Scrivendo questa recensione di The Walking Dead 10x05 parte spontaneamente un flashback alla primavera del 2016: la sesta stagione dello show stava volgendo al termine e, dopo settimane di allusioni, potemmo finalmente assistere all'atteso debutto televisivo di Negan, il più noto antagonista dell'universo fumettistico ideato da Robert Kirkman. Un personaggio affascinante a causa della sua imprevedibilità, e sulla carta l'ingrediente giusto per risollevare le sorti di una serie che non si è mai del tutto ripresa dal licenziamento del suo primo showrunner Frank Darabont. All'inizio sembrava che tutto filasse per il verso giusto, complice anche la scelta di un interprete del calibro di Jeffrey Dean Morgan, ma i primi problemi si manifestarono già con il suo esordio nel finale della sesta annata, la cui sequenza di commiato fu il controverso cliffhanger che raffigurava la morte di uno dei protagonisti per mano di Negan, dal punto di vista della vittima. Uno stratagemma discutibile, la cui risoluzione alcuni mesi dopo (in realtà furono in due a morire) non andò particolarmente giù ai fan.
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Negan, qualcosa è cambiato
Archiviata quella prima apparizione, il ruolo di Negan ha poi continuato a essere problematico, perché gli autori hanno rapidamente trasformato l'imprevedibilità di cui sopra nell'aspetto più prevedibile dello show, annacquando non poco l'aura minacciosa del personaggio, il cui tratto distintivo - il turpiloquio - fu anche vittima della censura della AMC, che per i suoi programmi originali consente solo un fuck a stagione (e per sentirlo senza alterazioni occorre comunque aspettare l'edizione home video). Una figura molto affascinante, anche sul piano tematico (teoricamente interessante la nozione che, sul piano ideologico, lui e Rick Grimes non fossero poi così diversi), ridotta il più delle volte a macchietta. Nei mesi scorsi avevamo praticamente toccato il fondo, con Negan incarcerato e trasformato in bislacca figura paterna per Judith Grimes, uno degli elementi più deboli dello show a livello drammaturgico. Poi, con l'inizio della decima annata, qualcosa è cambiato, tramite alcune scene che suggerivano una nuova trasformazione, questa volta in un personaggio a tutto tondo.
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Tremate, tremate, le minacce sono tornate!
Ebbene sì, a sorpresa Negan è diventato l'ingrediente più saporito di queste ultime settimane passate nel mondo di The Walking Dead, con evidente gioia di Jeffrey Dean Morgan che può divorare nella giusta misura il potenziale del suo personaggio. Libero dalle catene, è nuovamente in grado di fare danni, ma solo se strettamente necessario: con grande sorpresa di tutti, si è integrato nella comunità di Alexandria, come dimostra il suo dialogo di qualche episodio fa con Aaron dal quale l'ex-avversario usciva trionfante sul piano morale. What It Always Is lo conferma ulteriormente tramite l'incontro fortuito con Brandon, un membro della comunità che non ha mai celato la sua idolatria nei confronti dell'uomo che uccise Glenn e Abraham. Questi cerca di dimostrare la propria lealtà uccidendo una madre e suo figlio, azione che in passato avrebbe sicuramente fatto contento il leader dei Salvatori. E invece no: a farne le spese è proprio Brandon, ucciso da un Negan che, se non interamente redento, come minimo vuole lasciarsi alle spalle gran parte delle cattive abitudini.
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Certo, è possibile che questo atteggiamento ravveduto sia solo temporaneo, mentre sui sopravvissuti aleggia la minaccia ben più grave dei Sussurratori, come suggerisce anche il finale dell'episodio dove Negan si reca nel loro territorio, si ritrova faccia a faccia con Beta ed è visibilmente contento di poter tormentare e forse ammazzare qualcuno che in teoria è cattivo quanto lui. Questo gioco drammaturgico legato all'ambiguità rende finalmente interessante ciò che già in precedenza doveva essere il punto di forza di Negan, vale a dire la sua consapevolezza delle zone grigie che si contrapponeva alla visione strettamente binaria del bene e del male che aveva Rick. In precedenza la cosa non funzionava, causa una scrittura che aveva reso l'ex-sceriffo irriconoscibile al di là dei mutamenti dettati dall'apocalisse dei morti viventi; ora invece, grazie alla collocazione di Negan in un gruppo i cui membri di punta non hanno mai esattamente preteso di essere moralmente inattaccabili, il suo doppio volto è accattivante e terrificante, all'altezza di ciò che ci era stato promesso e negato per un paio d'anni. A questo aggiungiamo il fattore cool di come lui uccide uno zombie, in modo deliziosamente stomachevole.
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Porre le basi
Ma non si vive di solo Negan, ragion per cui l'episodio esplora anche altri territori narrativi, quasi tutti con l'intento di seminare materiale che andrà raccolto nelle settimane a venire. Continuano le tensioni interne ad Alexandria, ma anche all'interno dei Sussurratori cominciano a manifestarsi seri dissensi, e le reazioni di Alpha sono sorprendenti nel modo in cui teoricamente dovevano esserlo quelle di Negan ai tempi.
C'è Kelly che sta perdendo l'udito (ed è al centro di una delle abitudini stilistiche che lo show dovrebbe abbandonare, quella del cliffhanger prima dei titoli di testa), e poi c'è Ezekiel che giustifica il suo essere stato giù di tono ultimamente con una rivelazione al contempo frustrante e illuminante: da un lato, svelare che l'ex-sovrano è affetto da un tumore sa di quella pigrizia narrativa a cui la serie continua a cedere nei momenti peggiori; dall'altro, apprendere che una malattia precedentemente curabile (cancro alla tiroide) è diventata anch'essa una condanna a morte nel mondo in cui vivono ora i personaggi arricchisce il contesto post-apocalittico con il tipo di dettaglio banalmente tragico che mancava all'appello da tempo. Rimane solo da vedere se quel dettaglio avrà conseguenze degne di tale rivelazione.
Conclusioni
Giunti in fondo a questa recensione di The Walking Dead (stagione 10, episodio 5), l'impressione è nettamente positiva, grazie a un uso di Negan che conferma la volontà della serie di abbandonare le cattive abitudini passate e regalarci dei veri personaggi. La strada è ancora lunga, ma i passi sono evidenti e decisi. E la performance di Jeffrey Dean Morgan non è mai stata così strepitosa.
Perché ci piace
- L'arco narrativo di Negan continua ad evolversi in modo interessante.
- Le parti action sono ben curate.
- Il ruolo di Ezekiel si annuncia ricco di potenziale per gli episodi a venire.
Cosa non va
- Alcuni passaggi sono, in vista delle prossime puntate, un po' superficiali.