The Walking Dead 8: il nuovo mondo secondo Rick e Carl

Dopo sedici episodi pieni di alti e bassi, l'ottava stagione della serie AMC arriva alla risoluzione del suo lungo conflitto. Dopo le ostilità contro Negan, è giunto il tempo di ripensare la sopravvivenza, una comunità e, forse, una serie intera.

The Walking Dead: un momento dell'episodio Wrath
The Walking Dead: un momento dell'episodio Wrath

C'è un ricordo. Vivido e sfuggente. Chiaro eppure quasi onirico, lontano da una realtà non più luminosa come un tempo. Rick ricorda il padre che era, l'esempio che era, l'uomo che era. Quell'uomo di cui sono rimaste soltanto le briciole, una vaga idea dispersa in un lago di sangue, ira e vendetta. L'ex vice sceriffo Grimes cammina lungo una via senza erranti ad infestare una passeggiata serena col suo piccolo Carl, preso per mano come ogni figlio vorrebbe dal suo papà. Chi lo avrebbe mai detto che, dopo qualche anno, sarebbe successo esattamente il contrario? Chi avrebbe potuto prevede che Carl avrebbe preso per mano suo padre per indicargli la via? In un episodio dal titolo fuorviante (Ira), The Walking Dead saluta la sua ottava stagione piena di problemi di ritmo, scene kitsch, sparatorie nauseanti e di troppi personaggi per cui abbiamo perso interesse (o verso i quali non ne abbiamo mai nutrito davvero), e lo fa affondando il colpo nell'eterno conflitto tra Rick e Negan.

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Un conflitto che non è solo lo scontro definitivo tra i due leader supremi dello show, ma è anche la bilancia morale che va a pesare e a definire l'umanità rimasta dentro i personaggi di cui stiamo seguendo le gesta da ormai otto lunghi anni. Quasi privo di zombie, Ira prende la mira e spara verso il cuore emotivo di The Walking Dead; un episodio che non poteva permettersi il lusso di disperdere la sua narrazione con personaggi secondari e che procede veloce, imperterrito verso l'agognata risoluzione del conflitto tra i Salvatori e il gruppo guidato da Rick.
Fatta eccezione per padre Gabriel, la cui sopravvivenza rimane ancora un mistero tutto da risolvere, l'ultimo episodio dell'ottava stagione affonda il colpo, e a tratti riesce a far male. Grazie ad un cambiamento drastico, questo finale di stagione ripensa e rivoluziona la prospettiva della serie, riuscendo forse a regalarle un'insperata sopravvivenza.

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The Walking Dead: Andrew Lincoln nell'episodio Wrath
The Walking Dead: Andrew Lincoln nell'episodio Wrath

L'ascia contro la mazza

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Più feroci di un errante affamato. Più spietati di uno zombie con un pezzo di carne tra i denti. In un mondo invaso da creature prive di alcuna ragione, Rick e Negan ce l'hanno messa tutta per confondersi con la massa, come se fossero davvero cosparsi di budella e interiora in grado di farli mimetizzare tra i non morti. Con loro non si ragiona, da loro si scappa, contro di loro si lotta e basta. I due maschi alfa di The Walking Dead hanno dato vita ad un duello lungo due intere stagioni, ma soprattutto ad una rivalità ricca di differenze sostanziali e importanti sfumature, quelle sfumature umane, sociali, persino antropologiche, che hanno tenuto a galla una serie intera. Se siete arrivati sin qui, forse è soprattutto merito di questi due folli signori. Se state leggendo queste righe, vi siete aggrappati con tutte le vostre forze al fascino malsano di Negan oppure non riuscite proprio ad odiare quel che resta di Rick Grimes. Il dittatore contro il ribelle, il sadico calcolatore contro il folle istintivo. Sovraccaricato da anni di lunghe attese spezzate solo da qualche rapida rissa tra i due, la guerra tra Rick e Negan è finalmente qui. Sembra di essere tornati all'ultimo episodio della sesta stagione, quando il capo dei Salvatori giocò al gatto e al topo contro Daryl, Michonne e tutti gli altri.

The Walking Dead: Danai Gurira nell'episodio Wrath
The Walking Dead: Danai Gurira nell'episodio Wrath

E invece no. Con un colpo di scena semplice, frettoloso ma per niente telefonato, quel mistero umano di Eugene si prende la sua rivincita come miglior talpa in un mondo di lupi, e spodesta i Salvatori (letteralmente) in un sol colpo. Così il faccia a faccia tra Negan e Rick ci mostra due uomini stracolmi di ira, ma entrambi traditi da un lampo di umanità, da squarci di misericordia in cui sono disposti ad ascoltarsi o a salvarsi la vita. Alla fine della disputa è straniante vedere Negan in ginocchio, nella parte dell'ostaggio costretto a diventare il riluttante (?) simbolo di un cambiamento collettivo. Se Negan può cambiare, tutto il mondo può cambiare. Ammesso che Rick sia cambiato davvero. Ma qual è il prezzo di questo insperato perdono? Quanto durerà Negan nei panni di mansueto simulacro? Come può una madre vedova come Maggie accettare tutto questo? La risposta dà senso alla prossima stagione. Almeno speriamo.

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In memoria di Carl

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Alcune persone diventano idee. Al di là del loro corpo, si tramutano in ricordi da rispettare, in speranze da onorare. È esattamente quello che è successo a Carl nel corso di questa zoppicante stagione, paradossalmente migliorata dopo il suo addio. Questo perché in The Walking Dead mai nessuna morte aveva avuto un'eco tanto lunga e significativa. Il sacrificio del figlio di Rick, pieno di un altruismo quasi utopistico, non è stato inutile. Le sue lettere piene di parole sincere e forse ingenue, se lette all'interno di quel mondo ormai imbastardito, hanno fatto centro. Sono andate sotto il giubbotto di pelle di Negan, sfiorandone il cuore, hanno fatto breccia nell'imperturbabile Michonne, e soprattutto hanno fatto venire a galla un Rick ormai dato disperso, affogato nella sua stessa follia. Per un attimo avevamo pensato (e creduto) ad un clamoroso cambio di prospettiva, con Negan nei panni del razionale e Rick trasformato nell'indomabile villain dello show. Così non è stato, perché Rick ha agito in memoria di suo figlio, e attraverso lui ha ritrovato non solo se stesso, ma un'idea di futuro, persino un senso alla sopravvivenza. Tra occhi arrossati dal pentimento e stracolmi di lacrime, dopo le ostilità contro Negan, è giunto il tempo di ripensare gli equilibri di una comunità e, forse, di una serie intera. Rick Grimes è stato resettato, almeno così sembra. Intanto, abbiamo capito che senza i legami familiari al centro di tutto, questa serie è solo uno zombie che si trascina. Per cui, grazie Carl, grazie per aver scosso da un lungo torpore tuo padre e uno show che, per quanto ci riguarda, potrebbe anche chiamarsi The Walking Dad.

Movieplayer.it

3.5/5