Passati i primi quaranta minuti, pensavamo di avercela fatta. Pensavo che sì, fosse finalmente arrivata un action comedy in qualche modo diversa (pur seguendo la stessa formattazione) che potesse sinceramente divertire. Illusione momentanea, speranza effimera. Dall'altra parte, come se stesse sbandando verso la giusta direzione (!), ecco che The Union di Julian Farino (discreta carriera da regista, tra episodi televisivi e lungometraggi pressoché inediti), a metà del viaggio, torna a battere i sentieri consumati del classico (e a questo punto diremmo solito) titolo targato Netflix.
Niente di nuovo all'orizzonte, quindi? A tratti, quello di Farino, risulta effettivamente godibile, agganciato a due interessanti personaggi che, nella loro forte accezione derivata, hanno comunque una loro lucidità. Sempre a tratti, The Union nella prima parte è sviluppato in modo tale che l'umorismo non sia mai troppo invasivo, bensì ben amalgamato e, per alchimia, risultante pure ispirato. Una sensazione provvisoria, prima che il film si impigrisca irrimediabilmente.
The Union e la solita agenzia segreta che risolve problemi
Dopo un inizio ricco d'azione (ben diretta, bisogna ammettere), tra l'altro ambientato a Trieste, The Union stupisce portandoci, improvvisamente, nel New Jersey sulle note di Bruce Springsteen (e chi sennò?) che intona Promised Land (una bella sorpresa, non c'è che dire). Qui troviamo Mike (Mark Wahlberg) che, come il suo nome vuole, di lavoro fa l'operaio siderurgico (pensateci: Mike è il classico nome da operaio!). Vita semplice: il giorno si suda, la sera si beve al pub. Niente scossoni, niente svolte, niente che non sia il caro, vecchio Jersey.
Almeno fino a quando non torna la sua ex fiamma del liceo, Roxane (Halle Berry), con l'obbiettivo di reclutare "un perfetto sconosciuto" per The Union, un'agenzia governativa top secret che lavoro in una zona grigia, svolgendo lavori sporchi per la CIA e l'FBI. Peculiarità dell'agenzia, appoggiarsi a persone normali che non diano nell'occhio. Mike, allora, viene letteralmente trascinato nel quartier generale di Londra per un veloce training, prima di essere lanciato nel bel mezzo di una missione pericolosissima.
Un buon inizio, prima del solito action già visto (in streaming)
Come abbiamo scritto in apertura di recensione, il tono di The Union si regge abbastanza bene fino alla prima metà: Mark Wahlberg e Halle Berry sono bravi a tebere il gioco, e i personaggi di contorno (citiamo Jackie Earle Haley e J. K. Simmons) offrono la giusta tridimensionalità ad una storia palesemente già vista, ma comunque divertita nel suo spirito leggero. Niente di imprescindibile, se pensiamo anche al contesto dell'agenzia segreta "che opera di nascosto". Un panorama canonico, ma colorato nella sua verve. Tuttavia, se la canonicità potrebbe non essere un problema (considerando lo scopo, considerando le prerogative), The Union, poco a poco, perde il suo estro, arrovellandosi in una sceneggiatura arzigogolata che tira in ballo gli ordinari nemici degli Stati Uniti (i cattivoni russi, nordcoreani, iraniani), finendo per diventare l'ennesimo action movie disfuzionale dagli opposti che si attraggono.
Come da tradizione di certe operazioni streaming (abbiamo quasi la sensazione che alcuni titoli Netflix Original siano ambientati nello stesso universo narrativo), The Union inizia anche il percorso turistico, alternando location da cartolina: si inizia a Trieste, si vola nel Jersey, ci fermiamo a Londra e, pensate un po', finiamo nella penisola d'Istria, in Slovenia (diverse sequenze sono state girate a Pirano). Una carrellata di scorci suggestivi, ma troppo artefatti, da catalogo di film commission. In mezzo, gli spunti incominciano a vacillare (il rapporto ritrovato tra Mike e Roxane, che si apre ancora con il Boss, per una bella scena sulle note di Jersey Girl, oppure il concetto di common man inglobato in una inscalfibile routine), smarrendo l'enfasi, il trasporto e, di conseguenza, facendo perdere la vitale attenzione verso la storia (di colpo più interessata a gettare le basi per un sequel, piuttosto che concludere al meglio la vicenda). Peccato, perché c'avevamo puntato. Del resto, con Bruce Springsteen si vince facile.
Conclusioni
Sì, a giudicare dall'inizio, su The Union avevamo puntato. Non che fosse chissà che action originale (anzi), ma l'umorismo misto al buon cast sembrava promettere intrattenimento e divertimento. Peccato, perché poco dopo la piega presa è stata la solita: ammiccamento cine-turistico, una trama che si esaurisce presto, e l'occhio già rivolto ad un possibile sequel. Peccato.
Perché ci piace
- Un buon cast.
- Le canzoni di Springsteen!
- L'umorismo...
Cosa non va
- ... che funziona nella prima parte.
- Poche idee, mal gestite.
- Una trama somigliante ad altre centinaia.
- Le location cartolina.