The Takeover, la recensione: su Netflix un thriller incolore

La recensione di The Takeover, film olandese che vede per protagonista una hacker alle prese con un complotto internazionale, disponibile su Netflix.

The Takeover, la recensione: su Netflix un thriller incolore

Mel Bandison era soltanto una ragazzina quando è riuscita ad entrare nei computer dell'esercito, attirando le attenzioni dei militari che tramite l'aiuto di un esperto hacker sono riusciti a rintracciarla. Sono trascorsi dieci anni e ormai donna Mel ha messo le sue capacità al servizio del governo, collaborando per sventare possibili crimini informatici di ogni tipo.

Come vi raccontiamo nella recensione di The Takeover uno dei suoi ultimi incarichi la vede indagare su una compagnia di Rotterdam che, con una compartecipazione cinese, ha realizzato il primo modello a guida autonoma su suolo olandese. Mel finisce per scoprire come vi sia qualcosa di poco chiaro e viene così incastrata da chi ha interesse a non far trapelare informazioni scomode: accusata per un omicidio che non ha commesso, con prove video falsificate ad hoc, la protagonista è costretta a fuggire e a cercare le prove per dimostrare la sua innocenza. Ad aiutarla uno dei suoi ultimi "incontri al buio" e una vecchia conoscenza...

Un gioco più grande

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The Takeover: Holly Mae Brood in una scena del film

Fin dal prologo ambientato nel passato, dove una giovanissima Mel sostiene di essere entrate nei PC militari perché "i jet spaventano le foche", un mix tra impegno ecologista e ironia più o meno voluta, comprendiamo di trovarci davanti ad un personaggio sopra le righe, sempre pronto a far la cosa giusta pur agendo in un'apparente illegalità. Non è un caso che l'hacker si muova proprio su quel confine, con molti casi anche nella realtà di criminali poi reclutati da governi o forze dell'ordine, intenzionati a sfruttarne le abilità su tastiera in cambio del perdono di tutti gli illeciti.
Da questo punto di vista The Takeover segue tutti i crismi del genere, inserendo poi le dinamiche all'interno di un contesto spionistico non propriamente originale. Minuto dopo minuto infatti emergono i connotati di un complotto internazionale alquanto banale, con ancora una volta lo spauracchio cinese e le multinazionali a fare la parte dei cattivi.

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Doppia velocità

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The Takeover: Holly Mae Brood in una scena

La sceneggiatura inanella molteplici forzature ed è fin troppo netta nella gestione delle numerose figure secondarie, da killer spietati a hacker saggi e benevolenti, con tanto di spalla "comico-romantica" ben più che improbabile, capace di trasformarsi in eroe improvvisato in quel finale su quattro ruote che guarda, volontariamente o meno, al primo Speed (1994). L'azione è infatti un elemento determinante del racconto, anche se il budget limitato e la regia scolastica di Annemarie van de Mond - al secondo lungometraggio dopo la commedia per famiglie Jackie e Oopjen (2020) - finiscono per limitare la carica spettacolare, che sembra seguire il classico motto "vorrei ma non posso".

Tutto troppo semplice

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The Takeover: Holly Mae Brood in una foto del film

Nonostante evidenti limiti strutturali e di messa in scena, The Takeover ha conquistato gli abbonati Netflix al punto da finire inaspettatamente in top 10. Tra i motivi possibile che la durata esigua, novanta minuti scarsi, faccia ritenere il film ideale per una visione breve e indolore, e inoltre l'ennesima protagonista femminile "bad-ass" ha un certo appeal sul pubblico contemporaneo.
Elementi che permettono almeno in parte di soprassedere sulle forzature di una sceneggiatura ampiamente derivativa, dove il tutto è destinato a risolversi per il meglio anche se non mancheranno dolorose perdite. Dal passaggio di consegne mentore-allieva fino all'improbabile love-story in divenire, è probabilmente proprio la confezione rassicurante, per quanto noiosa, a garantirne il successo di visualizzazioni.

Conclusioni

Una hacker viene incastrata da una multinazionale cinese e accusata di un delitto che non ha commesso, finendo per trovarsi coinvolta in un complotto ai più alti livelli dove dovrà fuggire per provare la propria innocenza e rintracciare i veri colpevoli. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di The Takeover, questo original Netflix battente bandiera olandese è un thriller fiacco e banale, che cerca con qualche sussulto action di risollevare una narrazione altrimenti stagnante e derivativa, popolata da villain e figure di contorno improbabili nell'ardua missione della protagonista.

Movieplayer.it
2.0/5

Perché ci piace

  • Il film scorre veloce data l'esigua durata ed evita eccessivi tempi morti.

Cosa non va

  • Una sceneggiatura ricca di forzature e popolata da personaggi poco ispirati.
  • La regia di Annemarie van de Mond è anonima e priva di pathos.