ringalluzziti dal vi@gra. Il loro dio è Alvin Murphy, il galeotto usato come cavia per testare un vaccino contro il virus che ha trasformato la popolazione mondiale in un'armata di cannibali. Sopravvissuto, il suo corpo sembra cedere lentamente alla decomposizione, mentre la mente è vigile tanto da sfruttare una crescente connessione con gli infetti. Una svolta geniale, che verrà esplorata nella seconda stagione, assieme, auspichiamo, alla vena empatica verso i morti viventi esibita da Murphy: in Z Nation la pietà verso di loro va a pari passo con la critica sociale che informa la corrente romeriana.
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Una razza inferiore: In the Flesh (BBC three, inedita in Italia)
Dalla pietas di Murphy al disprezzo e alla crudeltà cui sono soggetti gli ex morti viventi della serie britannica. Non si contano le pellicole horror che ribaltano i ruoli mettendo in scena il sadismo degli umani nei confronti di zombie inermi torturati, utilizzati come tiro a segno, bruciati in roghi e accatastati in lager. In the Flesh fa della critica sociale che informa queste pellicole una parabola grottesca e agghiacciante su razzismo e schiavismo. La burocrazia rinomina gli infetti che hanno recuperato la coscienza grazie a un farmaco: diventano vittime della PDS, la Partially Deceased Syndrome, malati da recuperare come ex tossicodipendenti in rehab costretti alla psicoterapia, al reinserimento sociale e all'uniformazione. Devono truccarsi per nascondere le sembianze cadaveriche, celare la propria identità perché molti umani non ne accettano il nuovo statuto sociale. Vengono chiamati "marci" e cacciati in ronde come fossero reietti in fuga. L'ombra dello schiavismo fa capolino ed è sconcertante: essendo legalmente deceduti gli zombie riabilitati non godono più di diritti, e sono costretti a eseguire lavori socialmente utili che sono di fatto ignobili corvé. Gli zombie di In the Flesh esistono in due declinazioni: rabbiosi e famelici mostri in preda a raptus, o inermi figli di un dio minore. Tetra evoluzione per una serie partita come un teen horror che paragonava il male di crescere adolescenziale alla condizione di vittima del PDS.
Giovane, carina e non-morta: iZombie (CW, Mya)
Incarnato lunare, chioma bianchissima, indole apatica. Più che uno zombie, Liv sembra un fantasma femminile della tradizione gotica inglese. La neo-dottoressa un po' precisina e secchiona dice addio alla sua vita perfetta - famiglia, promesso sposo, lavoro - il giorno che cede alla nemesi della sgobbona: l'amica festaiola. Indotta in tentazione, partecipa a un party invaso da zombie. Una manciata di mesi dopo ha lasciato il posto in ospedale per i turni all'obitorio, luogo ideale per trafugare cervelli. La condizione di zombie "piacente" di Liv le permette di mimetizzarvi con gli umani: si limita a una frequenza cardiaca da sub, alla perdita della pigmentazione di pelle e capelli (c'è poco da camuffare: non si possono tingere i capelli sfibrati tanto meno quelli morti) e a raptus famelici (che la trasformano in una "dead alabaster badass"). La serie è creata dal Rob Thomas di Veronica Mars, tanto che Liv, già dal pilot, emula l'investigatrice liceale interpretata da Kristen Bell collaborando alla risoluzione dei decessi dei defunti parcheggiati in obitorio. Tuttavia, il soggetto è identico a quello della serie con Eliza Dushku e Zack Galifianakis Tru Calling (neolaureata in medicina impiegata alla morgue riceve i ricordi - lo stesso accade a Liv divorandone i cervelli, come in Warm Bodies - dai cadaveri e li usa per scoprirne gli assassini). La condizione di morta vivente di Liv si rifà a quella di qualsiasi creatura soprannaturale con la nostalgia dell'umanità che sogna di tornare mortale (come il vampiro, il licantropo e la fantasma di Being Human): è la zombie più umana di questa rassegna e, ovviamente, la meno... zombie.
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(Bonus) Zombie non zombie: Les Revenants e The Strain
Sono casi estremi, ma degni di menzione: come vanno considerati i ritornanti dell'alienante serie Les Revenants (su Sky Atlantic)? Gli abitanti di una minuscola cittadina adagiata in una conca isolata della Francia che hanno perso i propri cari sono atterriti dal loro ritorno a casa: deceduti da un mese o da anni, il tempo per loro non sembra trascorso, l'aspetto è il medesimo di quando erano in vita e la memoria non conserva tracce del periodo in cui sono stati "via". Morti e (apparentemente) resuscitati (i corpi che occupano sono gli originali?), manifestano progressivamente personalità inquietanti, a volte istinti omicidi o borderline. Sono, tutto sommato, zombie, come lo sono i "vampiri" di The Strain. Gli strigoi della serie Fox di fresco trasformati sono in tutto e per tutto simili a morti viventi privi di coscienza e governati solo dalla compulsione al nutrimento. Come definirli, se non zombie?