Assistere a una performance molto intensa e sentita da parte è uno dei piaceri maggiori della visione di un film. Si tratta di un gran pregio quando l'attrice o l'attore rubano la scena e catalizzano lo sguardo dello spettatore, facendosi portatori di un'emozione, di un sentimento, di un'empatia necessaria per sospendere la propria incredulità di fronte a quanto si sta assistendo. Come vedremo nella nostra recensione di The Unforgivable, il film Netflix con protagonista Sandra Bullock nel ruolo di Ruth Slater sembra essere pensato proprio per raggiungere questo obiettivo: far brillare la propria star regalandole un ruolo intenso, particolarmente adatto ad attirare l'attenzione del proprio pubblico. Facendo questo, però, dimentica tutto il resto. Perché The Unforgivable, nel raccontare una storia dove il dramma e il dolore fanno da padroni, non riesce a costruire molto del mondo intorno al personaggio di Ruth.
La prigione fuori
Ruth Slater esce di prigione a causa della sua buona condotta. Sono passati vent'anni da quando, per proteggere la sua sorellina di cinque anni Katie, ha sparato a un poliziotto, uccidendolo. Mentre Ruth scontava la sua pena e scriveva lettere piene d'amore alla sorella, Katie viene adottata da una famiglia amorevole che, però, le nasconde le missive. Quando Ruth esce dal carcere si troverà in un mondo che sembra emarginarla ancora di più, incapace di perdonare gli errori del suo passato. Non bastano i vent'anni passati dietro le sbarre: Ruth sarà sempre considerata un'assassina senza cuore. È quello che pensano i figli del poliziotto morto, rimasti orfani e con qualche problema caratteriale: una volta scoperto che Ruth è fuori dal carcere, uno di loro inizierà a cercarla in cerca di una vendetta personale. Ed è quello che pensano i genitori adottivi di Katie, che non intendono farle rivedere la sorella ormai cresciuta. Solo un avvocato dal cuore buono di nome John Ingram, interpretato da Vincent D'Onofrio, avrà cura di Ruth e cercherà di ricostruire un legame affettivo a lei necessario, cercando di dimostrare a tutti che la sua cliente è cambiata e non è più pericolosa. Ma in un mondo incapace di perdonare, la volontà di Ruth potrebbe non bastare.
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Immersi nel dramma
La difficoltà di Ruth, una volta uscita di prigione, tra stanze da condividere con persone tossiche e lavori faticosi, si presenta anche nel modo in cui il film decide di procedere, ostentando un gusto per il dramma e per un dolore interiore che, col passare del tempo, rischia di non concedere grosse emozioni. Se tutto è triste e doloroso, niente risulta davvero triste e doloroso. Così, invece di costruire un'empatia, il film anestetizza lo spettatore, non concedendogli onde emotive da cavalcare. Eppure, la presenza di vari personaggi e diverse storie, che via via andranno ad intrecciarsi (non nel migliore dei modi, va detto), avrebbero tutte le carte in regola per far procedere il film nella giusta direzione. Questo non accade per due motivi. Da un lato la scrittura sembra interessarsi solamente a Ruth, relegando sin troppo sullo sfondo e non definendo al meglio gli altri personaggi e la storia dal loro punto di vista, mancando quel bersaglio nel terzo atto che appare, invece, fuori contesto, prendendo una deriva meno realistica che stona con il resto del film. Dall'altro, un montaggio spesso non all'altezza che taglia e cuce situazioni e passaggi narrativi senza lasciar fluire al meglio le emozioni. Risulta, di conseguenza, quasi pleonastica le sequenze di Katie mentre suona il pianoforte, che sulla carta servirebbero però a descrivere l'obiettivo della protagonista, l'altra faccia della medaglia emotiva. L'umanità dolorosa diventa quindi apatia, l'interesse per le vicende si trasforma presto in passività, il dramma in cui personaggi e spettatori sono immersi rischia di trascinarli a fondo.
Un cast di livello superiore ai personaggi
Dove invece The Unforgivable riesce a brillare è nell'interpretazione di Sandra Bullock, capace di dare vita a un personaggio duro, schietto, sporco, ma allo stesso tempo compassionevole e ferito. Il film diretto da Nora Fingscheidt si costruisce grazie alla sua protagonista, l'unica a cui viene dedicata una scena davvero intensa dove il personaggio finalmente si libera di un enorme peso (causando anche un nuovo punto di vista sul film, sebbene si tratti di una storia in larga parte prevedibile). Il resto del cast è composto da nomi noti e di indubbia qualità come Vincent D'Onofrio (qui alle prese con un personaggio, un uomo gentile e sensibile, diverso da come siamo abituati a vederlo), Jon Bernthal, nei panni di un collega di lavoro di Ruth, e Viola Davis che, nonostante il poco minutaggio a disposizione dà vita a un dialogo in cui mostra per l'ennesima volta il suo talento. Peccato che la scrittura non riesca a valorizzare il loro operato, lasciandoli un po' nell'ombra e senza riuscire a colpire a dovere dal punto di vista delle emozioni.
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Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di The Unforgivable spendendo lodi per Sandra Bullock, capace di una performance che di fatto crea i momenti migliori del film. Troppo interessato al dramma, senza riuscire a costruire delle vere emozioni, il film disponibile su Netflix deficita sin troppo nella scrittura, rendendosi parecchio prevedibile, mettendo in ombra il talento dei nomi che compongono il cast con personaggi superficiali e dando vita a un terzo atto che stona con il resto. Il montaggio non riesce a costruire un flusso narrativo coeso tra le varie vicende. Si arriva ai titoli di coda con la sensazione di aver visto la superficie di un racconto di ben altra caratura.
Perché ci piace
- La performance di Sandra Bullock, grazie a un personaggio ben scritto.
- La prima parte di film riesce a costruire delle buone aspettative…
Cosa non va
- …ma il film, immerso nel dramma, non riesce a costruire sincere emozioni.
- Scrittura e montaggio deficitano la profondità della storia e dei personaggi.
- Il terzo atto appare fin troppo stonato rispetto al resto dell’opera.