Il giro di vite di Henry James, grande classico dell'horror gotico, è stato adattato più volte, dall'amato Suspence del 1961 alla seconda stagione di The Haunting, la serie monografica Netflix che nel 2018 aveva portato sul piccolo schermo anche una nuova versione de L'incubo di Hill House di Shirley Jackson. In questa recensione di The Turning - La casa del male, la più recente trasposizione del romanzo di James in arrivo su Prime Video (recente in termine di distribuzione qui da noi, ma già disponibile dall'anno passato negli USA), è forse tra quelle che abbiamo citato la meno riuscita: il film di Floria Sigismondi (The Runaways) non riesce a rendere giustizia al caposaldo della letteratura horror a cui si ispira, non riuscendo né a trasmetterne le indimenticabili atmosfere né ad attualizzarlo (in questa versione non siamo alla fine dell'Ottocento come nell'opera originale ma all'inizio degli anni Novanta) in maniera credibile. Pur ruotando attorno ad un cast di giovani talenti che si sono fatti molto apprezzare in altri prodotti per il cinema e la televisione, questo The Turning non spaventa e non colpisce, se non in negativo, per un finale che definire brusco ed affrettato è dire poco. Da storia estremamente coinvolgente, infarcita di sottili ambiguità capaci di trascinare lo spettatore stesso nel lento declino verso la follia della sua protagonista, The Turning si trasforma in un horror non particolarmente memorabile infarcito dei più famosi cliché del genere.
Un'istitutrice, due orfani e un'oscura magione
Kate (Mackenzie Davis) è una maestra di scuola elementare con alle spalle una difficile situazione familiare che decide di cambiare lavoro e prendersi cura di una coppia di orfani, la piccola Flora (Brooklynn Prince, The Florida Project) e il teenager Miles (Finn Wolfhard, Stranger Things) che vivono in un'isolata magione di campagna insieme ad un'arcigna governante, Mrs Grose (Barbara Marten). Dopo la morte improvvisa dei genitori, Flora e Miles sono stati abbandonati anche dalla precedente istitutrice, Miss Jessel (Denna Thomes) che ha lasciato la villa senza preavviso e senza una vera motivazione. Entrambi i bambini non rendono la vita facile a Kate, in particolare Miles sembra essere quasi guidato dall'oscura presenza di Quint (Niall Greig Fulton), il suo ex istruttore di equitazione (scomparso anche in questo caso in circostanze misteriose) che ne influenza in maniera negativa la personalità: un crudele scherzo dopo l'altro la sanità mentale della giovane istitutrice verrà lentamente messa a dura prova. Come se non bastasse, oltre agli incubi che la perseguitano ogni volta che prende sonno, Kate dovrà scontrasi con le terrificanti presenze che popolano la casa, dagli spiriti dei suoi ex inquilini (in particolare uno che assomiglia moltissimo a Miss Jessel) agli inquietanti manichini che sembrano vivere di vita propria.
Il più grande difetto di The Turning è una sceneggiatura che a differenza del materiale da cui è tratta non riesce ad intrigare lo spettatore, che si ritrova spesso insoddisfatto e confuso. Chad Hayes e Carey W. Hayes non riescono a costruire la tensione come una storia di questo tipo meriterebbe, danno vita ad un mistero di cui suggeriscono svolte e soluzioni ma che non riescono mai a delineare i maniera coerente, guidando verso un finale che, come vi dicevamo, risulta più brusco e inaspettato che mai, lasciando chi guarda più inappagato che colpito. La sensazione che ci portiamo addosso a visione ultimata è di aver assistito ad una storia mal realizzata, a tratti piuttosto ripetitiva e che non lesina in prevedibili cliché: dai fantasmi che appaiono negli specchi e al limitare della boscaglia, alla bambina che disegna le oscure presenze che perseguitano la protagonista, alle oscure figure che camminano per i bui corridoi della casa, e a tutti quelli che ci aspettiamo di trovare - per l'ennesima volta - in un horror di questo tipo. Peccato, perché l'incipit di The Turning ci era sembrato ben realizzato ed intrigante: da un certo momento in poi, però, la narrazione prende una direzione diversa e lo spettatore perde inevitabilmente di interesse.
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Un cast che fa del suo meglio
A salvarsi in The Turning è il cast, che pur dovendo lavorare con una sceneggiatura decisamente poco riuscita fa del suo meglio per essere credibile nei diversi ruoli. Se Mackenzie Davis e Finn Wolfhard sembrano a tratti lasciarsi andare ad una recitazione un po' esagerata e sopra le righe, la prima riesce comunque a portare in scena il progressivo crollo psicologico che sta vivendo (sottolineato anche dal suo aspetto, che si fa più trascurato, e dai vesti, che da colorati e vivaci si fanno più scuri e spenti), il secondo, invece, è capace di trasmettere una natura sprezzante, problematica e decisamente spaventosa. Inaspettatamente, però, chi ci ha convinto di più è Barbara Marten nel ruolo della dimessa Mrs Grose, che funge da perfetta controparte per il personaggio di Kate con la sua recitazione tutta in sottrazione.
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Un finale spiazzante
Tra i temi che la pellicola di Floria Sigismondi si ripromette di esplorare, ma che in realtà non riesce mai veramente ad approfondire quanto vorrebbe, c'è quello della mascolinità tossica e violenta (che trova in Miss Jessel e poi in Kate le vittime perfette), incarnato dal personaggio di Quint e poi, di conseguenza, di Miles. Il discorso che la regista vuole costruire troverebbe in questa storia un terreno molto fertile - e sarebbe anche un ottimo espediente per attualizzare il materiale a cui il film si ispira - ma non gli viene dato il tempo per essere sviluppato, e si perde nella confusione dell'ultima porzione del film. Come dicevamo, infatti, ciò che prende più di sorpresa lo spettatore è lo spiazzante finale, che imbocca una strada completamente diversa da quella che ci saremmo aspettati. Una conclusione che non chiude la vicenda e ci lascia in attesa di qualcosa che però non avverrà mai. Oltre che per lo scioccante finale - aggettivo che utilizziamo qui nella sua accezione più negativa - difficilmente in futuro ci ricorderemo di quest'ennesimo adattamento dell'opera di Henry James, che probabilmente presto si perderà nei meandri del catalogo Prime Video.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di The Turning sottolineando come quello di Floria Sigismond sia tra tutti gli adattamenti dell'opera di Henry James il meno convincente e riuscito. Si salva il lavoro del cast, peccato però per il brusco e inaspettato finale che spiazza lo spettatore (in negativo).
Perché ci piace
- Un incipit piuttosto interessante ed intrigante.
- Il cast che fa del suo meglio per essere credibile nei diversi ruoli...
Cosa non va
- ...ma che è costretto a lavorare con una sceneggiatura non sviluppata al meglio.
- Alcuni temi interessanti non vengono sviluppati a dovere.
- Il film è infarciti di troppi prevedibili cliché.
- Il finale inaspettato e spiazzante.