The Trainer, Bella Thorne e Julia Fox: "Raccontiamo l'illusione del sogno americano"

Insieme a Vito Schnabel, che ha scritto la storia originale, e le due attrici protagoniste Bella Thorne e Julia Fox, il regista di American History X presenta il film alla Festa del Cinema di Roma.

Maria Schnabel, Tony Kaye, Julia Fox e Bella Thorne a Roma 2024

A tredici anni da Il distacco, il regista di American History X, Tony Kaye, torna a far parlare di sè con una commedia folle e surreale, The Trainer, storia di un giovane esperto di fitness, Jack Flex, che sta attraversando un periodo difficile ed è perciò costretto a vivere con la mamma a Los Angeles. Indossa un casco alato come quello Mercurio nell'iconografia classica ed è ossessionato dall'idea di raggiungere la fama a tutti i costi.

The Trainer
Vito Schnabel in The Trainer

Il film lo segue nel corso di otto vertiginosi giorni senza sonno durante i quali cercherà di realizzare la sua personalissima versione di "american dream". Ad accompagnare Kaye alla presentazione del film alla Festa del Cinema di Roma, le attrici Bella Thorne e Julia Fox, e Vito Schanbel (figlio di Julian) gallerista di New York, qui attore (nei panni del protagonista), produttore e sceneggiatore.

Un film lungo dieci anni

La storia originale di The Trainer arriva da Schnabel, che ci ha impiegato anni prima di poter dare forma alla commedia che aveva immaginato riunendo un cast d'eccezione da Julia Fox, a Lenny Kravitz, Paris Hilton, Gus Van Sant, Bella Thorne, Stephen Dorff, John McEnroe. "Ho iniziato a scriverlo dieci anni fa a dicembre in Svizzera subito dopo aver aperto la mia galleria. - racconta - Nel giro di tre giorni scrissi una novantina di pagine che diventarono duecentocinquanta, per poi essere ulteriormente ridotte alla sceneggiatura attuale scritta insieme a Jeff Solomon". L'idea? "In genere si scrive di quel che si conosce e ho sempre pensato che il mondo del cinema fosse interessante, lo trovo un ambiente divertente, una parte importante della nostra cultura che determina la nostra salute mentale".

The Trainer Foto
Vito Schnabel e Julia Fox in una scena del film

Le sue fonti di ispirazione sono state Re per una notte, Tropic Thunder e Zoolander: "Ho concepito questo film come fosse un case-study su un tipo specifico di personaggio, che tutti prima o poi incontriamo, ciascuno almeno una volta nella vita ha incontrato un Jack Flash". Poi è salito a bordo anche Tony Kaye, che dirige il film: "Con Tony abbiamo riscritto la sceneggiatura, l'abbiamo quasi ripensata dandogli un tocco in più, che prima gli mancava. Il giorno del mio compleanno stavo guardando Heart of Darkness, il documentario sul making of di Apocalypse Now, e in quel momento ho cominciato a pensare che potevamo inventarci una specie di fiaba su questo assurdo personaggio. È un film che racconta della possibilità di credere nei propri sogni e di cercare di restare fedeli a se stessi".

"The Trainer parla di personalità", gli fa eco il regista e confessa di aver deciso che Vito avrebbe interpretato Jack il giorno stesso in cui si sono conosciuti. "Quando Vito è entrato in casa mia le nostre vite sono cambiate. Vito non ha deciso quel giorno di diventare attore, ma l'ho fatto io giocando d'anticipo. Quando l'ho incontrato ho capito che sarebbe diventato un attore".

Tutti pazzi per Jack Flex

Jack Flex fa parte di quella galleria di personaggi che hanno qualcosa da dire, "Mi piacciono le sfide che gli essere umani devono affrontare per farsi ascoltare. Jack per me è un supereroe" dice Kaye. E sulla struttura del film aggiunge: "Volevo che avesse le sembianze di un programma di televendite". Anche Julia Fox si è innamorata del protagonista di questa storia: "Credo molto a Jack e al suo voler essere preso sul serio. È un'esperienza umana che capita a tutti noi quella di trovarsi a essere soli nella nostra convinzione, nel nostro credere in qualcosa finché non riusciamo a convincere gli altri. - dichiara - Quando ho saputo che Vito sarebbe stato la mia controparte amorosa mi sono innamorata definitivamente della sceneggiatura; sarei stata sciocca a non accettare. In quel momento avevo bisogno di poter dimenticare la mia vita e quello che stavo attraversando; andare sul set mi permetteva di essere qualcun altro, la migliore terapia. Mi alzavo felice di andarci. Tony è un regista che ti lascia fare tutto quello che vuoi. Spero sia il primo di molti altri film insieme".

Dello stesso avvio Bella Thorne, che è "sempre stata una grande fan di Tony. Non so nulla del mondo dell'arte, non sapevo chi fosse Vito ma facendo questo film ho imparato tanto".

L'illusione del sogno americano in The Trainer

The Trainer è soprattutto una rappresentazione grottesca del sogno americano: "Ho un po' di Jack Flex in me, sono andato negli Usa per avere successo a prescindere dalla classe di origine", dice Kaye, "Vengo da un paese che amo profondamente, ma sono cresciuto in un rigido sistema di divisioni per classi; sono andato negli Stati Uniti per vivere il sogno americano e qualsiasi cosa mi sia successa ha a che fare con questo. Non è andata esattamente come avevo pianificato, ma è successo di meglio".

Bella Thorne E Julia Fox Photocall Thetrainer Credit Emanuele Manco
Julia Fox e Bella Thorne al photocall della Festa del Cinema di Roma

Per Fox invece il sogno americano è un'illusione, "Quando credi di averlo ottenuto devi cominciare a inseguire qualcos'altro. È un vuoto insaziabile, il traguardo si sposta sempre più in avanti, credo di poter parlare più di 'incubo americano' che non di 'sogno'. Ti convinci di essere inadeguata e che potresti essere migliore, e alla fine ne paghi il prezzo. Quel sogno non è gratuito, perciò credo sia importante fare arte, perché dura oltre noi, siamo presi da noi stessi, ma la vita non riguarda il sé ma ciò che facciamo e chi verrà dopo di noi. Questo film rapprese bene il modo in cui in America vieni premiato per essere abbastanza mediocre, puoi diventare famoso per un'uscita che hai fatto, la fama si ottiene a buon mercato e può capitare a tutti". Ma oggi l'American Dream passa anche attraverso i social, Bella Thorne ne è convinta: "I social media sono un'ottima rappresentazione del sogno americano al suo meglio e al suo peggio. Jack fa esperienza di questa mentalità, in un circolo costante di speranza e caduta".