I film sportivi sullo spirito di squadra hanno creato un vero e proprio genere a sé stante, e ciclicamente ritornano perché, proprio come ci dice il voice-over di Snoop Dogg all'inizio di The Underdoggs: "Le persone amano uno sfigato più di tutti, perché vederlo vincere contro ogni probabilità e contro le convinzioni di tutti non ha prezzo". Ed è proprio vero e questo vale ancora di più per il pubblico statunitense, abituato a storie di redenzione e vittoria contro ogni ostacolo che rappresentano in un certo senso il sogno americano. In questo frangente si inserisce la recensione di The Underdoggs, disponinilr su Prime Video, che in realtà vuole raccontare qualcosa accaduto dietro le quinte al rapper e attore.
La rivincita degli sfigati
Nella trama del film Snoop Dogg interpreta Jaycen Jennings, uno scioglilingua anche solo a pronunciarlo. Un ex campione di football che vive di rendita del successo di vent'anni prima, ritenendosi migliore degli altri e non rendendosi conto che il mondo nel frattempo è andato avanti, senza di lui. Un episodio che lo porta in tribunale ha come risultato 300 ore di servizio per la comunità, a raccogliere immondizia al parco. Lì, si imbatte in una squadra juniores di football che non riesce a vincere nemmeno il campionato locale e accidentalmente perde il coach che li allenava. Inizialmente riluttante e giudicante, Jaycen inizia a provare un certo affetto per il gruppo di ragazzini, rivedendo se stesso in loro e gli sbagli che ha fatto perché non aveva nessun modello maschile a cui ispirarsi, sbagliando atteggiamento verso la squadra e verso il prossimo. Un insegnamento attuale più che mai, dato che viviamo in un'epoca molto ego-riferita, in cui si tende a pensare a se stessi piuttosto che al prossimo o alla comunità a cui apparteniamo, come la pandemia ci ha dimostrato.
Un film all-black
The Underdoggs è sicuramente un film realizzato da e per la black community, che sposta il baricentro dai film realizzati da bianchi per bianchi che hanno fatto la storia del genere sportivo, coinvolgendo quasi completamente attori di colore, ragazzini compresi. Questo perché nella realtà Snoop Dogg ha aperto davvero una fondazione dedicata proprio al football, affrontando discriminazione di razza o estrazione sociale; una fondazione che sta ottenendo un riscontro interessante, facendo arrivare alcuni giovani addirittura nella NFL.
Il progetto ha anche permesso di realizzare il film, che quindi si pone come una sorta di lettera d'amore di Calvin Cordozar Broadus Jr. (questo il nome all'anagrafe del rapper) allo sport di squadra, alla sua esperienza personale e a quella del suo quartiere e comunità dove è cresciuto. Un modo - come spesso capita - per indirizzare i ragazzi e le ragazze verso un altro tipo di impegno, che non sia quello della criminalità e della droga. Sullo schermo invece ciò che inizialmente nasceva come un'azione opportunistica da parte di Two Js diventa presto qualcos'altro e a quel punto il protagonista dovrà fare una scelta su cosa sia davvero importante per lui, come da copione (fin troppo).
(Too Much) One Man Show
Lo spirito del film è irriverente, con un linguaggio sboccato e sopra le righe fin dal disclaimer iniziale, che gioca proprio con questa caratteristica delle pellicole destinato ad un pubblico familiare. Si dà ad ognuno dei bambini della squadra una peculiarità, una caratteristica che diventa poi il loro soprannome stampato sulla maglietta e, sebbene faccia sorridere in alcuni punti, risulta già visto proprio come il resto della pellicola. Si vede l'affetto impiegato nella realizzazione del progetto, ma questo non riesce ad attraversare completamente lo schermo per arrivare allo spettatore. Tutti vivono troppo in funzione di un one-man-show targato Snoop Dogg, compresa la co-protagonista femminile e suo vecchio amore dell'adolescenza, ovvero Cherise (Tika Sumpter), madre di uno dei bambini, o Kareem (Mike Epps), amico e possibile vice allenatore della squadra, anche lui uscito dalla delinquenza quotidiana, o ancora l'agente interpretato da Kal Penn. Poteva essere una pellicola che riscriveva il genere, e invece lo ha semplicemente copiato.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Underdoggs sottolineando come nel film Prime Video sia tutto al posto giusto ma allo stesso tempo tutto già visto e prevedibile, negli sviluppi e nella caratterizzazione dei personaggi. Tutto si basa troppo su Snoop Dogg lasciando in ombra il resto del cast. Un film per tutta la famiglia e la comunità black che parte da un progetto reale importante ma che non buca lo schermo.
Perché ci piace
- Una storia di rivincita degli sfigati funziona sempre.
- I ragazzini e le loro caratteristiche peculiari.
- Snoop Dogg ha il proprio seguito…
Cosa non va
- ...ma oscura tutti gli altri, non riuscendo a reggere su di sé tutto il peso del film.
- Il copione fin troppo da manuale, risultando prevedibile.